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Contratti di Fiume, nuovi strumenti per la gestione delle risorse idriche

Il 2016 è stato un anno importante per il consolidamento dei Contratti di Fiume (CdF), strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale.

I soggetti aderenti al CdF, infatti, definiscono un Programma d’Azione (PA) condiviso e si impegnano ad attuarlo attraverso la sottoscrizione di un accordo (rientrano in questa definizione anche i contratti di lago, di costa, di acque di transizione, di foce e di falda, qualora gli strumenti sopra descritti vengano utilizzati ponendo l’attenzione a categorie di corpo idrico diverse dal fiume).

Per la loro diffusione un evento particolarmente significativo è stato l’entrata in vigore, nel febbraio 2016, del provvedimento legato al collegato ambientale – legge stabilità 2014, ddl sulle “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” – attraverso cui i Contratti di fiume sono divenuti in Italia oggetto di legge, inseriti nel Codice dell’Ambiente DLgs 152/2006 all’articolo 68 bis.

Nel citato articolo viene, tra l’altro, riassunto il tema della volontarietà, i contratti di fiume vengono inseriti tra gli strumenti di programmazione strategica e negoziata e viene stabilito il legame con la Direttiva EU 2000/60/CE (e di conseguenza con l’azione delle Autorità di Distretto) ed il collegamento con i processi di sviluppo locale.

Anche la Carta Nazionale dei Contratti di fiume, documento d’indirizzo redatto nel 2010 nel corso del V° incontro del Tavolo nazionale dei Contratti di fiume e ratificato a Torino nel 2012, è ormai adottata da 15 Regioni e molte di queste hanno provveduto anche alla redazione di atti di recepimento del documento “Definizioni e requisiti qualitativi di base dei Contratti di fiume” del marzo 2015, frutto di un lavoro che il Tavolo ha condotto con il coordinamento del Ministero dell’Ambiente ed Ispra.

Da segnalare anche che l’XI incontro del Tavolo Nazionale dei Contratti di fiume è stato già programmato per il 2017, previa l’organizzazione di seminari di approfondimento su specifiche tematiche, il primo dei quali è stato caratterizzato, nel settembre del 2016 a Ferrara, dell’appuntamento internazionale “Smart Rivers Network International Conference”. La conferenza, a cui hanno partecipato rappresentanze di svariati Paesi Europei, si ripeterà nel settembre del 2017.

Inoltre, a Torino, nel dicembre scorso, si è tenuto un convegno sul ruolo dei contratti di Fiume nelle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, organizzato dalla Direzione Ambiente della Regione Piemonte. Lo stesso tema è stato anticipato, a scala internazionale, anche nella COP22 di Marrakech sul clima in un side event dedicato. Si segnala anche l’incontro recentemente tenuto a Lamezia, organizzato dalla Regione Calabria per fare il punto sulle prospettive dell’attuazione di questo strumento nelle Regioni del Sud Italia.

Un anno, dunque, importante per la diffusione dei Contratti di fiume, che hanno visto una crescita esponenziale in tutte le Regioni italiane tanto che oggi si può affermare di essere passati da una fase promozionale ad una fase attuativa. Lo strumento di programmazione presenta prospettive molto interessanti, anche se necessità di una elevata e continua attenzione nel suo impiego, specie con riferimento al mantenimento della qualità dei processi e della partecipazione, unitamente ad un’opera di armonizzazione a scala nazionale che garantisca gli approcci metodologici e la coerenza dei risultati.

L’attività del Tavolo Nazionale dei Contratti di fiume riprenderà fin dai primi mesi del 2017 affrontando alcuni importanti ambiti tematici quali: parchi, aree protette, sviluppo agricolo, monitoraggio e metodologie di valutazione dei risultati.

 

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