il Punto Coldiretti

Coldiretti: un’assemblea diversa per forma e sostanza

di Sergio Marini

(bozza non corretta) L’assemblea  del 2 luglio sarà completamente diversa da quelle delle altre rappresentanze. La nostra, infatti, è un’organizzazione che è qualcosa “di più” della semplice tutela di interessi particolari. E per esprimere ciò che siamo anche le forme contano. Un’assemblea che si svolge alla presenza di migliaia di persone in un luogo come il Palalottomatica ha un impatto comunicazionale molto diverso dalle altre. Si tratta di una grande occasione per confrontarci direttamente con un  numero elevatissimo di nostri dirigenti locali. Coldiretti  si distingue quindi dalla rappresentanza tradizionale di questo Paese nella sostanza e nella forma.

Per  quanto riguarda  la forma, ci confronteremo con gli esecutivi  nazionali e del territorio, e visto che le competenze dell’agricoltura sono attribuite soprattutto al territorio e che la nostra è una organizzazione radicata nei contesti locali, alcuni Presidenti regionali interverranno per un saluto.

Sarà anche l’occasione per confrontarsi con numerosi esponenti del governo nazionale: ci sarà il Ministro dell’Economia, del quale apprezziamo l’impostazione culturale contraria  ad un mercato senza regole e ai danni della globalizzazione e favorevole, invece, ad un ritorno all’economia reale e ad  una revisione del concetto di dimensioni. Ci sarà poi il Ministro Sacconi  che rappresenta la socialità e il lavoro. E infine sarà presente il Ministro dell’Agricoltura. Ma ci saranno anche Presidenti di Regione e Vasco Errani, Presidente della Conferenza delle Regioni. Quindi la nostra assemblea, nella sua forma, intreccerà tutto il territorio da nord a sud, e darà voce a rappresentanti delle diverse parti politiche nazionali.

Spostando l’attenzione sulla “sostanza”, due saranno i temi centrali che tratteremo: la nostra coerenza – con i soci, la società, la politica, l’economia – e poi il progetto.
Il primo segnale che vogliamo dare è quello di una organizzazione di grande coerenza. Partiremo dagli impegni che ci eravamo presi il 30 aprile 2009 e racconteremo fin dove siamo arrivati. Poi ognuno giudicherà il nostro operato. Quegli impegni che avevamo preso li abbiamo affrontati tutti e in tutti abbiamo fatto passi in avanti.

La coerenza che contraddistingue la nostra azione è  l’unica carta solida che ci potremo giocare come forza sociale con tutti i nostri interlocutori, a cominciare dai soci.  A loro racconteremo che abbiamo proposto un percorso e che lo stiamo portando avanti con risultati concreti e tangibili. La strada è lunga e in salita, ma è l’unica scommessa possibile e noi ce la stiamo mettendo tutta, come dimostrano i risultati che iniziano ad arrivare.

L’altro interlocutore con cui ci siamo impegnati alla coerenza è la società. Avevamo assunto l’impegno a fornire risposte alle aspettative della gente nei confronti dell’agricoltura e dobbiamo dimostrare di averle soddisfatte. Dobbiamo  ribadire la nostra coerenza anche nei confronti della politica, del mondo della rappresentanza e della parte economica, a testimonianza e conferma del fatto che stiamo facendo sul serio.

Noi andiamo dritti per la nostra strada e lo faremo insieme a tutti coloro che ne condividono principi e valori. Nel formulare il nostro progetto siamo partiti da una semplice domanda: dove sta la crisi dell’agricoltura italiana e dell’agroalimentare italiano?
Non sta sicuramente nella crisi generale, che comunque un po’ ha inciso. Agendo sui consumi globali, le sue ripercussioni si sono fatte sentire sulla domanda molto rigida e, di conseguenza, sulla volatilità. E’ per questo che sono calati  i prezzi mondiali.

Ma se andiamo a vedere nel dettaglio, nel nostro Paese le difficoltà non sono tanto legate alla crisi del momento. Possiamo affermarlo con certezza perché i consumi non sono diminuiti, né tanto meno i prezzi al consumo dei beni alimentari. Sono diminuiti solo i prezzi all’origine della cosiddetta  materia prima agricola. Il problema di fondo è quindi il basso potere contrattuale dell’agricoltura nella filiera.

Abbiamo costruito la migliore agricoltura del mondo e abbiamo pensato di costruire un’Italia diversa e migliore. Ma se non arriviamo sugli scaffali con questa agricoltura diversa e migliore, le nostre azioni si tramutano in ottimi spot per la televisione, usati per legittimare forme di contraffazione più o meno legale. Noi ci sforziamo per fare bene, gli altri prendono il nome e la reputazione dell’agricoltura italiana e li sfruttano al posto nostro. 

Come si risolvono tutti questi problemi? Costruendo una filiera agricola tutta italiana

Innanzi tutto bisogna conquistare spazi nella filiera e “firmarla”: quindi non parlare più di materia prima agricola, ma di cibo. Nel momento in cui avremo spostato l’attenzione verso il cibo noi avremo tolto di mezzo tutti i problemi. Il cibo innanzitutto non subisce la volatilità dei mercati internazionali: è il prezzo del grano che crolla, non quello della pasta! Ma soprattutto, parlando di cibo, puoi  “firmarlo” ed evitare  così il vero grande male di questo paese: la contraffazione.  Siamo stati dunque costretti a parlare di cibo, perché solo questo percorso ci permette di risolvere i problemi strutturali.

Oltre la rappresentanza di interessi, verso la rappresentanza di diritti e territori

Parlare di cibo e legarlo al luogo in cui viene prodotto ci costringe a qualificare il nostro territorio e ci consegna un ruolo sociale fondamentale. Se parlassimo soltanto di materia prima ci misurerebbero in termini di numero di occupati, Pil, valore aggiunto e non conteremmo nulla!  Ma se parliamo di diritti ci sfiliamo da quei meccanismi, così come la nostra assemblea si sottrae ai meccanismi delle altre rappresentanze nella forma e nella sostanza. Non parliamo più solo ed esclusivamente di questioni economiche, ma di diritti, beni comuni, territorio, cibo, trasparenza. Noi combattiamo per la trasparenza e la trasparenza è  una questione etica.

Questo nostro percorso economico, nato per rafforzare la capacità competitiva delle imprese agricole, superando le debolezze strutturali, di fatto ci eleva come organizzazione. Non siamo più organizzazione che rappresenta solo interessi, ma anche diritti, un modo di essere, la trasparenza, l’etica, i beni comuni.

E questo nuovo ruolo la società ce lo riconosce già in pieno. La gente non ci identifica soltanto per il fatto che produciamo grano, ma soprattutto perché ci battiamo tutti i giorni per l’origine in etichetta,  per costruire farmer market dove si può consumare fresco, sano e genuino al giusto prezzo. Ci riconosce questi valori che vanno oltre l’economico e che non sono più misurabili in Pil.

C’è chi accusa Coldiretti di essere diventata un partito. E’ palesemente falso. Ma di certo  veniamo visti come un’organizzazione fortemente compatta, radicata nel territorio, che porta avanti i valori che la gente vuole nell’era dell’economia globale. Quella economia globale che fino ad oggi ha dimostrato tutti i lati negativi e nessuno ancora di quelli positivi. Al contrario, la nostra organizzazione rappresenta l’economia reale, quella vera. 

Vince il Paese vero

Ecco come si spiega il titolo della nostra assemblea “vince il Paese vero”. Quando parliamo di vero ci riferiamo all’economia reale, non alla finanza! Ci riferiamo a quella parte di industria che crede in noi, non a quella che oggi compra il grano dall’estero, domani sposterà gli stabilimenti, dopodomani si venderà pure quelli e lavorerà solo nella finanza. Quella è finzione e noi siamo la verità.

Non solo economia vera, ma anche verità di valori. Coldiretti, per rappresentare meglio i propri interessi, ha deciso di partire dagli interessi del Paese e a questo punto rappresenta gli interessi generali, di tutti i cittadini. Che cosa testimonia Campagna Amica  se non questo?

Un’organizzazione che rappresenta interessi generali si confronta con la politica in maniera diversa, non come l’ultima ruota del carro che rappresenta il 2% del Pil!  Non si tratta più, come accaduto in passato, di collateralismo. Come soggetto che rappresenta gli interessi generali in maniera così compatta ci assumiamo la responsabilità di aprire un’interlocuzione seria, forte, coerente, trasparente con la politica.

Questo significa avere il coraggio di dire ai nostri soci e alla gente che, rispetto a questo modello  condiviso, un certo partito o una certa persona fisica politica, durante il suo mandato, si è comportato bene o male. Soprattutto nel momento in cui si vota. Poi la nostra gente saprà scegliere da sola come comportarsi! Quando sei trasparente e coerente te lo puoi permettere.

Vogliamo essere, quindi, soggetti che si interpongono tra società, persone, imprese e politica nella maniera più trasparente possibile, non da cuscinetto come fanno le altre forze sociali che oggi  si auto-legittimano con la politica. Noi abbiamo scelto un’altra strada. Abbiamo deciso di mettere in piedi un ‘progetto’, che si regge in piedi sui valori veri, reali.

E per quello che ci compete, questa strada la rappresentiamo pure, con un modello e un progetto economico che tocca interessi economici, oltre che diritti e interessi sociali. Un’attività di coerenza che va oltre quello che sarebbe l’impegno di una organizzazione di rappresentanza. Noi, invece, abbiamo assunto anche la responsabilità di metterci la faccia. Coraggiosamente. Nessuno lo fa in questo paese.  L’abbiamo fatto con i soldi nostri, non con quelli degli altri.

E alla politica abbiamo chiesto solo di lasciarci fare. Ma forse il 2 luglio sarà  la giusta occasione per chiederle di valutare  le forze sociali non solo per quello che rappresentano  ma anche per i modelli che scelgono e per le idee e i valori che sostengono.

E  noi ci vogliamo caricare non solo della responsabilità, ma anche dell’orgoglio di essere questa grande forza in un momento così complesso del Paese. Dobbiamo essere orgogliosi di essere uno dei pochi tessuti connettivi che creano coesione in Italia e che possono permettersi di fare ragionamenti senza sbavature e senza essere richiamati nell’incoerenza o nella contraddizione. Potranno forse accusarci di aver commesso degli errori, ma mai che non siamo coerenti!

Siamo già a  metà strada. L’altra mezza dipende da quanti di noi ci metteranno la faccia fino in fondo.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi