il Punto Coldiretti

Giornata del ringraziamento, quando il lavoro diventa benedizione

La Giornata del ringraziamento è l’omaggio pubblico a Dio creatore, un invito a comprendere che il senso della attività agricola è sotto la provvidenza di Dio. Da oltre sessant’anni si rinnova questo sguardo al Creatore e a quanto fa per noi. E’ bello sperimentare il lavoro e l’impresa sotto la benedizione di Dio. E’ giusto ringraziare Dio, è giusto sempre, ma lo è in modo particolare al termine di un’annata agraria nella quale si è potuto sperimentare i benefici del Signore. 

La gratitudine diventa benedizione quando proviene dall’umiltà del cuore. Lo cogliamo anche nel quadro che riproduce “l’Angelus” di Jean Francois Millet, che si trova al museo d’Orsay di Parigi che è diventato l’icona che annuncia le giornate di ringraziamento. E’ ripreso un uomo e una donna, due contadini, con accanto una carriola, un cesto e una forca, che sospendono il loro lavoro nel campo, al suono delle campane, per raccogliersi in silenzioso raccoglimento.  E’ evocata la semplicità e la nobiltà della preghiera ma anche la dura condizione di chi lavorava la terra. Il duro lavoro dei campi non fa dimenticare la fiducia nel Signore. E’ un’immagine della vita agreste straordinaria che rappresenta quella che è stata la vita rurale nella Francia dell’ottocento.

Il lavorare la terra è una vocazione e non solo una specializzazione dentro un settore economico. Se si smarrisce, poi, la vita come missione, si banalizza anche il rispetto verso la terra, la casa comune degli uomini. Il lavoro agricolo non può esaurirsi dentro la sola ricerca dell’espansione ma anche della solidarietà. Il valore della destinazione universale dei beni è un obiettivo sempre da educare e confermare perché economia e solidarietà  vanno saldate insieme. I beni della terra, purtroppo, non sono disponibili per tutti gli uomini, causando condizioni di ingiustizia e di povertà per molti popoli. I frutti della terra sono essenziali per tutti.

Lo sguardo deve andare oltre i nostri campi per abbracciare tutta la creazione. Se guardiamo con più attenzione al bene comune accompagneremo con forza il nostro impegno per un’equa distribuzione delle risorse alimentari, per uno sviluppo giusto e dignitoso e pari opportunità aperte a tutti. L’uomo e tutti gli uomini hanno bisogno di pane ma anche di giustizia, di rispetto, di fiducia per garantire un benessere equo e sostenibile.

Senza il riconoscere che in Dio troviamo il senso di tutte le cose anche il lavoro e l’impresa non diventano benedizione, condivisione e riconoscenza. E’ un invito a marcare la nostra distanza da quei sistemi che producono spreco e lucro con scelte irresponsabili nei confronti dell’aria, dell’acqua e del suolo. Si chiede da più parti un profondo rinnovamento del modello di sviluppo per uscire dalla logica del consumismo. Il tessuto agricolo oggi è molto vivo anche per l’inserimento dei giovani imprenditori che stanno rivitalizzando le campagne e rispondono ad un nuovo modo di fare impresa sui nuovi scenari territoriali ed internazionali. Il ruolo attivo di questa nuova presenza è di sicuro incoraggiamento per il futuro. Anche la Chiesa guarda ai giovani con particolare fiducia, come ricordato nel messaggio, per costruire relazioni vitali, condivise e sostenibili.

Don Paolo Bonetti

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