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Nuovi test combinati per rivelare la presenza di Ogm negli alimenti

Due metodi già noti, ma combinati per aumentare la portata diagnostica la possibilità di “scoprire” se una matrice alimentare è stata geneticamente modificata o meno. È la scoperta che arriva da “Macro” (questo il nome del nuovo metodo messo a punto da un team cinese della Jiao Tong University), che è stato recentemente pubblicato sulla rivista Analytical Chemistry.

La ricerca nasce dalla constatazione che, nonostante la stretta regolamentazione, Ogm non autorizzati sono stati immessi sul mercato, in circostanze particolari. Ed è proprio vero. In un passato nemmeno troppo lontano, diverse volte è accaduto che riso cinese Gm venisse, ad esempio, ritrovato nei porti del Nord Europa, e abitualmente nel Rasff – il sistema di segnalazione di allerta rapida europea – si trovano Ogm non autorizzati sul mercato Ue.

Ad oggi, uno dei problemi maggiori dei test utilizzati, riguarda il loro essere adatti soltanto per un numero limitato di campioni, con capacità di scoprire soltanto una parte minima di Ogm. Con il nuovo metodo, per contro, sarebbe possibile arrivare a scoprire fino al 97% degli Ogm commercializzati, il doppio di altri test presenti.

Il nuovo metodo Macro (Multiplex amplification on a chip with readout on an oligo microarray) consente di integrare un sistema Pcr e un sistema microarray. Che, combinati insieme, permettono di avere una efficacia assoluta sugli alimenti geneticamente modificati tal quali immessi sul mercato fino al 2012. In definitiva, un 97,1% degli Ogm commercializzati potrebbero essere ritrovati, con una affidabilità del 100%. Un sistema nettamente superiore a tutti quelli attualmente utilizzati. Ma i ricercatori stanno ancora provando a migliorare il test: lo scopo è quello di aumentarne la sensibilità, per arrivare a rinvenire anche bassissime concentrazioni di materiale geneticamente modificato. Il che, ad esempio, potrebbe risultare molto utile nel recente caso della contaminazione di polline Gm nel miele dove, essendo il polline presente in quantitativi ridotti sul prodotto finito (0,5%), la possibile contaminazione con polline transgenico potrebbe riguardare percentuali molto basse di prodotto, creando problemi di tipo diagnostico.

Insomma, i futuri spazi di indagine permessi dalla ricerca potrebbero presto riflettersi anche su standard maggiormente cautelativi per rivelare la contaminazione accidentale, magari abbassando l’attuale soglia ritenuta necessaria per la certificazione del “senza Ogm” usato nell’alimentazione animale. E garantendo, nello stesso tempo, una migliore difesa dell’Europa alimentare da immissioni incontrollate di Ogm dentro il Mercato interno unico, dove al momento soltanto 38 varietà di mais  8 varietà di cotone, 3 di rapa, 1 patata, 7 di soia ed una di zucchero risultano approvate per l’importazione. Ma è coltivato soltanto il mais 810 (in Spagna, Portogallo, Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania e Polonia) mentre la patata Amflora (Germania e Svezia) per applicazioni non-food, ha visto la propria autorizzazione ritirata lo scorso dicembre dalla Corte di Giustizia Europea.

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