Grano, al porto di Bari assalto alla nave piena di frumento canadese
Migliaia di agricoltori della Coldiretti hanno preso d’assalto il porto di Bari divenuto purtroppo negli ultimi anni il vero ‘granaio d’Italia’, principale varco di accesso del grano straniero da “spacciare” come italiano, perché non è ancora obbligatorio indicarne l’origine nella pasta. A far scoppiare la #guerradelgrano è stato l’arrivo provocatorio nello scalo pugliese di una nave di 256 metri proveniente da Vancouver, carica di 50mila tonnellate di grano da scaricare in Italia proprio alla vigilia della raccolta della produzione nazionale. Un oltraggio insopportabile per i coltivatori italiani che non riescono a vendere al giusto prezzo il proprio grano sotto l’attacco proprio in questo momento delle speculazioni che hanno praticamente dimezzato le quotazioni su valori più bassi di 30 anni fa con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e il rischio desertificazione per quasi 2 milioni di ettari, il 15% della superficie agricola nazionale. L’Italia è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con 5,1 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,4 milioni di ettari che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia, Sicilia, Marche e Basilicata. Il taglio dei prezzi pagati agli agricoltori sotto i costi di produzione ha provocato praticamente la decimazione delle semine di grano in Italia con un crollo del 7,3% per un totale di 100mila ettari coltivati in meno che peseranno sulla produzione di vera pasta italiana nel 2017, oltre che sull’ambiente, sull’economia e sul lavoro delle aree interne del Paese, secondo le analisi della Coldiretti. La situazione per la coltura più diffusa in Italia è difficile sull’intero territorio nazionale con la riduzione delle semine che varia dal -11,6 % nel Nord-Est al -5,4% nel Centro mentre nel Sud e Isole si registra un -7,4% che desta molta preoccupazione se si considera che la coltivazione è concentrata prevalentemente nel meridione. “Con queste quotazioni non si può sopravvivere – ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che c’è il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale”. |
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.