il Punto Coldiretti

Difesa fitopatologica del riso: autorizzata in via definitiva la Napropamide

Il Ministero della Salute ha autorizzato in via definitiva con un provvedimento di estensione d’impiego, la napropamide sul riso, in semina interrata a file. La risicoltura italiana ha, quindi, definitivamente a disposizione un nuovo ed originale meccanismo d’azione per la complicata gestione delle infestanti in risaia. La sostanza attiva è stata sostenuta da Coldiretti negli anni antecedenti con richieste di usi d’emergenza in attesa appunto di tale decreto.
Si tratta di un diserbante ad azione antigerminello in quanto agisce sui semi in germinazione e sulle piantine delle infestanti nelle prime fasi di sviluppo.

Non esplica invece alcuna azione nei riguardi delle infestanti già nate al momento del trattamento. La napropamide è molto selettiva verso un gran numero di specie coltivate, ciononostante possiede uno spettro di azione verso le infestanti molto ampio che comprende sia le monocotiledoni(graminacee e non graminacee) che le dicotiledoni annuali.

Il riso è una coltura che ha rilevanti problemi sotto il profilo della difesa fitopatologica, essendo venute meno, a seguito dei diversi processi di revisione – prima della direttiva 91/414/CEE e poi del successivo reg.(CE) 1107/2009 – diverse sostanze attive. La gestione delle infestanti resistenti è diventata la problematica più importante.

La tradizionale tecnica di coltivazione prevede la monocoltura, con la semina in acqua del riso ed un mantenimento della sommersione dei campi per l’intera stagione colturale. La problematica del controllo delle malerbe in risaia sta assumendo contorni preoccupanti a seguito di una combinazione di fattori. Da un lato, i principi attivi ad azione erbicida disponibili sono in netta riduzione come conseguenza sia del processo di revisione dell’elenco delle sostanze attive autorizzate che dello scarso interesse a registrare nuove sostanze attive per una coltura che, all’interno della Unione europea, assume rilevanza economica solo in Italia.

Dall’altro lato, la maggioranza degli erbicidi impiegabili afferiscono a pochissime famiglie chimiche. Tutto ciò, insieme all’esplosione del fenomeno delle resistenze, che riguarda un numero elevato di specie infestanti ed è in esponenziale incremento da alcuni anni, delinea una situazione assai critica.

In particolare, si segnalano notevoli difficoltà per il diserbo del riso seminato in sommersione, per assenza di principi attivi impiegabili in presemina che posseggano un adeguato spettro d’azione, in particolare, contro le Alisme ed i Giavoni ALS – resistenti.

Gli erbicidi disponibili per l’impiego in risaia con meccanismi d’azione (MoA) sono, oramai, pochissimi ed ancor meno quelli utilizzabili nelle epoche di pre-semina o pre-emergenza, cioè quelli capaci di ridurre in maniera consistente la “banca semi” delle infestanti presenti nelle risaie e consentire in tal modo un progressivo miglioramento della situazione relativa alla presenza di malerbe.

Oltretutto, da quest’anno, non è stato più possibile impiegare il principio attivo che ha rappresentato, per un ventennio, il cardine del diserbo di pre-semina e pre-emergenza delle risaie italiane: oxadiazon, infatti, non è stato ri-autorizzato dall’Unione europea.

Dal 2019 le criticità si sono ulteriormente accentuate non essendo stato concesso l’impiego in deroga a due sostanze quali propanile e quinclorac, di grande efficacia nel diserbo di post-emergenza e rese disponibili, invece, negli anni precedenti. Tutto questo, mentre altri Stati membri dell’Unione europea, produttori di riso e forti concorrenti degli agricoltori italiani (Grecia e Spagna), hanno concesso l’uso in deroga a sostanze quali propanile e molinate.

In questo quadro, l’autorizzazione definitiva della napropamide è senz’altro una novità molto positiva ed oltretutto è già ben conosciuta per la sua efficacia sia dagli agricoltori che dalle strutture di assistenza tecnica come l’Ente Nazionale Risi, che avendola a lungo sperimentata ha potuto confermare la selettività sulla coltura e l’ottima capacità di controllo, oltre che su Giavoni ALS-resistenti, Cyperacee, Heterantera ed Alisme, anche su Digitaria, Setaria, Panicumdicotomiflorum ed altre Graminacee (incluso Leptochloafascicularis), nonché su Portulaca.

Tale intervento, come testimoniato dalla sperimentazione degli organismi ufficiali, nonché dall’esperienza diretta di molti risicoltori, consente il controllo di importanti malerbe per un periodo di tempo sufficientemente prolungato, prima dell’esecuzione dei successivi trattamenti di post-emergenza (in epoca precoce o normale) con i consueti principi attivi inibitori ALS ed ACCasi o con il nuovo formulato a base di florpyrauxifen-benzyl. Si sottolinea, inoltre, come la sostanza attiva napropamide sia dotata di un ottimo profilo eco tossicologico e non manifesti alcuna residualità nella granella.

La filiera risicola italiana vanta 4.265 produttori agricoli, con circa 5.000 addetti, 100 industrie di trasformazione di cui 6 detengono complessivamente più del 50% del mercato e 75 pilerie presenti sul territorio. La produzione annua di riso lavorato si attesta intorno a 1 milione e mezzo di tonnellate che rappresenta il 46% della produzione totale europea: viene collocato per il 10% sui mercati transfrontalieri, per il 35% sul mercato italiano e per il 55% sul mercato interno. Il fatturato ottenuto dalla vendita di riso greggio da parte dei produttori è pari a circa 1 miliardo di euro ed anche il fatturato ottenuto dalla vendita di riso lavorato da parte delle industrie di trasformazione, è sostanzialmente corrispondente.

Tuttavia, il riso italiano subisce una fortissima concorrenza, da parte dei paesi extracomunitari ed asiatici, dove la mancanza del rispetto della normativa sul lavoro ed i bassi requisiti del processo di lavorazione, consentono di esportare il riso lavorato ad un prezzo riferito al grezzo inferiore ai 200 euro a tonnellata, pari a circa la metà di quanto costi produrlo in Italia, dove sono rigorosamente rispettate le norme sull’impiego dei fitofarmaci, sulla tutela della salute, sulla sicurezza alimentare e ambientale.

Nella campagna 2019-2020 sono state importate 17.631 t. da Paesi extra Ue, in primis dal Pakistan, dato che evidenzia l’importanza di promuovere lo sviluppo della produzione di riso italiano per rispondere alla domanda dei consumatori anche in termini di qualità, considerato che in tutti gli Stati esportatori, il riso è coltivato con l’impiego di fitofarmaci vietati in Italia da tantissimi anni per l’elevato profilo di tossicità ed ecotossicità.

In sostanza, il riso made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa non solo attraverso l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, ma facendo in modo che i risicoltori non siano danneggiati dall’assenza di sostanze attive adatte a combattere i problemi fitosanitari che riguardano tale coltura e per i quali, al momento, non esistono sostanza alternative.

Nel 2020 risulta una superficie totale di 227.319 ettari con un lieve aumento dell’1,6% rispetto al 2018 (217.195 ettari) ma con una riduzione del 4,5% rispetto al 2017 (229.547 ettari) sulla quale ha certamente inciso la mancata autorizzazione in deroga di due formulati che hanno avuto un ruolo strategico nella lotta fitosanitaria alla coltura (propanile e triciclazolo). A livello europeo, l’Italia è seguita, sul piano della produzione, da Spagna (30% della produzione europea) e, con quote nettamente inferiori, da Grecia, Portogallo e Francia (rispettivamente 8%, 6% e 4%).

Risulta importante tutelare, pertanto, la competitività di una coltura che ha un ruolo chiave nell’economia e nella conservazione di vaste aree del territorio anche sotto il profilo della biodiversità visto che le risaie sono fondamentali per la sopravvivenza di molte specie ed organismi. Infatti, il riso migliora sensibilmente la sostenibilità ambientale e ha un’importanza fondamentale per il mantenimento di alcuni ecosistemi, per la qualità delle acque, la lotta contro la salinizzazione dei terreni e per la difesa della biodiversità. Il valore ecologico e naturalistico delle risaie è, inoltre, funzionale alla struttura e gestione dei campi, del paesaggio e della rete idrica associati.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi