il Punto Coldiretti

Inquinamento da nitrati: la Commissione Ue richiama le Regioni al rispetto della direttiva

La Commissione europea ha notificato al Ministero degli affari esteri una nuova lettera di messa in mora in relazione ai presunti inadempimenti dell’Italia per quanto riguarda l’applicazione della direttiva nitrati (il riferimento è alla direttiva 91/676/CE).

I punti che hanno ad oggetto le singole contestazioni riguardano la modifica della rete di controllo a causa della rotazione delle stazioni; la mancata designazione di ulteriori zone vulnerabili nonché l’assenza di misure aggiuntive e di azioni rinforzate.

La procedura non riguarda l’intero Paese bensì è frammentata con riguardo all’esame della disciplina regionale salvo che per un ulteriore profilo relativo ai periodi in cui l’applicazione al terreno di fertilizzanti viene dichiarata dalla Commissione non compatibile con la direttiva.

La Commissione è stata, infatti, informata da una “denuncia” dell’esistenza di un parere del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che ha consentito di provvedere, in deroga al calendario invernale, all’impiego di concimi organici, contestando la mancata allegazione di informazioni scientifiche e tecniche con assoluta mancanza di fondamento in ragione del calendario metereologico e delle effettive capacità di assorbimento dell’azoto in campo.

Per quanto riguarda le precedenti contestazioni alle singole Regioni si evidenzia come nei confronti di Basilicata, Lazio e Marche risulta mossa l’obiezione di non aver realizzato una adeguata rete di stazioni per la registrazione dei dati, mentre si rileva che in Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia, Umbria e Veneto devono ancora essere designate le zone vulnerabili ai nitrati del periodo 2012-2015. Infine, sempre con riferimento al periodo 2012-2015, la Commissione osserva come non siano state adottate misure aggiuntive o azioni rinforzate necessarie per conseguire gli obiettivi della direttiva con riferimento all’inquinamento da nitrati in Campania, Marche, Lazio, Puglia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Umbria.

Non si può non constatare, tuttavia, come la procedura avviata si presenti fortemente deficitaria sul piano tecnico tenuto conto che i pretesi adempimenti, al di là della ricognizione delle stazioni di controllo delle acque, risultano legati alla prova dell’effettivo contributo delle fonti agricole al problema dell’inquinamento delle acque.

Sarà, dunque, compito delle Regioni escludere che in relazione al concorso anche di altre fonti industriali e soprattutto civili, quello imputato alla zootecnia possa considerarsi non significativo tenuto conto che secondo la Corte di giustizia si è in presenza di un apporto significativo quando l’agricoltura sia responsabile per il 17% dell’azoto totale in un determinato bacino. In assenza di questa dimostrazione, viene meno qualsiasi dovere in capo alle Regioni di estendere il perimetro delle zone vulnerabili e di adottare misure aggiuntive.

Si ricorda, infine, che ai fini della realizzazione dei principi europei in materia di economia circolare, la Commissione dovrebbe valutare le misure necessarie per assicurare la promozione del biodigestato, tenuto conto dei notevoli benefici derivanti dall’adozione di una disciplina adeguata. Infatti, l’impiego del digestato come prodotto fertilizzante equiparabile a quelli chimici, risulta strategico per i numerosi vantaggi che derivano non solo ai fini dello spandimento in zone vulnerabili ai nitrati ma anche ai fini dello sviluppo di una filiera zootecnica più sostenibile e competitiva sotto il profilo ambientale.

Non ultimo, nell’ambito del riordino dell’intera disciplina in materia di acque una direttiva, come quella in materia di nitrati, risalente agli anni ‘90 appare disallineata rispetto alla realtà, come dimostra il tema dello spandimento invernale dei liquami che risulta funzionale ai cambiamenti climatici in atto che rendono estremamente complesso determinare a priori, una volta per tutte, il periodo in cui è vietato lo spandimento, a causa di condizioni metereologiche avverse che sempre più spesso si verificano con piogge persistenti a carattere alluvionale anche nei mesi invernali con conseguente necessità di ritardare il periodo delle semine autunnali.

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