il Punto Coldiretti

L’Olanda avanza sospetti, l’horsegate rischioso per la salute

E’ di fatto una notizia: dopo che John Dalli, Commissario Europeo per la salute e la politica dei consumatori, aveva più volte affermato che la frode della carne di cavallo al posto di quella bovina fosse “innocua” dal punto di vista della sicurezza alimentare, ora arriva la smentita. Potrebbero esserci infatti serie implicazioni di rischio. Non solo qualità diversa, quindi, ma compromissione della sicurezza del cibo. Queste le conclusioni di un rapporto del Dutch Safety Board.

Tali affermazioni in realtà non sono nuove. Già il Ministro dell’Ambiente inglese Mary Creagh, all’inizio della vicenda aveva sottolineato la possibilità di seri rischi. Il fenilbutazone infatti è un farmaco non autorizzato per la carne edibile, e oltretutto presenta un profilo tossicologico rilevante per l’uomo (essendo anche cancerogeno).

In Olanda l’Horsegate aveva avuto implicazioni importanti. Un grossista era stato arrestato con l’accusa di aver venduto 300 tonnellate di carne equina spacciata per manzo. In manette anche il direttore ad interim della stessa società. Lo scorso aprile poi l’Authority olandese per la sicurezza alimentare (nVWA) aveva ordinato il ritiro di 50.000 tonnellate di carne venduta dalla società di Selten come carne di manzo col sospetto che contenesse carne equina. A centinaia di aziende sparse in tutta Europa che si rifornivano dal grossista olandese è stato chiesto di controllare i loro prodotti.

Ma non solo. L’Olanda è stata infatti al centro del “Porkgate”: carne di maiale “certificata” come inglese, che un giornalista della Bbc ha scoperto essere invece olandese. La carne recava addirittura il logo “red tractor”, che garantisce qualità, sicurezza alimentare e rispetto ambientale.

Nel Rapporto appena pubblicato dal Board Olandese per la Sicurezza, “Risks in the meat supply chain”, si sottolineano tutte le carenze ed i malfunzionamenti della filiera della carne olandese.  E le frodi pongono rischi “non quantificabili”,  con possibili conseguenze dannose per la salute pubblica. Ricordiamo che proprio per aumentare la trasparenza della filiera in Europa, si è deciso con il Reg. 931/2011 di aumentare i livelli di dettaglio della tracciabilità: almeno per i prodotti di origine animale.

La “tracciabilità rafforzata” così prevista chiedeva di indicare: una descrizione dettagliata degli alimenti; il volume o la quantità degli alimenti; il nome e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare che ha spedito gli alimenti; il nome e l’indirizzo del destinatario (proprietario) se diverso dall’operatore del settore alimentare che ha spedito gli alimenti; il nome e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare al quale gli alimenti sono stati spediti; il nome e l’indirizzo del destinatario (proprietario) se diverso dall’operatore del settore alimentare al quale gli alimenti sono stati spediti; un riferimento di identificazione del lotto o della partita, se necessario; la data di spedizione.

Ma la nuova normativa nulla ha potuto contro l’emergere dello scandalo della carne equina. Segno che ancora molto rimane da fare. E che affrontare le asimmetrie sostanziali della filiera alimentare con una logica “solo” normativa lascia impregiudicati gli incentivi economici che portano alle frodi. E sui quali sembra sempre più necessario dover intervenire. 

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