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La Corte dei conti boccia le proposte legislative per la riforma della Pac

Complessità del quadro normativo, oneri amministrativi eccessivi, mancanza di performance dei pagamenti diretti, inadeguatezza dell’indicazione degli obiettivi, inadeguatezza del  livellamento agli aiuti, limiti all’ingresso per i giovani agricoltori, sono le principali critiche formulate nel parere della Corte dei conti europea che ha esaminato i quattro progetti di regolamento principali presentati dalla Commissione europea nell’ottobre 2011 per la riforma della Pac.

In particolare, la Corte riconosce gli sforzi compiuti dalla Commissione per semplificare le disposizioni della Politica agrciola ma ritiene che il quadro normativo resti troppo complesso. Nonostante la dichiarata volontà di focalizzarsi sui risultati, tale politica continua ad essere fondamentalmente concentrata sulla spesa e sul controllo della spesa e, di conseguenza, più orientata alla conformità alla normativa piuttosto che alla performance.

In particolare, l’articolato del regolamento “pagamenti diretti” non indica quali siano gli obiettivi specifici dei pagamenti diretti agli agricoltori, né i risultati attesi da tali disposizioni o gli indicatori da utilizzare per misurare tali risultati.

Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, la Corte ha sottolineato l’importanza di definire gli obiettivi concreti specifici perseguiti dalle misure proposte e di far sì che il sostegno sia mirato alle zone rurali che più ne necessitano.

Parimenti, non sono adeguatamente indicati gli obiettivi e i risultati qualitativi e quantitativi attesi dall’attuazione degli obblighi in materia di condizionalità né quelli della componente “di inverdimento” dei pagamenti diretti. L’indicazione di questi obiettivi contribuirebbe a focalizzare la politica sul conseguimento dei risultati auspicati.

In merito all’intento della Commissione di destinare i pagamenti a titolo della Pac agli “agricoltori in attività” la Corte ritiene che permanga il rischio che, in futuro, i pagamenti possano ancora essere eseguiti anche a favore di beneficiari che non esercitano alcuna attività agricola. La Corte constata inoltre che l’effetto redistributivo della riduzione degli importi dell’aiuto al di là di determinati livelli (“livellamento”) sarà limitato.

Si rileva, inoltre, che, in base alle stime della Commissione, la riforma proposta potrebbe comportare un incremento globale del 15 % dei costi di gestione dei regimi di pagamento diretto che verranno sostenuti dagli Stati membri.

Il progetto di regolamento dispone che nel 2014 siano disponibili diritti all’aiuto per i nuovi agricoltori (in particolare ai giovani agricoltori che iniziano a esercitare l’attività agricola). La Corte teme però che tale disponibilità non venga più garantita negli anni successivi. La Corte constata inoltre che il requisito di aver attivato diritti di pagamento nel 2011 (o di aver chiesto un sostegno a titolo dell’Rpus) per poter richiedere i diritti nel 2014 potrebbe creare nuove barriere all’ingresso per i nuovi agricoltori.

La Corte è del parere che le disposizioni dei progetti di regolamento in materia di “revoca”, “riduzione” ed “esclusione”  dovrebbero essere semplificate, garantendo un uso coerente di una terminologia ben definita, e un’attuazione rigorosa del principio in base al quale le irregolarità dovrebbero comportare una riduzione dell’aiuto e figurare nelle relative informazioni statistiche trasmesse dagli Stati membri e dalla Commissione.

Infine, la Corte desidera sottolineare che l’efficacia della riforma dipenderà anche dalla chiarezza delle “modalità di esecuzione” che la Commissione dovrà elaborare. Dipenderà inoltre dalla rapidità con cui gli organismi pagatori adegueranno le procedure e i sistemi, un processo che potrebbe richiedere dai 12 ai 24 mesi dall’adozione delle disposizioni di attuazione da parte della Commissione.

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