il Punto Coldiretti

Prandini: alla bonifica un ruolo chiave per contrastare i cambiamenti climatici e il dissesto

La bonifica giocherà un ruolo centrale nell’azione di contrasto ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico come quando modificò il territorio trasformando zone paludose in terreni coltivabile. Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha evidenziato la funzione strategica dell’azione di tutela del territorio non con l’utilizzo del cemento per contenere montagne e colline, ma creando le condizioni per evitare lo spopolamento e tra queste ha indicato anche la gestione della fauna selvatica per garantirne una giusta sostenibilità.

Prandini è intervenuto alla presentazione del volume fotografico “Obiettivo acqua” realizzato da Anbi, Coldiretti e l’associazione Univerde. Commentando le foto il presidente di Coldiretti ha evidenziato la necessità che alle immagini si affianchi la narrazione dei territori, dalla biodiversità alla capacità di accogliere chi vuole visitare quelle bellezze naturali fino alla possibilità di degustare cibi e vini. Ha poi affrontato l’altra emergenza, quella di garantire acqua alla comunità. Per questo ha detto che occorre creare bacini di accumulo. Dall’acqua – ha aggiunto- dipende la qualità del cibo. Ha condiviso l’obiettivo di razionalizzarne l’uso, ma ha anche ricordato che il 45% dell’acqua impiegata dall’agricoltura per l’85% viene restituita. Quanto alle carenze della burocrazia denunciate dal presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzo, ha affermato che non bisogna attendere il mandato della pubblica amministrazione, e ha invitato ad andare oltre “dobbiamo presentare progetti per la gestione del territorio”, coinvolgendo i comuni.

Il presidente dell’Anbi ha denunciato la presenza di molte opere incompiute o non a regime che sarebbero fondamentali per arginare i danni provocati dai fenomeni meteo estremi che solo all’agricoltura, secondo i dati Coldiretti, sono costati 14 miliardi negli ultimi dieci anni.

Sul territorio italiano –ha spiegato – sono presenti 539 dighe che potrebbero contenere 7 miliardi di metri cubi di acqua, ma non riescono a essere messe a regime. Mentre sono 100mila gli ettari a rischio desertificazione a causa del surriscaldamento. Tra le regioni in cui più alto è l’allarme ci sono la Sicilia (70% del territorio), il Molise (58%), la Puglia (57%) e la Basilicata (55%), mentre Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Campania e Sardegna sono tra il 30 e 50%. Secondo l’Anbi molte responsabilità sono da attribuire alla burocrazia. Oggi occorrono 11 anni per realizzare un’opera dal valore superiore a 10 milioni:3,5 anni per il progetto, 5 anni per la realizzazione, 1,4 anni per la gara d’appalto e 1,1 per il collaudo.

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