il Punto Coldiretti

La Francia vara l’etichetta “Ogm free”

Dopo l’uscita dal mercato europeo della multinazionale Basf,  che ha preso atto del disinteresse verso il transgenico, la Francia vara l’etichettatura “Ogm Free”.

Il decreto consente di etichettare come tali tre categorie di prodotti alimentari: prodotti di origine vegetale contenenti meno dello 0,1% di materiale Ogm, prodotti di origine animale con due differenti citazioni a seconda che provengano da animali nutriti con alimenti contenenti meno dello 0,1% o 0,9% di Ogm e prodotti dell’apicoltura che provengono da alveari situati a più di tre chilometri da colture Ogm.

Bisognerà dunque indicare in etichetta e nelle informazioni commerciali destinate ai consumatori solo elementi realmente verificabili, sotto la responsabilità del produttore. I sistemi e le procedure di certificazione che permettono di giustificare l’affermazione “Ogm free” sono messi a disposizione dei controllori per un periodo di 5 anni.

Proprio in questi giorni la Presidenza danese della Commissione Europea sta impostando un dibattito sulla possibilità di includere accordi e negoziati bilaterali tra Stati Membri e singole industrie produttrici di sementi geneticamente modificati.

Nell’ambito della procedura di autorizzazione per varietà Gm, gli Stati Membri avranno insomma la possibilità di indicare la messa al bando di tali varietà, raggiungendo un accordo con l’industria produttrice.

Tali “divieti bilaterali pilotati”, per sancire ufficialmente il bando sull’immissione deliberata degli stessi Gm negli Stati Membri dovrebbero resistere alle sanzioni e ritorsioni in sede Wto, garantendo un rispetto delle scelte nazionali, con un vero e proprio valore legale della messa al bando; dall’altro prefigurerebbe una sorta di lesa sovranità, mettendo sullo stesso piano attori privati e attori pubblici in un accordo privatistico.

Non a caso,  ciò finisce per gettare ombre su aspetti chiave: cosa accade se uno Stato e l’industria non raggiungono un accordo? Chi detiene la sovranità ultima? A chi ci si appella? La Commissione spera di raggiungere un accordo per marzo, anche se potrebbe essere eccessivamente ottimistico un proposito di questo genere. 

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