il Punto Coldiretti

Assemblea Coldiretti, il sostegno all’agricoltura italiana mette d’accordo tutti i partiti

La Coldiretti, in occasione dell’assemblea che si è svolta il 15 e 16 dicembre a Roma ha incassato il consenso pieno da parte di tutti i leader dei partiti politici di maggioranza e opposizione sul Manifesto/Agenda fitto di azioni e battaglie da mettere in campo.

Sul tavolo i dossier più caldi, a partire dalla carne in provetta per arrivare alla necessità di garantire con tutti i Paesi europei e terzi la reciprocità nell’applicazione delle regole per evitare di penalizzare i produttori italiani.
E all’apertura dell’assemblea il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, ha ricordato come la pandemia abbia messo a dura prova il settore ma “la nostra macchina, i nostri imprenditori non si sono mai fermati”.
Il presidente Ettore Prandini ha evidenziato le questioni più importanti, in primis la nuova Pac e il Piano strategico, ma non solo.

Prandini ha ricordato l’obbligo di origine prorogato in Italia, ma che nei piani della Coldiretti va esteso a tutti gli alimenti e in tutta la Ue, l’equa distribuzione del valore lungo la filiera e per questo è importante la normativa contro le pratiche sleali commerciali. A questo proposito il presidente della Coldiretti ha sottolineato, riferendosi alle iniziative promozionali che si intensificano in vista delle feste, che il taglio dei prezzi avviene sulle spalle degli agricoltori e ha dunque parlato di una nuova forma di caporalato che penalizza le imprese.

I soldi che sembrano un risparmio in realtà alla fine si traducono in un costo perché indeboliscono la struttura produttiva, favoriscono l’abbandono delle aziende agricole e così nelle aree più fragili non si contrasta il dissesto idrogeologico che comporta costi aggiuntivi per le comunità. Prandini , tra le proposte concrete, ha lanciato quella di sospendere il principio della prevalenza per quelle attività esercitate in aree colpite da calamità e ha chiesto più attenzione per gli agriturismi che con i ristoranti sono gli ambasciatori del Made in Italy. E a questo proposito ha criticato la mancata applicazione del super bonus del 100% ai fabbricati rurali, un’occasione persa per perseguire la rigenerazione anche del patrimonio mobiliare rurale.

Attenzione è stata riservata all’innovazione: “ E’ stata la Coldiretti a volere contributi triennali. “4.0” è ritenuto uno strumento fondamentale per cogliere le sfide della competitività. E ora chiede un ulteriore salto per arrivare alla cedibilità del credito fiscale sul modello del super bonus per l’edilizia. Ma la madre delle battaglia sarà la carne finta e non solo, perché già si stanno facendo avanti i formaggi sintetici. Sul progetto che punta a smontare la Dieta mediterranea e a promuovere la dieta universale la Coldiretti ha promesso di non dare tregua . Così come non si ferma contro il Nutriscore.

Riflettori sempre accesi poi sul biologico. “Occorre lasciare la massima libertà di scelta alle imprese che devono decidere se puntare sull’agricoltura tradizionale, sul bio o sulla biodinamica, ma è paradossale, per quanto riguarda il biologico, che la nuova legge approvata dal Senato a maggioranza, con un solo voto contrario, sia ferma perché non si riesce a calendarizzarla alla Camera. E sul bio Coldiretti ha chiesto un’etichetta che attesti la provenienza della materia prima, perché oggi il consumatore non è garantito. Per Prandini poi è necessario programmare il futuro del settore secondo nuove logiche, perché un settore chiave di una filiera allargata che vale 575 miliardi e oltre 4 milioni di addetti non può essere guidato con vecchi meccanismi. La priorità è dare prospettive in particolare alle nuove generazioni.

Nel confronto con il presidente della Coldiretti, Prandini e il segretario generale, Gesmundo, i responsabili dei partiti, da Simona Bonafè del Pd a Stefano Fassina di Leu, da Giuseppe Conte del Movimento5Stelle a Carlo Calenda di Azione, da Antonio Tajani di Forza Italia a Matteo Salvini della Lega per finire a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, hanno ribadito il ruolo strategico dell’agricoltura. Bonafè ha evidenziato il legame con i territori e il mix di cultura, arte e sapori che fanno dell’agricoltura la parte integrante dell’identità italiana. E ha ricordato che le sfide oggi si giocano nella Ue. A cominciare dalla battaglia per l’obbligo di origine per tutti i prodotti. No senza appello al Nutriscore ”un’altra battaglia che ci deve vedere uniti”. E ancora equità (alla Coldiretti il riconoscimento di essere stata capofila nella lotta ad agromafie e caporalato) perché altrimenti non si possono avere filiere forti. Bonafè ha affermato che la reciprocità deve essere il principio guida in tutte le azioni.

Fassina ha riproposto il tema degli accordi di libero scambio che vanno valutati sulla base di quello che c’è scritto. Il mercato- ha spiegato- deve servire e non essere padrone. Per il deputato di Leu i punti del manifesto Coldiretti sono di interesse generale dell’Itala che lavora.

Per il presidente del Movimento5Stelle Conte è giusto ragionare sugli asset strategici del Paese e in questa ottica va condiviso il manifesto di Coldiretti. Per Conte bisogna garantire la trasparenza nella filiera perché tutti devono ricevere la giusta remunerazione. Bene la decontribuzione riservata agli under 40 ”dobbiamo costruire un pacchetto per i giovani e avvicinarli ancora di più alle filiere agroalimentare”. Una battaglia condivisa è anche quella contro il Nutriscore ”è sacrosanto il diritto all’informazione, ma con i semafori si forniscono informazioni imparziali e fuorvianti. Bisogna creare le condizioni per ridurre l’import e rafforzare il made in Italy”.

Calenda ha espresso qualche critica sulla transizione verde, perché – ha detto – gli obiettivi sono vicini allo slogan. Oggi si parla di rinnovabili, ma gli agricoltori sanno che costruire un impianto è più complesso che realizzare un gasdotto. L’obiettivo posto di neutralità delle emissioni del 2050 rischia, secondo Calenda, di rendere l’agricoltura Ue meno competitiva. E’ vero che l’agricoltura non corre il rischio di delocalizzazione perché non si sposta, ma si potrebbero crearele condizioni che rendono impossibile continuare a fare l’agricoltore. Il gioco d’attacco per l’agricoltura – ha sostenuto il leader di Azione – va costruito sulla formazione e su hub di innovazione digitale. Per garantire il futuro serve una politica agricola a 360 gradi.

Tajani ha rilanciato sull’economia reale, agricoltura e industria, unico strumento per garantire crescita e occupazione.
Per questo sono necessari finanziamenti sostanziali per affrontare le grandi sfide contro i cambiamenti climatici, perché i problemi ci sono. La politica agricola – ha detto- deve essere difesa a Bruxelles. A partire dal Nutriscore che è un attacco al Made in Italy e alla tutela della salute perché gli italiani sono i più longevi nella Ue anche grazie a quello che mangiano. E soprattutto “non ci piace la dieta genetica”.
Il Paese – ha aggiunto – ha bisogno di agricoltura moderna, ma vanno tutelate montagna e aree interne perché l’agricoltore è il miglior difensore dell’ambiente. E per garantire la presenza degli agricoltori bisogna portare le tecnologie che consentano la connessione.

Anche per Salvini l’etichettatura è una battaglia importante, ma c’è etichetta ed etichetta. Il leader della Lega ha bocciato semafori e Nutriscore perché la “Dieta mediterranea non si può ridurre a 5 colori”. E poi la promessa di cambiare l’ordine dell’agenda: abbiamo sempre rincorso i problemi mettendo toppe a errori fatti d altri, dal riso cambogiano ai cinghiali. Ora ha chiesto, con il contributo della Coldiretti, di giocare d’anticipo mettendo a punto nei primi mesi del 2022 un dossier che non rincorra, ma anticipi i temi, da come trattare gli investimenti nelle filiere alle modalità di conquista dei mercati.

Meloni ha affermato che difendere gli interessi italiani non significa non essere europeisti. Tra i problemi evidenziati in ambito Ue la numero uno di Fratelli d’Italia ha posto gli obiettivi del Green Deal: bene la difesa della natura , ma con l’uomo dentro, per questo occorre valutare – ha spiegato- la compatibilità economica e sociale. Ha poi denunciato come l’Italia importi da Paesi che contribuiscono per l’80% alle emissioni e per la stessa percentuale agli sversamenti in mare. Sul Nutriscore Meloni si sarebbe aspettata più autorevolezza del nostro Governo, perché si tratta di favorire lobby della Gdo e multinazionali a discapito delle eccellenze italiane. Queste aggressioni a cominciare dal vino, tra zucchero e acqua, per finire al Prosek rischiano di portare alla devastazione del sistema delle denominazioni di origine.

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