il Punto Coldiretti

Coltivazione della patata, come è cambiato lo scenario di difesa fitosanitaria

Nell’ambito di un recente convegno organizzato da Unapa a Molinella (Bologna) si è fatto il punto sulla situazione della pataticoltura italiana dal quale è emerso come il comparto attraversi una fase complessa di nuovi adattamenti tecnici che vanno dal settore della fitoprotezione, a quello della «preparazione» alla raccolta (trinciatura, terminazione chimica), fino alla fase di stoccaggio post-raccolta.

Alcuni di questi adattamenti vanno considerati ‘epocali’ (post-raccolta) perché possono incidere anche molto su alcune caratteristiche merceologiche con dirette ricadute commerciali. Le linee tecniche della difesa fitosanitaria mutano continuamente e sono fortemente influenzate dal calo complessivo di sostanze attive disponibili a causa delle revoche di numerose sostanze attive decise dall’UE.

Secondo i dati illustrati dal Crea, a dicembre 2019, su 214 erbicidi impiegabili in passato nell’agricoltura italiana, oggi ne restano 130 (-40%) su 186 insetticidi, ne restano 108 (-42%), con i geoinsetticidi crollati da 49 a soli 17 (-65%), aprendo vuoti nella gestione di alcuni parassiti terricoli come gli elateridi, i quali sono in grado in alcune zone di arrecare danni gravissimi ai produttori di patate. Inoltre, su 184 fungicidi ne restano 150 (-19%).

Per quanto concerne specificatamente i geoinsetticidi granulari a difesa della patata, il quadro è profondamento mutato: vietati i neonicotinoidi e revocati etoprofos e clorpirifos restano impiegabili solo tre piretroidi (cipermetrina, teflutrin e lambda-cialotrina) ed un agente di biocontrollo il Metharizium brunneum qualora sia autorizzato l’uso d’emergenza per la campagna in corso.

Pertanto, negli ultimi anni, le restrizioni all’uso di sostanze attive hanno portato a una significativa riduzione dei mezzi di lotta fitosanitaria a disposizione, in Italia, per la coltura della patata che anche a causa delle diverse problematiche fitosanitarie ha visto ridurre la produzione nell’arco di dieci anni da 44.290 ha pari a 1.206.569,5 t. di produzione nel 2010 a 33.342 ha e 1.020.983,9 t. nel 2019 (fonte Istat).

La difesa chimica non è più sufficiente per avere una coltura “sana” in tutto il suo ciclo. Oltretutto, la produzione integrata è ormai un obbligo non solo a causa delle norme comunitarie, ma è un requisito indispensabile se si vuole collocare il prodotto sul mercato. sulla difesa fitosanitaria di tale coltura. Sono state suggerite alcune tecniche per le diverse fasi colturali (semina, diserbo, sviluppo fogliare, raccolta) in cui si applica la strategia di difesa fitosanitaria.

Per quanto riguarda la semina, al fine di controllare la rizottoniosi, nota malattia fungina tellurica della patata, occorre evitare semine troppo precoci con temperature del suolo inferiori a 7°C. Considerata la vita del fungo all’interno del terreno è fondamentale trattare alla semina tutte le varietà. Attualmente, è consentito l’uso delle sostanze attive azoxystrobin (da impiegare non irrorando direttamente il tubero), flutolanil, fluxapyroxad e tolclofos metile, quest’ultimo impiegabile per la concia in pre-semina. Per quanto concerne la lotta agli elateridi si rimanda all’articolo “Elateridi della patata, le strategie per combatterli” (https://www.ilpuntocoldiretti.it/attualita/ambiente/elateridi-della-patate-le-strategie-per-combatterli).

Per il diserbo, in fase di pre-emergenza, la strategia consigliata in presenza di inerbimento semplice prevede il ricorso alla miscela pendimentalin+aclonifen+ metribuzin. In caso di inerbimento complesso con presenza di suoli argillosi è consigliata la miscela pendimentalin+aclonifen+clomazone mentre in caso di prevalenza di graminacee su suoli sabbiosi pendimentalin+aclonifen+ metribuzin+flufenacet. In post-emergenza in presenza di graminacee e dicotiledoni è consigliato il ricorso all’abbinamento rimsulfuron+olio di colza nonché al metribuzin.

Per quanto concerne la lotta alla dorifora, a seguito della revoca dei neonicotinoidi, non esiste più un trattamento risolutivo contro tale temibile fitofago per cui la strategia richiede alla prima infestazione il ricorso ad acetamiprid non anticipando troppo il trattamento per favorire una maggiore espansione dell’apparato fogliare e quindi l’assorbimento del principio attivo. In caso di infestazioni successive sono consigliati metaflumizone, clorantaniliprole e spinosad, quest’ultimo utile anche per produzioni biologiche.

Contro la peronospora, quest’anno non è più impiegabile il metalaxyl e sono stati ridotti i trattamenti con ametoctradin da 3 a 2 per anno. Altra avversità importante è l’alternariosi che provoca macchie necrotiche, scure e tondeggianti che si evolvono in anelli concentrici. I primi sintomi si hanno sulle foglie basali, poi si diffondono nell’apparato fogliare e, a volte, nel fusto che presenta zone superficiali brune. La malattia è favorita da temperature superiori a 20°C con umidità maggiore del 60%. I periodi di siccità alternati da periodi piovosi e stress nutrizionali favoriscono l’insorgere della malattia. L’agente patogeno si sviluppa in genere dal mese di giugno e predilige temperature elevate. Le varietà più sensibili sono generalmente quelle precoci (ma è stata rinvenuta anche su varietà ‘Vivaldi’ e varietà a pasta viola). Le sostanze attive attualmente ammesse sono difeconazolo, mandipropamide e zoxamide.

La lotta alla peronospora ed all’alternariosi comporta la necessità di osservare alcune precauzioni agronomiche volte a limitare l’uso dei fungicidi, ad esempio:
 ridurre la conservazione invernale e l’inoculo primario interrando i residui ed eliminando gli infestati ospiti;
 attuare rotazioni ampie e con colture non ospiti;
 scegliere varietà tolleranti;
 limitare in generale gli stress di natura abiotica assicurando una fertilità del suolo adeguata, gestendo correttamente l’irrigazione, per non allungare troppo il periodo di bagnatura fogliare

Per quanto concerne la raccolta in fase dal 2020 non è più possibile usare il diquat quindi occorre attrezzarsi per effettuare la trinciatura della parte aerea con macchine specifiche. Successivamente alla trinciatura occorre disseccare i monconi di fusto residui: a tal fine, i disseccanti ammessi sono il pyraflufen-etile ed il carfentrazone-etile. Per entrambi i disseccanti citati è importante far trascorrere un lasso di tempo di almeno 10-12 giorni, prima della raccolta, successivamente al disseccamento.

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