il Punto Coldiretti

Ambiente, verso la Carta Europea dell’Agricoltura per le Aree Protette

Europarc Federation è impegnata a livello europeo a promuovere l’agricoltura sostenibile nei Parchi. Per l’Italia questo aspetto è di fondamentale importanza, poiché la connessione tra natura, paesaggio e attività agro-silvo pastorali (e le conseguenti produzioni locali di qualità) rappresenta uno degli elementi di attrattiva e valore del territorio, nelle aree protette e non solo. Europarc Federation intende, quindi, elaborare una Carta Europea dell’Agricoltura per le Aree Protette seguendo un processo  simile a quello che ha condotto  alla Carta europea del turismo sostenibile.

In seguito a tale obiettivo, Federparchi ha deciso di organizzare, in coincidenza con la Giornata Europea dei Parchi, un momento di confronto sul tema dell’agricoltura nelle aree protette allo scopo di verificare se esistono i presupposti condivisi,  per promuovere in tali contesti le buone pratiche agronomiche instaurando un percorso di  collaborazione tra i gestori delle aree protette e le diverse categorie economiche (agricoltori, allevatori, pescatori artigianali) che traggono reddito e contribuiscono al governo dell’ambiente.

Coldiretti ha dato disponibilità a partecipare ad un percorso condiviso con tutti i soggetti che insistono nelle aree protette, auspicando che questa sia l’occasione per riconoscere il ruolo attivo dell’agricoltura nel garantire la sostenibilità e trovare soluzioni concrete affinché l’attività di coltivazione e di allevamento possa essere svolta eliminando le conflittualità che per lungo tempo hanno inficiato tale rapporto.

In proposito, Coldiretti ha sottolineato che sul piano del metodo un’ esperienza utile da inserire nella Carta, è quella degli accordi agroambientali strumento adottato con successo nelle Marche. Si tratta di un impegno sottoscritto dagli imprenditori agricoli di un particolare limitato territorio a fronte di compensazioni effettuate a valere sulle misure agroambientali del Piano di Sviluppo Rurale. L’accordo coinvolge ed aggrega attorno ad una specifica criticità un insieme di soggetti pubblici e privati che condividono un progetto in grado di attivare una serie di interventi coordinati atti al superamento ed alla mitigazione della criticità stessa.

Coldiretti ha, poi, evidenziato che come un quarto dell’agricoltura italiana sia esercitare nelle aree protette per cui tutte le varie forme di agricoltura sostenibile e non solo quella biologica,  sono compatibili con i parchi e Natura 2000  nella misura in cui sono poste in essere pratiche agronomiche a basso impatto ambientale (ad esempio le imprese agricole che aderiscono al Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata). Pertanto, ha espresso contrarietà a che nei siti Nat2000 e nei parchi sia imposta  obbligatoriamente l’agricoltura biologica che deve restare una scelta a discrezione dell’impresa agricola,  mentre ciò che è essenziale è che le pratiche messe in atto,  determinino un accertato beneficio di carattere ambientale.

Sul piano delle compensazioni del reddito agricolo, Coldiretti ha sottolineato come occorra risolvere i problemi che fino ad oggi hanno impedito di procedere al pagamento delle indennità Nat2000 senza le quali non è pensabile garantire un ruolo attivo delle imprese nell’offerta di servizi ecosistemici.

E’ poi importante comunicare ai consumatori il valore aggiunto degli alimenti ottenuti nelle aree protette per cui appare indispensabile che si investa anche in azioni di vero e proprio marketing territoriale e garantire la realizzazione di un progetto coerente di valorizzazione dell’agricoltura sostenibile nelle aree soggette a vincolo ambientale al fine di evitare situazioni paradossali in cui si promuove, ad esempio, l’agricoltura biologica, ma poi l’Ente gestore del parco impedisce la realizzazione di un punto di vendita diretta dei prodotti ottenuti nelle aziende. 

Con l’incontro si è voluto dare  avvio ad un percorso finalizzato a rendere riconoscibile e di qualità non un prodotto (per il quale esistono già sistemi di certificazione consolidati di processo e di prodotto), ma un territorio. Si è voluto, quindi, porre le condizioni perché nasca un patto tra i soggetti che si occupano del territorio soggetto a tutela ambientale: fra associazioni, enti gestori e soggetti economici responsabili delle produzioni.

Nel patto che è stato raggiunto devono essere posti  obiettivi minimi relativi alle pratiche agricole, all’uso della chimica, ai rifiuti e alle opportunità di riciclo, ma soprattutto alla tutela della terra, che dovrà essere dinamica, efficace e partecipata. Saranno previste forme di premialità e quindi è stato evidenziato che è necessario sia garantita l’attivazione delle indennità dei PSR relative a Natura2000.

Tutti i partecipanti all’incontro si sono trovati d’accordo su tali premesse e sugli obiettivi finali. Rimangono alcune criticità, che riguardano, principalmente, usi e pratiche agricole potenzialmente in contrasto con le necessità di tutela e di sostenibilità ma, ormai, si osserva come molti comparti agricoli tendano a porre in essere pratiche finalizzate a ridurre l’impatto ambientale derivante dai mezzi di produzione impiegati e dai rifiuti nonché a contenere  i consumi acqua ed energia.

E’ stato proposto, quindi, di individuare e mantenere un gruppo di lavoro composto dai rappresentanti dei vari partecipanti alla riunione. Tale gruppo avrà l’obiettivo di individuare e promuovere temi e esperienze condivise e di armonizzare il lavoro. Iniziative analoghe a quella svolta a Roma il 24 maggio saranno organizzate nel resto d’Italia, anche per raccogliere esperienze e istanze da soggetti e comparti diversi, promuovendo azioni trasversali per aree geografiche. Si pensi al mondo della ricerca applicata e alle associazioni di produttori del biologico.

Un momento fondamentale del processo e della proposta sarà quello dedicato al monitoraggio dell’efficienza e dell’efficacia delle strategie e delle azioni messe in campo. Monitoraggio che deve essere applicato ai risultati in campo di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Lo scopo finale del processo sarà quindi quello di proporre un "modello italiano" per la Carta europea per l’agricoltura.

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