il Punto Coldiretti

Cresce l’agricoltura biodinamica in Italia e nel mondo

In occasione dei novant’anni dalla fondazione dell’Agricoltura Biodinamica (1924-2014) il settore fa il punto sull’evoluzione di un metodo di produzione nell’ambito di un  Convegno a Firenze al quale partecipa anche Coldiretti e dove si confronteranno i massimi rappresentanti del mondo rurale e della società contemporanea di diverse culture.

Secondo i dati di Demeter International, l’Italia è il secondo paese al mondo per quanto riguarda l’agricoltura biodinamica con 9.003 ettari e 325 imprese agricole, 40 trasformatori e 20 distributori, subito dietro la Germania (68.193 ha e 1431 aziende) e prima della Francia (8.500 ha e 420 aziende). Una realtà, dunque, in crescita se si considera che nel 2010 le aziende erano 209. L’agricoltura biodinamica nel mondo, considerando superfici coltivate ed operatori certificati  da Demeter International e le realtà che non aderiscono a tale ente di certificazione, conta, invece, 280.335 ettari, 8.100 imprese agricole, 1.161 trasformatori e 399 distributori.

La dimensione media aziendale in Italia è tra i 15 ed i 20 ettari, ma ci sono aziende molto grandi che contano centinaia di ettari. Il mercato dei prodotti biodinamici è in espansione anche a causa della  fiducia dei consumatori visto che per il momento non è mai stato toccato da scandali alimentari. Interessante è l’aumento  che si registra in Italia della produzione di vino biodinamico attualmente esportato in Giappone, negli Usa e nei paesi scandinavi.

Da quando nel 1924, a Koberwitz presso Breslau, Rudolf Steiner tenne un ciclo di otto conferenze dal titolo “Impulsi scientifico-spirituali per lo sviluppo dell’agricoltura” gettando le basi di tale metodo di produzione alcuni  agricoltori hanno operato questa scelta. Il metodo si fonda sul concetto dell’azienda agricola come un’entitá chiusa che al suo interno trova tutto ciò che è necessario al proprio funzionamento (da qui nasce l’esigenza dell’importanza del bestiame in un’azienda biodinamica).I due principi che si possono ritenere tipici del metodo di produzione  biodinamico ideato da  Steiner hanno a che vedere con il compostaggio e con le fasi lunari.

Una  parte delle pratiche agronomiche maggiormente usate  nel metodo  biodinamico é il  "sovescio", cioè l’interramento di particolari piante a scopo fertilizzante e la rotazione delle colture. Altre pratiche consistono nell’uso di "preparati biodinamici", ottenuti da letame, polvere di quarzo o sostanze vegetali, in diluizione omeopatica.

In ragione di questi elementi e dell’importanza attribuita alle forze cosmiche ed al concetto di energia vitale il metodo  biodinamico ha un disciplinare di produzione ancora più spinto in termini di basso impatto ambientale e del rispetto del benessere animale rispetto al metodo di produzione biologico, benché non sia come quest’ultimo disciplinato da un regolamento comunitario ad hoc, ma dalle norme di produzione elaborate dall’organismo di certificazione Demeter.

L’agricoltura biodinamica è da qualche anno anche oggetto di studio anche presso le Università. Il Dipartimento di Scienze Agronomiche e Gestione del Territorio della Facoltà di Scienze agrarie di Firenze ha condotto, nel 2009,  degli studi su tale metodo di produzione. Il sito di sperimentazione, grazie all’aiuto della sezione Toscana di biodinamica, ha riguardato due aziende limitrofe, separate da un fosso, pedoclimaticamente comparabili nell’agro pisano. E’ stato applicato a entrambe lo stesso disegno sperimentale: due blocchi randomizzati in ciascuna azienda. Si sono adottate cinque tesi con combinazioni differenti di due trattamenti, 500 e 501 con preparati biodinamici, strumenti operativi chiave di questa particolare conduzione aziendale. Affascinante la loro preparazione, ma ancora più interessante la loro distribuzione. Il preparato 500 é stato distribuito al terreno mentre il 501 è stato utilizzato sulla pianta. La base comune dei due trattamenti è stato un corno di mucca, che nel caso del 500 é stato riempito di sterco e nel caso del 501 di cristallo di roccia finemente triturato. Il corno é stato interrato e dissotterrato dopo sei mesi. Il 500 diventato ormai sostanza umificata è stato fatto sciogliere (250÷300 g) in 40÷60 litri di acqua a 37 gradi, dinamizzato (agitazione ritmica continua per un ora) e poi sparso mediante pompa a spalla sul terreno.

Questa è la quantità utilizzata per un ettaro di terreno. Per il 501 la modalità di preparazione è stata la medesima solo che la quantitá iniziale è 2÷4 g di preparato in 40÷60 litri di acqua. Se ci si sofferma sulla quantità infinitesimale che arriva sia sul terreno che sulla pianta potremmo dire con approccio scientifico che è stata distribuita solo e soltanto acqua dinamizzata. Si tratta di un principio omeopatico. Lo studio  condotto e la rielaborazione statistica dei dati ha portato a constatare che così non è, visti alcuni risultati.

Innanzitutto nell’azienda con metodo biodinamico, rispetto a quella con metodo convenzionale, sono state apprezzate differenze statisticamente significative: maggiori quantitá di carbonio e azoto totale e maggiore attivitá microbica (valori di respirazione microbica basale). Per quanto riguarda l’effetto dei preparati il risultato più interessante si è osservato per quanto riguarda l’effetto del 500; il preparato 500 applicato in parcelle dell’azienda con metodo convenzionale, migliora il rapporto C/N (un parametro fondamentale per valutare la fertilitá di un terreno) portandolo agli stessi livelli dell’azienda biodinamica.

E’ evidente che tale metodo di produzione non consente rese tali da poter soddisfare la domanda mondiale di cibo ma costituisce un modello di riferimento al quale il resto dell’agricoltura, oggi caratterizzata da un modello di sostenibilità, può ispirarsi integrando alcune pratiche agronomiche più tradizionali con altre “alternative” che possono accelerare il raggiungimento dell’obiettivo di “produrre di più per sfamare il mondo”, visto che nel 2050 saremo 9 miliardi di persone,  con il minor impatto ambientale possibile.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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