il Punto Coldiretti

Aumento record dei prezzi mondiali dei cereali, al top da 7 anni

A gennaio 2021 i prezzi dei prodotti alimentari hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da quasi sette anni trainati dalle quotazioni in aumento per cereali, oli vegetali e zucchero con la pandemia da Covid che spinge corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione in uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dell’Indice Fao dei prezzi dei prodotti alimentari, che hanno registrato nel primo mese dell’anno un valore medio di 113,3 punti, con un incremento del 4,3 percento dal dicembre 2020 e un primato rispetto ai valori registrati dal luglio 2014.

Le quotazioni dei cereali hanno registrato un balzo del 7,1% con una punta dell’11,2% raggiunta dal mais (+42,3% su gennaio 2020). A determinare questa situazione, secondo l’analisi, il calo dell’offerta mondiale e il boom di acquisti della Cina.

Il mercato delle commodities sta guardando con attenzione ciò che sta avvenendo in Cina dove i consumi paiono ripartiti a pieno regime. La Cina, infatti, oltre ad essere un grande consumatore di soia, è dopo gli Stati Uniti il paese al mondo che consuma più mais.

In annate normali il paese produce circa 257 milioni di tonnellate ( secondo solo agli Usa con oltre 360milioni di ton ), ma ne consuma circa 280 milioni più o meno 3,5 volte il consumo europeo e oltre 20 volte quello Italiano.

Bene anche i prezzi del frumento saliti del 6,8% per l’effetto congiunto della forte domanda globale e del calo delle vendite della Federazione russa atteso dal prossimo marzo per l’aumento dei dazi all’export.

L’Indice dei prezzi degli oli vegetali è cresciuto del 5,8%. Rialzi dell’8,1% rispetto a dicembre per lo zucchero dovuti anche previsioni di calo del raccolto nell’Unione europea, nella Federazione russa e in Thailandia.

Più contenuto il “ritocco” dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari che si è attestato sull’1,6%. A determinare l’aumento di questi prodotti è stata ancora una volta la vivace domanda della Cina e un minore export da parte della Nuova Zelanda. Si ferma all’1% il rialzo per la carne.

La Fao ha anche pubblicato il bollettino su offerta e domanda dei cereali. Secondo le nuove stime per il 2020 è previsto un aumento record per frumento e riso. Per quanto riguarda l’utilizzo dei cereali il valore a livello mondiale nel 2020/2021 si attesterebbe su circa 2 761 milioni di tonnellate, con 52 milioni di tonnellate in più rispetto alla precedente stagione, mentre per le scorte si profila un calo del 2,2% a 801 milioni di tonnellate, il livello più basso degli ultimi 5 anni.

Sul fronte del commercio la Fao evidenzia un volume di 465,2 milioni di tonnellate (+5,7% rispetto alla precedente stagione).

L’emergenza Covid sta dunque innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.

Proprio per i ritardi infrastrutturali in Italia si trasferiscono solo marginalmente gli effetti positivi delle quotazioni sui mercati internazionali che invece impattano molto più pesantemente sul lato dei costi per le imprese soprattutto impegnate nell’allevamento che stanno affrontando una grave crisi.

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