il Punto Coldiretti

Coldiretti e Filiera Italia chiedono misure forti per salvare l’agroalimentare, impegno dal Governo

E’ una situazione di emergenza di guerra che non si può sottovalutare, l’agroalimentare sta pagando un prezzo altissimo per le conseguenze dell’elevato costo dell’energia che nel resto del mondo non è elevato come in Italia. E se non si interviene con urgenza si rischia la delocalizzazione, per esempio in Paesi come gli Stati Uniti per le condizioni vantaggiose che offrono, in primis quella energetica.

Così il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha sintetizzato il grido d’allarme lanciato dal meglio delle industrie italiane che forniscono cibo in occasione dell’incontro con il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, promosso con Filiera Italia a cui aderiscono 80 big del made in Italy, compresi Eni ed Enel.

Il premier Mario Draghi ha inviato una lettera sottolineando che “l’agricoltura è parte integrante della storia d’Italia, è fondamentale per la nostra economia, è essenziale per la vita di tutti i cittadini”. Nella missiva si ricordano, oltre agli stanziamenti nel Pnrr per il settore, le misure assunte dal Governo sui crediti d’imposta per la spesa in carburanti nel settore agricolo e della pesca, la riduzione dell’Iva e gli oneri di sistema nelle bollette, le garanzie per le piccole e medie imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, i provvedimenti per far fronte alla siccità. E Draghi ha anticipato anche nuovi interventi a favore delle famiglie e delle imprese, anche per il settore agroalimentare.

A introdurre il dibattito tra industriali e il ministro il segretario generale Vincenzo Gesmundo che ha sottolineato come oggi sia a rischio il futuro di un settore strategico come l’agroalimentare. Gesmundo ha messo sotto accusa la politica che sostiene i cibi realizzati in laboratorio e che sta mettendo in cantiere decretazioni “folli” in particolare quella sui pesticidi contro cui – ha detto” non ho mai visto tanta codardia nell’Unione europea”. Ha poi attaccato l’Olanda dove dal 2024 sarà vietata la pubblicità della carne e addirittura non si potrà più consumarla in strada, bandendo così questo prodotto dallo street food.

La situazione è complicata – gli ha fatto eco l’europarlamentare Paolo De Castro perché “siamo sotto attacco delle lobby ambientaliste che si sono unite ad alcuni esponenti della Commissione” e ha affermato che la transizione ecologica va gestita.

Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ha ricordato che le aziende della filiera alimentare non si sono mai fermate e ora per la prima volta non riescono a programmare perché non è possibile capire cosa succederà tra un mese. Il prezzo dell’energia è 16 volte superiore, ma per i nostri competitor lo è meno non più di 10 volte e così l’Italia perde competitività. Aumentano le esportazioni, i prezzi crescono e le famiglie diventano più povere.

Gli imprenditori dal canto loro hanno delineato un quadro a tinte fosche tra chiusure e cassa integrazione. Il presidente Prandini ha messo in guardia dal rischio sempre più concreto che questo possa diventare un tema sociale. E allora rivolgendosi al ministro Giorgetti ha detto che è necessaria una scelta di carattere politico. Bisogna sostenere le attività produttive – ha spiegato – partendo dalle industrie e cooperative. Bisogna riscoprire che fare impresa è un valore aggiunto. E ha ribadito “i provvedimenti devono essere presi da questo esecutivo tenendo conto che il nuovo nella migliore delle ipotesi sarà operativo non prima di novembre”. E allora una considerazione: se si ritiene che le imprese energivore sono strategiche allora è automatico che lo sia anche l’agroalimentare che è la più strategica.

Deve perciò scattare l’equiparazione del credito di imposta. Il mondo agricolo – ha denunciato Prandini – è surclassato dagli aumenti. Ha poi ricordato che ci sarebbero stati molti più impianti a biogas, biometano, eolico e fotovoltaico se non ci fossero stati veti. E ha aggiunto che il pagamento di 0,18 euro dell’energia da biogas è una cifra irrisoria che non copre neppure il costo dell’impianto, il contributo deve arrivare a 0,30 euro.
Un appello dunque al ministro per un’azione politica forte per evitare che l’agroalimentare possa chiudere.

Giorgetti che ha risposto punto su punto a tutte le richieste delle imprese ha affermato che questo è il tempo della politica con la P maiuscola perché con provvedimenti ispirati solo dalla logica finanziaria non si fa ripartire l’economia reale. Il ministro ha espresso con chiarezza la sua linea: “Penso che servirebbe del debito buono, uno scostamento ben indirizzato per prevenire situazioni tra cui l’inflazione”. Ha ricordato che il problema non arriva solo dalla guerra in Ucraina perché i prezzi dell’energia erano saliti già prima del conflitto. E comunque sappiamo dove è il focolaio dell’inflazione e bisogna spegnerlo. Ed è necessario agire “a livello nazionale e dell’Unione europea”.

Ha anche espresso molta preoccupazione sui problemi di carattere sociale perché “ il livello di guardia dell’esasperazione sta per essere superato”. E a suo avviso la direzione della Ue deve cambiare. Il modello indicato è quello adottato da Bruxelles per contrastare la crisi esplosa per la pandemia. D’altra parte “se sono danni di guerra si pagano con debiti di guerra”. Servono – ha concluso Giorgetti – misure più incisive sia a livello nazionale che dell’Unione europea.

Il ministro Franco ha fatto una panoramica della situazione mondiale sottolineando la necessità di intervenire prioritariamente sul prezzo del gas, fattore scatenante della crisi energetica che colpisce famiglie e imprese. A tale riguardo il titolare del dicastero dell’Economia e Finanze ha ricordato come nell’ultimo periodo il Governo abbia stanziato 52 miliardi per far fronte alle difficoltà legate ai rincari, confermando l’impegno per un ulteriore provvedimento a stretto giro.

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