il Punto Coldiretti

Cinghiali raddoppiati in 10 anni, a Montecitorio la protesta degli agricoltori Coldiretti

Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni i cinghiali in Italia. E’ quanto stima la Coldiretti in occasione del blitz davanti a Montecitorio a Roma di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici. Al fianco degli agricoltori guidati dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini si sono infatti schierati esponenti delle istituzioni, sindaci con i gonfaloni e ai rappresentanti dei sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, dell’ambientalismo e delle associazioni dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Centro Consumatori Italia, Apab e Legambiente che ha condiviso le preoccupazioni alla base dell’iniziativa. Presenti, tra gli altri, anche il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova e il segretario della Lega Matteo Salvini. Un’emergenza nazionale che sta provocando l’abbandono delle aree interne, problemi sociali, economici e ambientali con inevitabili riflessi sul paesaggio e sulle produzioni con le incursioni dei cinghiali che sono arrivati anche all’interno delle città minacciando la sicurezza delle persone. Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne.

Le testimonianze degli agricoltori

C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; c’è chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone. Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais o di girasoli sceglie alla fine di non seminare più. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare.

Diecimila incidenti stradali causati dai selvatici

Quella degli animali selvatici è infatti una minaccia diretta alla sicurezza delle persone con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia. La situazione è drammatica anche sulle strade. In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente.

Italiani e Ue schierati contro i cinghiali

Il risultato è che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Un allarme condiviso dall’Autrorità per la sicurezza alimentare Europea (Efsa) che ha appena lanciato un appello urgente agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana. Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.

La preoccupazione delle istituzioni

Le preoccupazioni dei cittadini sono fatte proprie dalle amministrazioni territoriali come dimostrano le ultime posizioni assunte dai Governatori, dai sindaci e dagli amministratori sui territorio, a partire dalla Conferenza delle Regioni che ha definito i selvatici “un’emergenza nazionale”. Sulla stessa linea l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni che, per bocca del suo presidente Antonio Decaro (primo cittadino di Bari), ha denunciato come i cinghiali rappresentino un problema di sicurezza per i cittadini, chiedendo ai Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole l’attivazione di un tavolo tecnico per capire come arginare il fenomeno. Posizione condivisa anche dall’Upi, l’Unione delle Province italiane, secondo la quale “la moltiplicazione di questi animali sta mettendo in serio pericolo la sicurezza degli automobilisti”.

Prandini: “Nelle campagne una situazione drammatica”

“I risultati dell’indagine sono la prova evidente del fatto che ormai anche la maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici come una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “forti di questo consenso presenteremo delle proposte alle istituzioni per affrontare in maniera efficace il fenomeno e dare finalmente risposte rispetto a una situazione divenuta ormai drammatica tanto nelle campagne quanto nelle città”.

 

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