il Punto Coldiretti

Libertà degli stati di vietare gli Ogm, ancora niente accordo tra i ministri Ue

Non è stato raggiunto l’accordo in seno al Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Unione europea sul testo di compromesso predisposto dalla Presidenza danese relativo alla possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di Organismi geneticamente modificati sul loro territorio, secondo il regolamento proposto dalla Commissione.

Il testo elaborato dalla Presidenza danese prevedeva due opzioni per gli Stati membri che desiderano proibire le colture transgeniche. Nel corso della procedura di autorizzazione, uno Stato Membro potrebbe cercare di trovare un accordo con l’impresa biotech che ha chiesto l’autorizzazione di un Ogm al fine di escludere parte o tutto il suo territorio dalla coltivazione.

Nel secondo caso, dopo la procedura di autorizzazione, gli Stati membri potrebbero adottare, su una base caso per caso, misure volte a limitare o vietare la coltivazione di Organismi geneticamente modificati a condizione che tale decisione sia conforme al diritto dell’Unione, motivata, proporzionale, non discriminatoria e non contrasti con la valutazione del rischio ambientale effettuata dall’Efsa, a livello europeo.

Contro la proposta di compromesso si sono schierati i Ministri di Francia, Germania e Belgio, con dubbi sulla proposta di compromesso elaborata dalla Presidenza danese, relativamente alla compatibilità giuridica con le regole dell’Omc e con le regole di mercato interno dell’Ue e al timore di una rinazionalizzazione del processo di approvazione degli Ogm e nelle possibili sovrapposizioni con la valutazione scientifica del rischio ambientale a livello comunitario.

Il Regno Unito, l’Irlanda e la Slovacchia hanno reiterato i loro dubbi di fondo sulla seconda opzione, dichiarandosi a favore solo della prima. Contrarie anche le delegazioni cipriota e bulgara. La Spagna ha invece richiesto di rimandare la votazione sul dossier al Consiglio ambiente di giugno.

In seguito a tale richiesta, la Presidenza danese ha dichiarato che esaminerà se esistono i presupporti per raggiungere una maggioranza qualificata a favore della proposta, in occasione della riunione di Consiglio di giugno, ribadendo tuttavia il rammarico per la poca flessibilità dimostrata da alcune delegazioni.

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