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Biodiversità, la Corte dei Conti Ue bacchetta la Commissione

La Corte dei Conti Ue bacchetta la Politica agricola comune per i mancati risultati ottenuti nel contrastare il declino della biodiversità nei terreni agricoli. Il verdetto è pesante: la Pac non è stata efficace nell’invertire un fenomeno che dura ormai da decenni. Ed è l’agricoltura intensiva a finire sul banco degli imputati. La relazione pubblicata il 5 giugno evidenzia “carenze nella strategia dell’Ue sulla biodiversità fino al 2020 e nel suo coordinamento con la Pac.

Inoltre – aggiunge la Corte – il monitoraggio operato dalla Commissione sulla spesa Pac per favorire la biodiversità è inaffidabile e la maggior parte dei finanziamenti ha scarso impatto su di essa. Alcuni regimi della Pac hanno maggiori potenzialità ai fini del miglioramento della biodiversità, ma la Commissione e gli Stati membri hanno privilegiato le opzioni a basso impatto”.

Lo studio evidenzia una perdita del numero e delle varietà di specie che vivono sui terreni agricoli: “dal 1990 le popolazioni di uccelli e di farfalle comuni presenti nei terreni agricoli, buoni indicatori di cambiamento, sono diminuite di oltre il 30%”. Ma si è persa anche la diversità della vegetazione. La relazione ricorda che nel 2011 la Commissione europea aveva approvato una strategia per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020. Ma dai monitoraggi svolti in alcuni Paesi (Cipro, Germania, Irlanda, Polonia e Romania) non è emersa un’azione della Pac efficace a contrastare il declino della biodiversità, grave minaccia per l’agricoltura e l’ambiente.

Il bilancio negativo è attribuito dalla Corte al fatto che la strategia Ue sulla biodiversità fino al 2020 non aveva stabilito valori obiettivo misurabili per l’agricoltura. Un altro elemento di criticità è stato individuato nello ” scarso coordinamento tra le politiche e le strategie dell’Ue riguardanti la biodiversità che non ha consentito, ad esempio, di affrontare il problema del declino della diversità genetica, un sottoinsieme della biodiversità”. E ancora, l’inaffidabilità del monitoraggio delle spese Pac a beneficio della biodiversità. Per la Corte non sono riusciti a centrare l’obiettivo neppure alcuni requisiti previsti per i pagamenti diretti, in particolare per “l’inverdimento”, e “la condizionalità” .

Da queste considerazione parte dunque la raccomandazione alla Commissione: coordinare meglio la strategia sulla biodiversità fino al 2030, potenziare il contributo dei pagamenti diretti e dello sviluppo rurale alla biodiversità nei terreni agricoli, consentire una più precisa tracciabilità delle spese finanziate ed elaborare indicatori affidabili per valutare l’impatto della Pac.

La Corte ribadisce il ruolo chiave della Ue nella protezione della biodiversità tenendo conto anche degli impegni finanziari. Per il periodo 2014-2020, la Commissione ha previsto di spendere 86 miliardi di euro (circa l’8 % del bilancio a lungo termine Ue) per la biodiversità, di cui 66 miliardi di euro provenienti dalla Pac.​​

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