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Biologico e biodinamico: nel ddl le mille facce della sostenibilità

L’approvazione al Senato del Disegno di legge sul biologico di qualche giorno fa è stata salutata da Coldiretti in maniera positiva: una legge che mette in campo utili strumenti di sviluppo per il settore. Un disegno di legge equilibrato, che anticipa la messa in campo delle annunciate strategie operative da parte dell’Unione Europea secondo gli indirizzi del green new deal.

Nel testo di legge, che dovrà ancora essere votato alla Camera, vengono previste novità interessanti, a partire dal logo italiano per il biologico “made in Italy” ed anche la previsione di una delega al governo per migliorare il sistema di controllo attualmente in vigore.

Tra le diverse norme introdotte, il punto che ha suscitato discussioni è quello che prevede, al comma 3 dell’articolo 1, l’equiparazione al biologico dei diversi metodi di produzione basati su preparati e specifici disciplinari, applicati nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione Europea e delle norme nazionali in materia di agricoltura biologica.

La norma ha l’obiettivo di dare delle regole chiare ad un variegato mondo di agricolture “alternative” che, attraverso il riconoscimento delle regole europee del biologico e la relativa certificazione, potrebbero trovare una chiara definizione ed un nuovo inquadramento normativo. Parliamo ad esempio di “permacoltura”, “agricoltura rigenerativa”, “agricoltura simbiotica”, “naturale” e tante altre ce ne sono.

Tra queste anche l’agricoltura “biodinamica”, espressamente richiamata nel testo di legge che è, tra quelle sopracitate, certamente la forma più diffusa in Italia, con circa 4.000 aziende che la praticano, ed un fatturato importante ed in forte crescita, soprattutto nei mercati del nord Europa, che apprezzano e valorizzano in termini economici il biodinamico made in Italy.

Il biodinamico tra l’altro è già inserito a pieno titolo nelle regole del biologico in quanto il suffisso “bio” presente nella sua denominazione, può essere utilizzato nelle etichette delle produzioni alimentari solo se il prodotto è certificato ai sensi della normativa europea sul biologico.

Il biodinamico non certificato ai sensi della normativa sul biologico, sarebbe infatti immediatamente sottoposto a sequestro, come tutti i prodotti che riportano termini tutelati da regole europee, senza averne l’autorizzazione.

Si tratta quindi di aziende che già rispondono ai requisiti europei e nazionali dell’agricoltura biologica e che quindi già hanno diritto, come tutte le aziende biologiche, anche ai contributi che l’Europa e le Regioni prevedono per sostenere questo tipo di agricoltura.

Occorre tra l’altro considerare il disciplinare del biodinamico nel suo insieme, senza limitare lo sguardo ad alcuni aspetti di chiara derivazione filosofica. Vi si trovano delle prescrizioni di assoluto rigore agronomico: la presenza di animali in azienda con l’obiettivo del ciclo chiuso, la cura per la gestione della fertilità del suolo ed una manicale attenzione alle lavorazioni dei terreni, l’applicazione rigorosa di rotazioni colturali, la gestione dei patogeni e delle malattie senza ricorso ad input chimici di sintesi. Si tratta di regole che, prendendo come base il disciplinare europeo per il biologico, ne valorizzano i principi attraverso prescrizioni specifiche e vincolanti.

Nelle aziende biodinamiche si pratica quindi un metodo produttivo il cui obiettivo è la sostenibilità. Un metodo produttivo di elevatissimo valore ambientale ed economico, la cui applicazione consente di ottenere prodotti di eccellenza qualitativa, apprezzati in ogni parte del mondo.

L’attenzione della scienza sui più diversi aspetti della produzione del cibo è sempre auspicata, al fine di comprendere e valorizzare le migliori pratiche agricole che possono essere messe a disposizione degli agricoltori, in modo da favorire scelte imprenditoriali sempre più consapevoli.

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