il Punto Coldiretti

Consorzio Parmigiano nel caos, ora serve una svolta

Serve una decisa svolta nella gestione del Consorzio del Parmigiano Reggiano dopo l’arresto del direttore Riccardo Deserti che è stato scelto dall’attuale dirigenza, la quale cerca ora di far passare sotto silenzio una vicenda a dir poco opaca.

A sottolinearlo è la Coldiretti dopo il provvedimento disposto dalla magistratura che ha colpito i vertici del Consorzio. “Se il Parmigiano Reggiano è il prodotto italiano più falsificato nel mondo denuncia l’organizzazione -, il motivo forse va cercato all’interno dello stesso Consorzio di tutela che più che difendere la tipicità del formaggio alfiere del made in Italy sulle tavole mondiali, manca di trasparenza al suo interno verso le aziende associate ed i consumatori.

Occorre fare subito chiarezza su quanto sta succedendo esattamente nel consorzio del Parmigiano Reggiano con la complicità delle centrali cooperative, sulle scelte poco trasparenti della dirigenza ma anche sui legami oscuri con i produttori di formaggi di imitazione, cosiddetti similgrana, che fanno concorrenza sleale ma che sono presenti nel Consorzio e che attaccano Coldiretti quando difende il vero Parmigiano.

Dopo aver assistito all’appoggio della governance del Consorzio alla costruzione di un mega-magazzino di formaggi, tentativo strisciante di creare una centrale di stagionatura di similgrana proprio nel regno del Parmigiano Reggiano adesso ci troviamo di fronte al silenzio dei dirigenti che nascondono agli associati le indagini della magistratura sul direttore generale.

I vertici del Consorzio, massimi esponenti delle centrali cooperative (ad esempio: il presidente Giuseppe Alai è presidente della Confcooperative di Reggio Emilia) dovrebbero avere, secondo Coldiretti, il dovere morale di assicurare la massima trasparenza a tutela del buon nome del prodotto e delle centinaia di imprenditori che con il loro lavoro assicurano la qualità del vero Parmigiano Reggiano. Purtroppo tutto viene poco eticamente gestito nelle segrete stanze dove vengono prese decisioni oscurantiste che gettano discredito sulla tipicità del ‘Re dei Formaggi’”.

In tutta la vicenda non bisogna dimenticare che solo nell’ultimo anno le importazioni di formaggi similgrana dall’Ungheria hanno raggiunto ben 2,7 milioni di chilogrammi, pari al 10% del totale delle importazioni, e che proprio in Ungheria opera la Magyar, industria casearia, di proprietà di una società italiana a sua volta partecipata da Itaca Società Cooperativa il cui presidente è stato fino all’inizio dell’anno scorso proprio Giuseppe Alai, presidente del Consorzio Parmigiano, che si è dimesso dopo la denuncia di Coldiretti.

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