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Ok all’uso d’emergenza del fosmet contro la cimice asiatica nei frutteti

Via libera del Ministero della Salute all’uso d’emergenza del fosmet sulle colture melo, pero, pesco, nettarine, ciliegio per combattere la cimice asiatica (Halyomorpha halys) per un periodo di 120 giorni dal 19 luglio al 15 novembre 2017. La presenza dell’insetto sta diventando una vera e propria emergenza fitosanitaria, anche in conseguenza dei cambiamenti climatici, come evidenzia un recente studio, in particolare, per pero, melo e pesco.

La cimice asiatica è stata rilevata, per la prima volta, in Italia, in provincia di Modena, a settembre 2012, grazie ad una raccolta di insetti a scopo didattico  e nel 2014 un’ indagine ha dimostrato la sua presenza nelle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Friuli e Veneto, ma il rischio è che si espanda anche in altre Regioni. Per questo motivo è fondamentale essere tempestivi nell’individuazione dei nuovi focolai d’infestazione.

Nativa dell’Asia orientale, questa cimice è nella lista d’allerta dell’ European and Mediterranean Plant Protection Organization (Eppo) data l’estrema polifagia e l’elevatissimo potenziale invasivo come agente di danno di moltissime piante da frutto, ortive ed ornamentali. L’insetto si nutre, infatti, di una vasta gamma di vegetali comprendente piante spontanee e coltivate, in particolare tutte le piante da frutto, vite, quasi tutti gli ortaggi, leguminose, cereali (mais, frumento) ma anche numerose piante ornamentali.

La cimice asiatica è un organismo esotico che, in ambiente italiano, non ha limitatori naturali. Le popolazioni tendono, quindi, a crescere in modo esponenziale, non trovando ostacoli. Secondo i dati diffusi dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura (Crea), nel solo 2016, anche a causa del clima particolarmente mite, il comparto ortofrutticolo nazionale delle principali regioni del Nord Italia, a causa dell’insetto, ha registrato gravi perdite, in particolare, per quanto riguarda la coltivazione di mele, pere e pesche, che vanno oltre il 40% in areali fortemente vocati a tali produzioni. Va anche detto che i danni causati da tale insetto determinano una notevole percentuale di frutti deformi (in alcuni casi superiore al 50%) con conseguente deprezzamento o non commerciabilità.

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