il Punto Coldiretti

L’intervento programmatico del Ministro Saverio Romano al Parlamento Italiano

Non intendo celare il mio vivo compiacimento di esser oggi qui a rendere alle Commissioni parlamentari le dichiarazioni sugli indirizzi e le linee programmatiche, in quanto lo considero il momento della massima cooperazione tra il Governo e il Parlamento.

Ho assunto l’incarico di Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali a legislatura inoltrata e considero questo fatto non un limite, ma, al contrario, una straordinaria opportunità di definizione delle questioni che sono di competenza del Ministero che ho l’onore di guidare e sulle quali il Parlamento nazionale e le Istituzioni europee saranno, nei prossimi mesi, chiamati ad esprimersi.

L’orizzonte politico delineatosi consente di prevedere la conclusione naturale della legislatura ragione per cui le iniziative che intendo assumere hanno la concreta possibilità di essere portate a buon fine.

Questa mia relazione conterrà i principali punti dell’azione ministeriale che intendo perseguire affidando ad un documento allegato, che depositerò con la relazione stessa in Commissione, la esposizione puntuale delle iniziative da assumere e che sintetizzo in cinque concetti che costituiranno la costante del mio intervento:

– Qualità

– Promozione

– Tutela

– Certezza

– Competitività

Preliminarmente, come ben sapete, l’impegno prioritario del Governo e del Ministro, in particolar modo, è il negoziato in corso sul futuro della Politica Agricola Comune  il cui nuovo assetto dato dall’Unione Europea coprirà il periodo 2014-2020.

Sulla Pac del futuro

1.Il comparto agricolo mostra elementi di debolezza, sempre più compresso dai paesi emergenti, dalla grande distribuzione, dall’allargamento dei Paesi dell’Unione, dalle tensioni legate alla volatilità dei prezzi e dei mercati.

La teoria che riteneva parte debole l’agricoltore perché sottoposto al cosiddetto doppio rischio (rischio di impresa e rischio atmosferico) oggi deve considerare che il medesimo soggetto è in ulteriore posizione di soggezione nel mercato globalizzato: voglio dire che sono aumentate le ragioni, nazionali, comunitarie e internazionali, che debbono spingerci a tutelare gli agricoltori italiani e le aziende agricole in modo particolare.

Un primo punto di dibattito sulla Pac sarà di ottenere il mantenimento dell’ammontare globale della spesa agricola, anche se ciò non vi nascondo, non sarà di facile conseguimento.

Un secondo punto verterà sulla negoziazione del sistema di ripartizione delle risorse finanziarie tra Stati membri, tenendo sì conto delle pretese dei paesi nuovi entrati nell’Unione, ma mantenendo una adeguata distribuzione a paesi che, come il nostro, al di là della superficie coltivata, basano le loro politiche  sulla tradizione, sulla qualità, sulla pienezza di tutela, sulla occupazione e sul rispetto delle regole che la caratterizzano. Occorrerà porre la giusta attenzione ai parametri della produzione lorda vendibile ovvero al valore aggiunto al settore agricolo per misurare la performance dell’imprenditore agricolo ai fini della corresponsione delle quote di finanziamento perché sono convinto che in un contesto in cui le risorse disponibili non aumentano ovvero aumenta il numero di coloro che ne sono i destinatari solo questi parametri possono consentire di mantenere e anche incrementare le nostre produzioni.

Con riguardo alla considerazione riservata dalle nuove proposte agli aspetti ambientali, concordo pienamente sul concetto di multifunzionalità dell’agricoltura.

Ritengo che una agricoltura moderna sappia e possa farsi carico delle esigenze di rispetto e di tutela ambientale e anzi risponda pienamente al principio di autoresponsabilità  dell’uomo moderno.

L’attività dell’uomo nel rapporto con la terra deve essere compatibile e anzi supportare una politica di tutela dell’ecosistema e dell’ambiente.

Naturalmente il fine della agricoltura nazionale è di garantire – anche per le future generazioni – la qualità, la quantità e la sicurezza di ciò che, prodotto dalla nostra terra, è destinato alla alimentazione nostra e dei nostri figli, oltre che a tenere alto il nome del comparto nazionale a livello mondiale in un contesto di valorizzazione e rafforzamento delle aziende agricole e di produzione ad alto contenuto qualitativo con una filiera sempre più corta.

Sulla etichettatura politica della qualità

2.Il consumatore si trova in posizione di diseguaglianza.

Un famoso giurista parla di scambi senza accordo, di disumanizzazione del contratto. Nei contratti di massa e meccanici non vi è conoscenza né rapporto tra acquirente e vero produttore: vi è un facere, il prodotto, il processo produttivo, e un dicere, che colma la cosiddetta asimmetria informativa che sconta il consumatore.

La vendita diretta rappresenta il momento topico del vero incontro tra le persone fisiche del produttore e del consumatore. In tal senso tutte le azioni che potranno concorrere a tale evento troveranno il mio convinto sostegno. Tra questi guardo con attenzione anche alle vendite dirette o cosiddetti farmers markets, di gran moda in America ma anche in alcune nostre realtà nazionali, in quanto in tali casi il rapporto di sicurezza deriva dalla diretta conoscenza tra il consumatore e il produttore. Il mercato di vendita diretta consente il rapporto personale tra produttore e consumatore-acquirente; consente di essere sicuri, cioè rassicurati dalla fiducia personale che si nutre nei confronti dell’agricoltore venditore: consente di diminuire i passaggi di filiera e quindi di evitare in radice le poco commendevoli speculazioni di mercato. Mio intendimento è quindi proteggere quelle che oggi sono le parti deboli del mercato: il consumatore-cittadino e l’agricoltore-produttore.

Darò mandato ai miei uffici di valutare, insieme alle organizzazioni di produttori, le soluzioni amministrative o eventualmente normative per stimolare con strumenti indiretti- penso a facilitazioni burocratiche, abilitative, edilizie, fiscali- lo sviluppo sul territorio nazionale dei mercati di vendita diretta.

Di sicuro un elemento peculiare in questo contesto è rappresentato dall’etichetta. Come la pubblicità non deve essere ingannevole, l’etichetta deve essere informativa e non decettiva, deve avere i caratteri della leggibilità, chiarezza, esaustività.

Con la legge approvata dal Parlamento nazionale nel febbraio 2011, approvata pressoché alla unanimità, si prevede che l’etichetta debba indicare altresì l’origine o provenienza della materia prima utilizzata per la produzione per il caso di prodotto trasformati.

Norma simile nel 2004 fu contrastata a livello comunitario: si disse allora, da parte della Commissione, che indicare il luogo di origine o provenienza della materia prima significava indurre il consumatore a preferire prevalentemente prodotti nazionali. Come se sapere tutto fosse contrario alla concorrenza vera.

Allora, la lobby contraria fu esercitata da parte dei Paesi che sono prevalentemente trasformatori. Oggi il problema dei paesi emergenti e dei loro prodotti è comune a tutti gli Stati d’Europa.

Come ha detto il presidente Obama nel novembre 2008 gli americani debbono sapere ciò che arriva sulle loro tavole (dalla fattoria alla tavola).

Stiamo provvedendo, insieme al Ministero dello sviluppo economico, a sentire le filiere interessate, prodotto per prodotto, per approvare in tempi brevi e ragionevoli i decreti attuativi previsti dalla legge quantomeno per quei prodotti trasformati e settori nei quali (i cosiddetti monoprodotti) sia chiara l’esistenza di una materia prima prevalente.

Parlo del pomodoro per la passata, del latte per il formaggio, dell’oliva per l’olio, peraltro già oggetto di un regolamento comunitario,  pertanto già efficace e sul quale comunque intendo ulteriormente intervenire per rendere ancora più chiara ed intellegibile la lettura dell’etichetta.

Non mi limiterò a attuare la normativa nazionale, ma mi sforzerò di accompagnare il cammino dell’approvazione di normative – sull’indicazione obbligatoria in etichettatura della materia prima agricola prevalente – anche a livello europeo.

Infatti, la normativa nazionale approvata, pur non condividendo i dubbi di legittimità comunitaria da taluno sollevati – infatti non è sostenibile che sia antieuropea una disciplina che vuole dire tutto al consumatore in tempi di contraffazione e adulterazione di prodotti non controllati, spesso provenienti da Paesi emergenti in cui la soglia di sicurezza alimentare è molto meno elevata  – ha un evidente limite, appunto che è nazionale rispetto a un mercato che è globale: se non si vogliono prevedere oneri amministrativi ingiustificati e soprattutto discriminatori a carico delle sole aziende nazionali, è evidente che essa deve tradursi quanto prima in una proposta a livello comunitario, a tutela dell’invocato, da taluni, c.d. principio di reciprocità, ma in realtà  per ragioni di omogeneità sul territorio comunitario degli oneri amministrativi.

Sulle politiche a favore dei consumatori e la lotta alla contraffazione

3.Pertanto la tutela del Made in Italy costituirà il minimo comune denominatore della mia azione ministeriale.

Il mio Ministero è concentrato nella lotta alla contraffazione: i dati a me riferiti parlano di sequestri, nel 2010, di tonnellate di materiale, come meglio dettagliato nel documento allegato.

Del resto il prodotto italiano agroalimentare è talmente noto e richiesto da esser diventato preda quotidiana di sofisticazioni, frodi, adulterazioni e contraffazioni e dovrà essere ulteriormente protetto attraverso il rafforzamento e la sinergizzazione degli organismi a disposizione degli apparati e, in particolar modo, integrando sempre più l’azione dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF), del Corpo Forestale dello Stato che intendo sempre più come forza di polizia a tutela dell’agroalimentare e dell’ecosistema, dei Carabinieri delle Politiche Agricole, delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera e dell’AGEA, per la sua parte di competenza.

Intanto ho già impartito chiare direttive, nell’ambito dei miei poteri, all’Ispettorato del controllo per la qualità e quindi agli uffici periferici, per l’irrobustimento dei controlli e della vigilanza nelle località, nelle zone e situazioni nelle quali il dato di esperienza ci suggerisce di intervenire con maggiore intensità.

Non tutte le zone del paese e non tutte le regioni presentano gli stessi fenomeni, anche se a volte la contraffazione si mostra come un male globale.

Intendo attivarmi per garantire una piena tutela informativa ai consumatori italiani e al contempo, attraverso un’adeguata azione a livello europeo e mondiale, intendo supportare il vero "made in Italy" contrastando quei fenomeni degenerativi denominati, nel gergo,  "italian sounding", che sono da considerarsi altamente decettivi e ingannevoli (penso a prodotti con lo stivale, con la bandiera o con denominazioni che evocano malamente prodotti nazionali), i quali, in modo scorretto speculano sulla nostra forza, sulla nostra cultura, sulla nostra tradizione per attivare meccanismi di vero illecito concorrenziale, vanificando ingiustamente il sacrificio dei nostri operatori e abusando del buon nome italiano nei mercati internazionali.

Mia intenzione è anche di adeguare la normativa nazionale a tutela dei consumatori introducendo il bene della sicurezza alimentare  nel codice penale.

Il bene giuridico "sicurezza alimentare" in diritto penale è previsto dal reg. Comunitario  178 del 2002.

Soltanto l’Italia ha ritenuto di attuarlo a mezzo di sanzioni solo amministrative, mentre una legge del 1962 la n.283,  prevede esclusivamente contravvenzioni penali. Paesi come Inghilterra e Germania hanno recepito l’indicazione di tutelare penalmente il bene sicurezza alimentare a mezzo di norme in bianco, richiamando tout court il regolamento.

Occorre ridare sicurezza alla fiducia infranta.

Va dato rilievo penale nel senso di delitto di attentato alla sicurezza alimentare per tre ragioni:

1) sulla base di un dato fenomenico dell’aumento di fatti inaccettabili;

2) per la necessità di adeguare il sistema al reg. comunitario  178 del 2002; 3) perché la disattenzione spinge i criminali del settore in fuga verso i paesi meno attenti a tale tutela.

D’altronde non ha senso che il reato di furto di mela con aggravanti sia sentito dalla società come fatto più grave di un attentato alla sicurezza

alimentare, che è anche un attentato alla salute delle persone, oltre che alla fiducia che i cittadini ripongono nel sistema di produzione.

L’azione di contrasto delle frodi alimentari coordinata dal Ministero vedrà coinvolte le Regioni, tutti gli operatori del settore, ivi compresi i Consorzi che rappresentano marchi di pregevole importanza e valore economico.

Particolare e accurata attenzione sarà rivolta alla campagna istituzionale di comunicazione che riguarda l’educazione alimentare rivolta peculiarmente ai giovani e agli studenti. In tal senso svilupperò il programma cosiddetto frutta nelle scuole (previsto dal Reg.CE 288/2008), che ritengo sia di importanza strategica.

 

Tuttavia sono fermamente convinto che una pur doverosa, forte, azione di contrasto e repressione disgiunta da un altrettanto adeguata azione di informazione ai consumatori risulti velleitaria.

Ecco perché intendo dar vita ad un piano nazionale di comunicazione e promozione curato dal Ministero per tutti i prodotti DOP, IGP e STG, BIO così da razionalizzare e finalizzare tutte le risorse disponibili.

Sulle energie rinnovabili

4.Le energie rinnovabili costituiscono una priorità oggettiva.

Le agro-energie sono una vera opportunità di sviluppo nel settore agroalimentare nazionale e come tali vanno colte.

Ci sono obiettivi internazionali e comunitari di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili che sono sostenibili e che naturalmente non creino esternalità negative per le produzioni alimentari e per le aree a forte vocazione agricola e ci sono altresì opportunità di conferire valore ai sottoprodotti della trasformazione, ai residui delle produzioni agricole e degli allevamenti. Indirizzerò la mia azione di governo in questo senso, affinché si possa contribuire a valorizzare le filiere agroalimentari presenti sul nostro territorio, integrando il reddito dei produttori primari e dando anche soluzioni ai problemi di natura ambientale legati allo smaltimento di sottoprodotti e biomasse agricole.

Dal lato delle regole il passo più importante sarà costituito dalla redazione dei decreti attuativi, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 recante le norme di recepimento della direttiva 2009/28 nonché del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/30 in corso di pubblicazione.

In tale ambito è stato tra l’altro previsto di disciplinare la realizzazione di impianti fotovoltaici nelle aree agricole, al fine di evitare speculazioni che possano sottrarre terreni destinati alle produzioni alimentari senza costituire una reale occasione di reddito per gli imprenditori agricoli, nonché a tutela del patrimonio paesaggistico delle realtà rurali italiane.

In occasione dell’attuale dibattito legato alla revisione dei meccanismi dei limiti di incentivazione del fotovoltaico è intenzione del mio Ministero evidenziare la necessità di rivedere alcuni parametri legati alla realizzazione degli impianti in serre al fine di garantire e controllare il mantenimento dell’attività agricola in questi ambiti.

Inoltre i provvedimenti rivestono grande importanza per la valorizzazione delle biomasse agricole e del biogas, nonché del biometano. In questo settore negli ultimi anni anche le imprese agricole hanno effettuato grossi investimenti per la creazione di oltre 200 nuovi impianti già in esercizio e di altri 400 in corso di accreditamento.

In tal modo l’agricoltura ha giocato un ruolo importante nell’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili e potrà ulteriormente contribuire al conseguimento degli obiettivi previsti dalla direttiva.

Sugli OGM

5.Il tema degli organismi geneticamente modificati anima il dibattito culturale e politico nazionale ed internazionale oramai da molti anni e ciascuno ha una sua posizione senza che, tuttavia, si sia pervenuti a soluzioni avanzate e condivise.

Credo che si debba scindere il profilo giuridico-amministrativo da quello politico. Per il primo occorre superare la contrapposizione che si è creata nella Conferenza Stato Regioni, in modo che si possa arrivare in sede europea ad una discussione sulle modifiche normative necessarie a valle degli adempimenti nazionali.

Ma è sul piano politico che occorre essere chiari.

La tradizione, la qualità, le garanzie dei nostri prodotti e la tutela dei nostri consumatori non possono essere piegate ai sia pur rispettabili interessi economico-finanziari di grandi gruppi industriali internazionali.

La nostra è una storia di biodiversità, di sapori genuini, di produzioni e coltivazioni a forte contenuto manuale e tradizionale, ed è proprio questo che ci ha reso oggetto di plagio nel mondo.

Non intendo di certo contribuire a snaturare la nostra storia, ma, al contrario, intendo rafforzarne i valori ed aumentarne i risultati positivi.

La sperimentazione nel settore vada avanti e ci offra termini di stimolo positivo al dibattito politico-culturale, perché, di sicuro, vogliamo difendere la nostra cultura e le nostre colture, ma non vogliamo frenare i fermenti positivi e fecondi del progresso.

 Sul  settore della pesca

 6. In un territorio come quello italiano, morfologicamente bagnato dal mare per circa 8.500 Km2, la pesca rappresenta una delle risorse principali e il comparto richiede una cura costante e attenta. Il contesto in cui si muove il settore è comunitario, essendo oggetto di una Politica Comune e di una riforma che avrà inizio nel secondo semestre di quest’anno sulla base delle proposte formulate dalla Commissione. Per quanto reso noto fino ad ora da parte della Commissione, la riforma ridefinirà gli obiettivi della sostenibilità ecologica, economica e sociale garantendo il recupero degli stock e la protezione degli ambienti ed introducendo tra l’altro strumenti di gestione e conservazione delle risorse non sempre sperimentati da tutti gli stati membri.

In tale contesto si colloca l’implementazione del Reg.(CE)1224/09 che istituisce un regime di controllo per garantire il rispetto delle norme della politica della pesca. A tal fine si sta procedendo all’armonizzazione della normativa nazionale vigente nonché alla messa a punto di disposizioni attuative relative al regime di licenza a punti e dei sistemi di tracciabilità dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura; alla creazione di un sito web nazionale finalizzato all’interscambio di dati ed informazioni con la Commissione europea e con gli Stati membri nonché l’Agenzia Comunitaria del Controllo. In coerenza con i principi della Politica Comune della pesca e in attuazione dell’attuale regolamentazione afferente il sistema dei controlli e le regole del Mediterraneo, si sta predisponendo il programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura attualmente disciplinato dalla legge n°10/2011, di conversione del cosiddetto decreto mille proroghe.

La legge comunitaria 2009 (art.28), ha delegato il governo ad adottare un unico testo normativo, il riordino, il coordinamento e l’integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e di acquacoltura anche al fine di dare completa attuazione agli obiettivi previsti dal fondo europeo per la pesca e alle azioni per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale non dichiarata e non regolamentata. I criteri direttivi indicati dalla norma attengono, in particolare, il ricambio generazionale e la valorizzazione del ruolo multifunzionale delle imprese di pesca e dell’acquacoltura; l’individuazione di fonti alternative di reddito nell’ottica dello sviluppo sostenibile del settore e della gestione razionale delle risorse biologiche del mare, nonché l’incentivazione della multifunzionalità delle imprese.

Tale delega costituisce altresì il riferimento normativo per la nuova disciplina dei controlli e delle sanzioni recata dal sopracitato regolamento n°1224/09 anche al fine di assicurare la coerenza della pesca non professionale con tali disposizioni comunitarie.

Sugli accordi internazionali

7.Parte non rilevante dell’attività del dicastero e del Governo, nel settore, riguarda l’attività internazionale ed i relativi accordi.

Due in particolar modo:

– i negoziati a livello di Organizzazione Mondiale del Commercio;

– i negoziati bilaterali UE-Mercosur.

Per quanto riguarda i primi, l’Italia, in piena sintonia con la Commissione Europea ha interesse all’adozione di un sistema multilaterale per la tutela delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli, che permetta di proteggere in maniera generalizzata tutte quelle europee.

Per quanto riguarda i negoziati con il Mercosur e i Paesi del Mediterraneo l’interesse nazionale del nostro Paese è assicurare la piena reciprocità in tema di tracciabilità, di sicurezza e salubrità, regole cui già soggiacciono gli agricoltori europei con costi ben maggiori rispetto ai Paesi sudamericani.

Sulla terra ai giovani

8.Fin dal mio insediamento ho coltivato l’idea di assumere delle iniziative normative e politiche per riportare i giovani alla terra in un contesto di redditività, di sostenibilità e di innovazione.

 

Con il Ministro Tremonti abbiamo già avviato un confronto in modo da effettuare una ricognizione preventiva delle terre demaniali coltivabili che potrebbero esser affidate in gestione pluriennale ai giovani, anche costituiti in cooperative, per il loro sfruttamento e con le garanzie che una parte delle produzione sia acquistata dallo Stato.

Naturalmente stiamo effettuando le necessarie verifiche ordinamentali per vedere come coordinare al meglio tale iniziativa con il federalismo regionale.

Sugli Enti vigilati

9.Il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali vigila una serie di Enti e Agenzie e Istituti di cui intendo valutare l’effettivo funzionamento, anche secondo criteri di efficienza ed economicità, così come intendo considerare la possibilità di valutare eventuali fusioni tra enti che svolgono funzioni contermini.

Penso ad Agea e Agecontrol, a Unire e Unirelab, a Buonitalia e Isa. Valuterò la possibilità di sciogliere qualcuno di tali enti, ritenendo raggiunto o non più raggiungibile lo scopo per il quale era stato istituito.

Intendo garantire sia a me stesso, come Ministro, che a tutti gli osservatori, in ogni caso – secondo  un moderno ed efficiente modello di due diligence -,  piena trasparenza delle attività, delle spese, dei costi, dei risultati, delle scelte dei numerosi enti vigilati.

Il principio deve essere quello della effettività, secondo il quale un ente ha ragione di esistere se ha le risorse per perseguire i suoi scopi, e non per pagare solo gli stipendi, e se il risultato che persegue genera valore aggiunto al settore di riferimento.

Sul Piano per il Sud

10. Il Governo, nel Consiglio dei Ministri del 13 aprile 2011,  ha approvato il Documento di Economia e Finanza Pubblica che nel sostituire il DPEF, ne assorbe i contenuti  e che contiene il PNR al cui interno vi sono le azioni nazionali per il Sud.

Per la prima volta, da quando sono stati adottati tali documenti di politica e programmazione economica, l’agricoltura è entrata, a pieno titolo, a farvi parte con iniziative cui annetto particolare interesse e che riguardano l’infrastrutturazione idrica del Mezzogiorno.

È ben noto come l’agricoltura viva di acqua e come spesso le nostre terre al Sud ne siano carenti, ovvero come le reti esistenti non riescano ad assicurare un’addizione adeguata e sufficiente.

Intendo favorire il rafforzamento di queste azioni, proprie delle competenze ministeriali, previa una ricognizione degli effettivi bisogni, sia per eliminare sprechi e malversazioni, sia per assicurare l’esercizio delle funzioni proprie dello Stato in questo settore.

 

Sulle risorse economiche

11.Il contesto economico finanziario del nostro Paese e del  mondo in cui viviamo è sotto gli occhi di tutti.

Risorse economiche insufficienti, fabbisogni crescenti, innovazioni tecnologiche costose rappresentano un contesto con quale ci confrontiamo quotidianamente.

Tuttavia sono impegnato nel recuperare almeno le risorse finanziarie destinate al settore agricolo attraverso il reintegro dei fondi FAS assegnati e che sono stati utilizzati per far fronte alle varie emergenze e calamità che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni.

Si tratta di  750 milioni di Euro che costituiscono la dote, se così si può dire, del nostro settore e per il recupero dei quali intendo profondere ogni sforzo.

Prima di concludere desidero rendervi partecipi della ferma intenzione di promuovere, entro l’anno, gli Stati generali dell’Agricoltura che costituirà il momento più significativo e politicamente qualificante dell’incontro, del confronto, della proposta di questo straordinario mondo del lavoro e della produzione a cui saranno chiamati a dare il loro qualificato contributo tutti gli attori e i soggetti interessati.

 

Signor Presidente, Onorevoli colleghi, ho la consapevolezza di non aver esaurito con la mia relazione il complesso dei temi che toccano le politiche ministeriali, ma sono certo che il dibattito che ne seguirà mi permetterà di integrare i temi con le risposte alle Vostre domande.

Siamo chiamati ad uno sforzo che può sembrare immane, rispetto alle nostre capacità e possibilità, e l’esser consci che ci occupiamo di risorse primarie ed essenziali per la nostra vita quotidiana, per il futuro dei nostri eredi e della nostra civiltà, per assicurare al mondo in cui viviamo condizioni di benessere e di progresso, fanno sì che la nostra azione, comune negli obiettivi, sia animata da una vis intensa e forte, un fuoco che ci anima e non ci brucia, un’aspirazione intensa che ci conduce con responsabilità e con impegno verso un’azione che sentiamo come un dovere civile al quale non possiamo sottrarci.

Vi ringrazio per il contributo e lo stimolo che sono certo non mi farete mancare in questo compito esaltante.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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