il Punto Coldiretti

Cinipide del castagno, in cinque anni produzione tricolore dimezzata

E’ drammatica la crisi in Italia del settore della castanicoltura a causa della diffusione in Italia del cinipide (Dryocosmus kuriphilus) organismo nocivo arrivato in Italia dalla Cina alcuni fa. Sono molto preoccupanti i dati diffusi dall’Assemblée des Régions d’Europe Fruitières, Légumières et Horticoles (Areflh),  tenutasi a Leon, in Spagna,  dai quali risulta che mentre nel 2008, in Italia, la produzione di castagne e marroni  era di oltre 55.000 tonnellate fra marroni e castagne, a causa degli attacchi del Cinipide,  la produzione è crollata del 50% riducendosi a circa 25.000 tonnellate nel 2013. 

Per il 2014, non ci sono ancora dati precisi, ma non saranno ancora riscontrabili gli effetti positivi della lotta biologica condotta ricorrendo al parassitoide Torymus sinensis che, sperimentato in altre parti del mondo, sta dando buoni risultati in Piemonte, dove i primi lanci sono stati effettuati 5 anni fa. Gli effetti dell’insetto antagonista si avvertono, infatti, a distanza di 10 anni. Un periodo molto lungo se si considera che solo nel Lazio, la regione che insieme alla Campania (37% della produzione nazionale), al Piemonte (10% della produzione nazionale) ed alla Calabria (18% della produzione nazionale) è tra le maggiori produttrici di castagne (17% della produzione azionale),  assiste impotente, quest’anno,  alla distruzione dei propri castagneti.

Secondo i dati Eurostat, nel periodo 2008-2011, l’Italia rappresenta, in media,  il 40% dell’export europeo di castagne, ma il trend si sta pericolosamente invertendo in quanto dalle 15.900 tonnellate circa del 2010, l’export, nel 2013,  si è ridotto a 11.488 tonnellate, mentre le importazioni sono aumentate da 5.496 a 28.188 tonnellate (elaborazione Coldiretti su dati Istat). I castanicoltori hanno bisogno di risposte in tempi rapidi. Il ricorso al Torymus sinensis dovrebbe essere diffuso in tutte le regioni.

Il Tavolo di filiera frutta in guscio – Sezione castagne, convocato dal Mipaaf, prima della pausa estiva, alla presenza dei rappresentanti regionali, ha ufficializzato, i risultati del progetto Bioinfocast, finanziato dal Mipaaf e coordinato dal Cra – Centro di ricerca per l’agrobiologia e la pedologia di Firenze, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari (Disafa) dell’Università degli Studi di Torino e la società Ats tra le Associazioni del castagno.

Dal 10 aprile al 12 maggio 2014, da parte delle Associazioni castanicole, sono stati consegnati ai Servizi fitosanitari delle Regioni coinvolte nel progetto 1.010 lanci (composti da individui maschi e femmine) del parassitoide allevato presso il DISAFA. Le Associazioni hanno curato l’organizzazione, il prelievo e la distribuzione di un numero doppio di lanci di Torymus sinensis rispetto ai 500 forniti nel 2013.  A questi lanci, si dovranno sommare quelli regionali ricavati dai Centri di moltiplicazione del Torymus sinensis sul territorio nazionale, ormai attivi e già finanziati dal Mipaaf, nel corso del 2011.

La copertura del territorio nazionale castanicolo è stata capillare e il compito del Mipaaf si è concluso con questa fase del progetto. I lanci saranno preoseguiti dalle Regioni negli anni successivi grazie ai Centri di moltiplicazione presenti sui territori, già finanziati dal Mipaaf.  Le relazioni complete dei dati relativi ai lanci e la loro georeferenziazione che perverranno al Mipaaf dalle Regioni verranno pubblicati sul sito internet del Ministero.

Ma quali sono le misure possibili per consentire al settore di tornare ad un  trend positivo di produzione? Innanzitutto il monitoraggio della presenza del Cinipide nelle diverse regioni. A tal fine, è necessario l’inserimento delle superficie castanicole tra quelle monitorate dall’Istat per avere un conteggio certo delle superfici a castagno da frutto, la necessità di modificare la normativa che impedisce l’utilizzo nelle aree protette di organismi non autoctoni, senza i quali la lotta biologica in quelle aree non può essere effettuata  e la necessità che il piano castanicolo venga applicato nella sua interezza.

Il futuro della castanicoltura italiana, come emerso anche dal meeting “Castanea 2014”, tenutosi pochi giorni fa, presso l’Università della Tuscia a Viterbo, richiede il recupero dei vecchi castagneti. Tuttavia, per aumentare la produzione, occorre puntare non solo sulle piante secolari, ma, come hanno fatto francesi, portoghesi e spagnoli, su nuovi e moderni sistemi di irrigazione e di raccolta  meccanica nonché su  varietà  tradizionali ed  ibride.

Secondo Coldiretti, la diffusione del Cinipide del castagno è l’ennesima dimostrazione che la legislazione comunitaria vigente in materia di protezione delle specie vegetali da organismi nocivi deve essere al più presto modificata e, quindi, occorre velocizzare l’iter di approvazione della proposta di regolamento in discussione, DOC. COM(2013) 267, al fine di prevedere norme più restrittive che introducano un sistema chiuso, in caso di rischi alla frontiera di presenza di parassiti nocivi su materiale vegetale tramite la previsione di barriere fisiche o mediante una combinazione di barriere fisiche, chimiche o biologiche che limiti o impedisca il contatto degli organismi con le colture presenti nei diversi Stati membri, in quanto i danni economici sono ormai insostenibili.

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