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Allarme clima, ai combustibili fossili fondi sei volte superiori rispetto alle rinnovabili

Nonostante la crescita delle fonti energetiche rinnovabili, destinate a diventare la seconda fonte energetica mondiale, i combustibili fossili continuano a mantenere nel mondo la loro posizione dominante come fonte di energia. Il predominio dei combustibili fossili è tutt’ora garantito da una quota crescente di sussidi che è ben sei volte superiore (circa 88 miliardi di dollari) alla quota erogata per promuovere le fonti rinnovabili, compresi i biocombustibili.

La notizia giunge dall’ultimo rapporto "World Energy Outlook 2012" dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), presentato a Londra il 12 novembre scorso (http://www.worldenergyoutlook.org/publications/weo-2012/). Nel 2011 i sussidi ai combustibili fossili hanno raggiunto, a livello globale, la cifra record di 523 miliardi di dollari, con un balzo del 30% in più rispetto all’anno precedente. Tra l’altro, la produzione di combustibili fossili nel Nord America (Usa e Canada) risulta in forte aumento, così come la produzione petrolifera dell’Iraq (che si accinge a superare tendenzialmente la produzione di idrocarburi della Russia, preparandosi a diventare il secondo esportatore mondiale di petrolio).

In termini di scenario energetico mondiale, inoltre, sempre secondo il rapporto Iea, la domanda mondiale di energia aumenterà entro il 2035 di oltre un terzo rispetto al dato attuale e il Nord America si accinge a diventare un esportatore netto di petrolio e gas, modificando gli attuali equilibri mondiali di flussi energetici. La produzione di petrolio e gas del Medio Oriente sarà assorbita per circa il 90% dall’Asia (soprattutto da Cina e India), dove crescerà del 21% anche la domanda di carbone.

Osservando i dati e le tendenze illustrate nel rapporto, è evidente come Il quadro energetico mondiale si stia evolvendo in modo inaspettato ed assolutamente inadeguato ai fini del raggiungimento degli obiettivi fissati nell’ambito del negoziato internazionale sul clima.

Con la prospettiva di sussidi crescenti ai combustibili fossili, infatti, i livelli di emissione di gas serra non tenderanno di certo a diminuire, anzi cresceranno portando il surriscaldamento climatico globale al 2100 a ben 3,6 °C rispetto all’epoca preindustriale. Si tratta di un valore molto al di sopra dei 2°C, limite massimo per non incorrere in gravi ed irreversibili effetti di destabilizzazione del clima globale.

L’impegno del limite di 2 °C, infatti, è stato assunto nella Conferenza di Copenhagen nel 2009 dai 194 Paesi della Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) e successivamente ribadito nella Conferenza di Cancún del 2010 e in quella di Durban del 2011.

Per contrastare questa pericolosa evoluzione dello scenario energetico che rischia di compromettere la lotta ai cambiamenti climatici, il rapporto Iea raccomanda di puntare ad una strategia denominata energy-efficient world (mondo efficiente). Si tratta di contenere i consumi di energia, riducendo nel contempo anche i sussidi ai combustibili fossili, da convertire, invece, in incentivi per lo sviluppo di tecnologie e azioni che massimizzino l’efficienza energetica, ma anche promuovere l’uso efficiente delle risorse idriche nella produzione di energia.

Il potenziale di efficienza energetica, infatti, se opportunamente sfruttato, può dimezzare la domanda globale di energia senza penalizzare le esigenze di sviluppo socio economico, apportando grandi benefici, sia economici che ambientali climatici. Secondo l’Iea, la strategia per un "mondo efficiente" dovrebbe essere supportata attraverso maggiori investimenti, a tutti i livelli, nella capacità di governance e di gestione dell’efficienza energetica e dell’uso efficiente delle risorse naturali.

Poiché l’obiettivo climatico di limitare l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C sta diventando sempre più difficile da raggiungere, il "mondo efficiente" proposto dall’Agenzia rappresenta una possibilità per guadagnare tempo prezioso, nella speranza di giungere, prima o poi, ad un vero accordo globale sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.

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