il Punto Coldiretti

Forum Coldiretti a Cernobbio, ecco i big della politica e dell’economia

Numerosi i “big” che hanno animato la due giorni del Forum Coldiretti di Cernobbio, l’appuntamento annuale per l’agroalimentare che riunisce i maggiori esperti, opinionisti, ed esponenti del mondo accademico nonché rappresentanti istituzionali, responsabili delle forze sociali, economiche, finanziarie e politiche nazionali ed estere. I lavori hanno visto sessioni di approfondimento sui temi correlati all’ambiente, alla sicurezza alimentare e all’economia con spazi di approfondimento e la presentazione di indagini, ricerche ed esposizioni mirate. Ecco un breve sunto (in revisione, ndr) degli interventi al Forum.

Ettore Prandini, presidente della Coldiretti

Il presidente della Coldiretti ha sottolineato come il progetto Africa sia stato dalla sua nomina, un anno fa, tra i punti chiave del programma Coldiretti.
Una iniziativa nel segno dello sviluppo solidale in cooperazione con gli enti più importanti che operano in Italia. La Coldiretti, riferendosi all’emergenza della popolazione africana caratterizzata dal più alto tasso di mortalità giovanile, non poteva girarsi dall’altra parte.
Da qui l’adesione a un modello di collaborazione ben diverso dal land grabbing cinese.
Coldiretti con Eni, BF e Consorzi agrari avviano in Africa una sfida per un nuovo futuro dell’economia africana nel segno della sostenibilità, della chimica verde, delle bioplastiche e della sostenibilità.

Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti

Il modello di riforma agraria italiano che ha consentito la più importante redistribuzione della ricchezza gettando le basi per la creazione di una classe di imprenditori agricoli che oggi guidano un’agricoltura d’avanguarda è pronto a sbarcare in Africa. E’ questo il senso dell’accordo firmato a Cernobbio da Coldiretti, Eni, Bonifiche Ferraresi e Consorzi agrari e presentato dal segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo.
Il progetto che conferma il ruolo della Coldiretti come grande forza sociale che fa la sua parte anche al di là dei processi agricoli – verrà consegnato alla Unione europea perché si tratta di una iniziativa importante finalizzata a creare le condizioni per far rimanere gli africani e in particolare i giovani sul loro territorio. Che richiede investimenti rilevanti quantificati in circa 2-3 miliardi. L’obiettivo è creare delle filiere agricole sostenibili per dare un futuro a quelle popolazioni. Si parte con le filiere del grano duro e di altri cereali in sinergia con le principali società agroalimentari. Sono coinvolte anche società manifatturiere che operano a monte e valle dell’agricoltura. Il progetto inizia dal Ghana poi si estenderà in molti altri Paesi del Continente africano

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio

Etichetta e progetto Africa al centro dell’intervento del premier Giuseppe Conte al quale è stato consegnato l’assegno di 1.100.000 firme contro il cibo falso raccolte dalla Coldiretti che Conte si è impegnato a “spendere nella Ue”. Conte ha poi assicurato l’impegno politico, inteso nel senso più nobile della politica, al progetto per l’Africa. Ha evidenziato come agricoltura e alimentazione siano punte di eccellenza del trend di crescita e il nuovo progetto si colloca all’interno di questi due grani macro temi.
Nel settore agroalimentare infatti si incrociano sicurezza, stabilità, cibo nutriente e culturalmente appropriato, equità sociale, sviluppo e sostenibilità.
Quanto all’Africa è importante che il Governo riservi non solo investimenti finanziari, ma anche politici e sociali con un nuovo modello di cooperazione che superi i neocolonialismi ancora imperanti. L’Italia – ha detto- deve rifuggire da un atteggiamento predatorio. Ed è il nuovo modello che deve essere portato in Europa. Riferendosi ai partner in campo ha giudicato eccellenze i Consorzi agrari, la Coldiretti, l’Eni e Bonifiche ferraresi. Cosi ha aggiunto ci presentiamo con le carte in regola per dialogare con i paesi africani nel modo migliore per prevenire i flussi migratori che rischiano di essere destabilizzanti.

Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali

”Non possiamo aumentare le tasse agli agricoltori. In accordo col ministro dell’Economia Gualtieri ribadisco che è escluso un taglio delle agevolazioni per il gasolio agricolo. E stiamo lavorando per la conferma dell’azzeramento dell’Irpef per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Una misura che da sola vale circa 180 milioni di euro. Per me e’ indispensabile”. Lo ha detto il ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova, intervenendo al Forum internazionale dell`agricoltura in corso a Cernobbio. “Facciamo in fretta e creiamo un fondo di prevenzione e compensazione ancora prima che i danni ci siano. Avremo risparmiato tempo, se poi si dovesse rendere necessario l’intervento. O vogliamo aspettare ancora una volta che le aziende chiudano o che vengano svendute? C’e qualcuno che vuole venire a comprare i marchi italiani? C’e qualcuno che vuole venire a vendere il Parmesan in Italia? Non lo permetteremo mai! Le nostre denominazioni sono un valore identitario, e il falso cibo ruba 100 miliardi di euro ai territori con un furto di identita intollerabile”.  “Non può essere l`agricoltura a pagare i dazi. Ne parleremo lunedì al Consiglio d`Europa perché su questo ci deve essere un impegno di tutta l`Unione Europea”.  “Ho chiamato il ministero degli Esteri per attivare le ambasciate, perché noi dobbiamo fare campagna di sensibilizzazione”.

David Sassoli, presidente del Parlamento europeo
Il presidente dell’Europarlamento David Sassoli ha affrontato la complessa questione del bilancio europeo. Un negoziato duro – ha detto- perché di parte dalle indicazioni della passata legislatura con tagli insopportabili e che potrebbero colpire pesantemente l’agricoltura.
Si tratta di un bilancio sbagliato – ha detto – che non dà capacità di crescita.
Se ci si fissa sull’1,1% del bilancio non avremo crescita – ha spiegato – e tanto meno ci sarà sviluppo per l’agricoltura. Ha annunciato di aver parlato con la Merkel e Macron e di non aver registrato ostilità alla crescita del bilancio.
Tra gli obiettivi evitare i tagli all’agricoltura che secondo la precedente proposta passerebbero da 382 a 365 miliardi il 3% in meno per i pagamenti diretti.Una sforbiciata che renderebbe difficile per tutto il mondo agricolo andare avanti.
Pesante anche il conto per l’’Italia da 25,9 a 24,9 miliardi per gli aiuti diretti e da 10,5 a 8,9 miliardi per lo sviluppo rurale.
Vogliamo un bilancio più forte a condizione che ci sia condizionalità a livello di diritti, di solidarietà, e lotta ai cambiamenti climatici il Parlamento deve discuterne i contenuti.

Davide Casaleggio presidente Casaleggio Associati

Anche per l’agricoltura il futuro passa dalla quarta rivoluzione industriale. Ne è convinto Davide Casaleggio, presidente della Casaleggio associati. Si parte dalla connessione che oggi coinvolge la metà della popolazione mondiale. L’e commerce continua a crescere come confermano i 233 miliardi di Amazon che registra ogni anno un balzo del 30 per cento. Anche se ha rilevato il ritardo dell’Italia che si ferma a41 miliardi. Ha citato o una serie di casi di aziende che hanno vinto sul mercato grazie alla scelta coraggiosa di cambiare il modello di business. Un esempio significativo è quello della Domino Pizza che nel 2008 era vicina al fallimento con un valore in borsa di 4 dollari. Con il salto tecnologico e avanzate modalità di spedizione oggi il valore di 4 dollari è schizzato a 254 dollari.
La rivoluzione tecnologica può interessare anche l’agricoltura asse portante dell’economia europea, in particolare per quanto riguarda blockchain e intelligenza artificiale. Già oggi sono stati fatti interventi in questa direzione per tracciare prodotti come il riso e il tonno o per ottimizzare l’uso dell’acqua. Sono inoltre impiegati sensori sui collari delle mucche o nel campo per registrare il livello di maturazione delle piante. Un invito infine a investire di più per stare al passo con gli altri Paese.

Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi Regione Lombardia

Rolfi ha ricordato come la Regione Lombardia detenga il primato in termini di produzione agricola e come abbia messo al centro della propria programmazione il tema dell’agricoltura “Da questo Forum– ha detto – usciranno linee di indirizzo e argomenti importanti, dalle sfide che si prospettano dal punto di vista commerciale al tema della programmazione comunitaria fino al tema del ruolo strategico delle regioni, anche se in un contesto cambiato. Il piano strategico nazionale diventa molto importante per mantenere un confronto con il territorio che ci consenta di adeguare le politiche rispetto alle diverse esigenze delle filiere agricole”.
In conclusione, Rolfi ha sottolineato come la sostenibilità diventerà sempre più strategica per il futuro. “Questo aspetto – ha affermato – se affrontato al netto delle ideologie e puntando sull’innovazione, consentirà di mantenere forte la distintività dei prodotti agricoli”.

Giulio Tremonti – Presidente Aspen Istitute Italia

Giulio Tremonti ha ripercorso le tappe della costituzione dell’Unione europea da Roma a Maastricht con un aumento crescente e smodato della legislazione e questo eccesso di regole ha avuto effetti drammatici anche sull’economia italiana . ha inoltre sottolineato come gli anni dopo la caduta del muro siano stati dominati dall’ideologia globalista della nuova sinistra: la crisi ha marcato la fine di questa utopia, portando effetti non soltanto economici ma anche sociali e politici.
In tutto il mondo sono crollati tre pilastri della democrazia, e cioè: avere governi capaci di governare i fenomeni locali, avere partiti politici organizzati e finanziare la spesa pubblica col deficit. Oggi la crisi è uscita dai confini nazionali, non ci sono più i partiti politici organizzati e non è più possibile fare spesa in deficit.
Il problema è che la globalizzazione è entrata in Europa trovando classi politiche impreparate. Ora è il momento per una riflessione seria, ma ci vuole una classe politica in grado di capirlo.

Massimo D’Alema presidente della Fondazione Italianieuropei

“Occorre eliminare le troppe regole, sfoltire la burocrazia per ritornare a fare quella politica di qualità che potrà garantire all’Europa lo sviluppo e l’equità sociale smarrita”. Così si è espresso l’ex premier ed ex Ministro degli Esteri Massimo D’Alema, presidente della Fondazione Italianieuropei.Confrontandosi con l’economista ed ex Ministro delle Finanze Giulio Tremonti sul destino degli stati nazionali a livello europeo, D’Alema, ha posto l’accento sulla crisi di leadership democratica che sta vivendo l’Europa. Colpa di una classe politica impreparata, “basti guardare – ha detto D’Alema – come Erdogan e la Russia si stiano spartendo la Siria, con gravi conseguenze umanitarie e nel totale immobilismo delle grandi potenze democratiche europee”. Concorda con Tremonti l’ex Presidente del Consiglio sulla distanza ormai chilometrica tra la vita delle persone comuni e la vita politica di Bruxelles, “sintomo di una democrazia che non garantisce più inclusività sociale e di un’Europa che soffre per via della sua bulimia normativa e per quelle regole fondamentali che non ha saputo imporre: inutile, infatti, ha sentenziato “Lo spirito europeista degli ultimi 20 anni, sia per responsabilità nostre, che per quelle di una Germania troppo accentratrice, è venuto meno. Ora serve una nuova classe politica, coraggiosamente europeista e riformatrice”.

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia

“Bisogna far sentire la nostra vicinanza al mondo dell’agricoltura e dei coltivatori diretti”. Fontana commentando l’indagine Coldiretti/Ixè su “La svolta green degli italiani”: ha detto “”i dati presentati (come l’aumento dei consumi di prodotti bio e la sharing economy) sono sicuramente molto positivi in linea anche con il nostro programma di amministrazione”.
Il Presidente della Lombardia si è poi soffermato sulle criticità del momento, in particolare sui dazi Usa su alcuni dei prodotti italiani più rappresentativi:”Credo che si debba intervenire politicamente per cercare di far cambiare atteggiamento agli Stati Uniti e credo che si debbano anche chiedere fondi compensativi all’Unione Europea che possano consentire di superare questo ulteriore momento difficile per il comparto agro-alimentare”.
Rimarcando il positivo ritorno alla terra da parte dei giovani, Fontana ha sottolineato le iniziative regionali a favore dell’innovazione in agricoltura, in particolare la blockchain per monitorare le filiere della carne e del latte.

Gian Carlo Caselli, Osservatorio Agromafie

Caporalato e flussi migratori sono stati i due temi centrali dell’intervento di Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato scientifico Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”. Caselli ha ricordato l’intensa attività anche formativa (Corsi organizzati con il Csm e la Scuola superiore della Magistratura per formare magistrati e rappresentanti delle Forze dell’Ordine)e il contributo offerto con il progetto di riforma dei reati agroalimentari tenendo conto che l’attuale normativa lascia passare irregolarità mastodontiche che possono danneggiare la salute dei consumatori. Per quanto riguarda i due temi specifici relativi al caporalato e ai flussi migratori, Caselli ha espresso critiche ai decreti sicurezza che – ha detto – danno solo una risposta simbolica con intenti propagandistici, senza un’attenzione alla protezione e integrazione. Sulla stretta sui permessi di soggiorno ha affermato che sbattendo le persone in strada si producono effetti perversi: secondo i dati dell’Istituto Ispi nel 2020 gli invisibili saranno 600mila con un aumento del 21,2%. La clandestinità obbligata produrrà lavoro nero e caporalato. Sulla legge di contrasto al caporalato – ha ribadito Caselli – non vanno fatti passi indietro: sono positivi i risultati sul piano repressivo, ma vanno attuate le norne relative alla prevenzione. In particolare ha rilevato che la rete del lavoro agricolo di qualità è poco realizzata. Manca la regolamentazione dei trasporti e resta irrisolo il problema degli alloggi. Ha anche annunciato tavoli di lavoro con i ministri delle Politiche agricole e del Lavoro.  Quanti ai flussi migratori Coldiretti, Anci, Istat in collegamento con i ministeri stanno portando avanti un progetto ambizioso: favorire la domanda e l’offerta di lavoro stagionale, poiché le quote non funzionano.

Francesco Greco, Procuratore Capo della Repubblica a Milano

Francesco Greco, procuratore capo della Repubblica a Milano ha sottolineato come da tempo, sui reati agroalimentari, sia depositato in Parlamento il progetto di legge Caselli, che è stato più volte analizzato senza approdare a nulla, anche se credo che presto si aprirà un tavolo con il ministro della Giustizia Bonafede per analizzare e puntualizzare nuovamente la proposta.
Ad ogni modo, l’Osservatorio sulle agromafie sta tentando di superare l’ottica esclusivamente penalistica, impegnandosi anche a sviluppare altri aspetti, a cominciare dalla forte asimmetria che esiste tra gli agricoltori che producono l’agroalimentare italiano e la grande distribuzione che lo vende, entrando così in temi con la concorrenza e le pratiche sleali. Grande distribuzione che non è solo quella fisica, dei grandi punti vendita che abbiamo conosciuto fino ad oggi, ma anche quella di chi vende in un mercato virtuale.
Secondo Greco bisogna cominciare a raccogliere esempi di pratiche sleali, di farne un elenco, partendo dal presupposto che oggi la più grande pratica sleale è l’evasione fiscale. Devo dire che l’attuale Governo, almeno a parole, ha dichiarato di volersi impegnare su questo fronte e potremmo scoprire che il dato di 109 miliardi di evasione in Italia è addirittura una cifra ridicola se confrontata con l’evasione che esiste sui cosiddetti big data. Del resto, oggi siamo in un mondo fortemente interconnesso, ma che non ha regole. E’ forse la prima volta che c’è un intero mondo senza regole e volerle mettere non significa introdurre nuovi lacci e lacciuoli, ma indicarne uno sviluppo corretto, giusto
In Italia ci stiamo ancora affidando al Codice Rocco commerciale del 1942, e Rocco era un grande giurista ancorché fascista, che ha accompagnato lo sviluppo del nostro Paese. Ma oggi dobbiamo saper guardare oltre, a questo nuovo mondo senza regole in cui prosperano monopoli che trascendono da qualsiasi normativa antitrust e che non pagano le tasse in nessuna parte del mondo. E questo non va bene. L’Ocse sembra si sia deciso a fare qualcosa, ma finora le organizzazioni internazionali si sono mosse poco e male.
C’è la grande slealtà di chi fa e-commerce senza pagare tasse nei confronti di chi, come un proprietario di un terreno, solo perché il suo bene è fisico e controllabile concretamente deve pagare le tasse. Ci sono anche pratiche sleale che derivano dall’oggetto del commercio: se ho della merce deperibile sono molto debole nei confronti di chi fa il prezzo.
Le stesse norme doganali impediscono una corretta identificazione dei prodotti agroalimentari e permettono che un pomodoro cinese, perché trasformato in Campania, diventi alla fine una passata Made in Italy.
Per contrastare questi effetti serve trasparenza, come quella delle etichette: se acquisto nocciole rumene lo devo sapere. Sull’origine dei prodotti e delle materie prime il Consiglio di Stato ha dato ragione a Coldiretti. E’ positivo.
Il brand italiano si fonda su questo: sulla bontà e la genuinità del prodotto e dobbiamo dimostrare al mondo che dietro ad esso ci sono controlli accurati, la lotta al caporalato, al lavoro nero e a quello minorile. Proprio la legalità a 360 gradi e il rispetto delle regole sono parte integrante del nostro brand e lo distinguono dai prodotti che arrivano da Paesi in cui gli stessi criteri non vengono rispettati.

Gherardo Colombo, Presidente UeCoop

“Camminare con il passo giusto per arrivare a mettere al centro della attività di UeCoop, insieme ad altro, anche la formazione, la cultura, il fare in modo che le regole vengano rispettate perché si condividono e non perché si ha paura delle sanzioni” Lo ha detto Gherardo Colombo, presidente di UeCoop.,
Colombo ha parlato della recente collaborazione tra UeCoop e Carabinieri per la Tutela dei prodotti agroalimentari che ha portato alla realizzazione di una serie di incontri formativi su tutto il territorio nazionale, per arrivare a una maggiore tutela del cibo e della salute dei cittadini, contribuendo così alle diffusione della legalità .
Il presidente di UeCoop ha spiegato che è stata avviato il percorso con l’Arma perché solo con la formazione si può recuperare un rapporto di fiducia tra le cooperative e le istituzioni. In questo modo inoltre si può capire il vero senso delle regole e si può diffondere un modo di pensare secondo cui è bene vedere le regole come strumento per raggiungere qualcosa che serve a tutti e non solo perché ci sono le sanzioni.

Giuseppe De Rita, Presidente Fondazione Censis

“Passa dall’accordo di filiera, inteso come punto di riferimento intermedio e ‘di prossimità’, l’exit strategy da questo ultimo ventennio caratterizzato dalla disintermediazione, da un progressivo impoverimento di cultura sindacale e partitica”. Ne è certo il Presidente della Fondazione Censis, Giuseppe De Rita, che ha detto “Oggi, anche grazie a Coldiretti e al suo essere essere ‘sindacato imprenditoriale’ il potere politico non se ne sta più orgogliosamente seduto su se stesso, ma si torna a mediare, a trattare i dazi americani, le regole comuni, le normative europee”. Si torna indietro, facendo un balzo a ritroso ventennale, consapevoli che – ha proseguito , “la democrazia e il suo atto più nobile, ossia il voto, non può essere gestito da una piattaforma online, altrimenti è la macchina a governare e la macchina non media”. Secondo De Rita “Coldiretti ha saputo ben interpretare questo bisogno di mediazione sociale e lo ha fatto “valorizzando il cibo e la filiera agroalimentare per creare cultura di prossimità”.

Marco Hannappel Ad di Philip Morris

Mille coltivatori affiliati, duemila dipendenti tra le sedi di Bologna e Roma, 500 milioni di investimento. Sono i numeri che sintetizzano l’ingresso di Philip Morris in Filiera Italia, il progetto avviato da Coldiretti e mondo dell’agroindustria per dare a tutti gli attori del Made in Italy agroalimentare le giuste prospettive di futuro. A presentarli l’Amministratore Delegato di Philip Morris Italia Marco Hannappel: “Abbiamo aderito a Filiera Italia perché crediamo fortemente in questa visione, in una catena di valore che sostiene, unisce e porta avanti il Paese”. Un paese che è il primo produttore di tabacco in UE e che ora – ha detto l’Ad – può contare su di una innovativa filiera tabacchicola integrata, dal seme al consumatore, e a qualità controllata”. Affascinante, quanto rivoluzionario, il primo progetto che Philip Morris svilupperà proprio in Italia per poi andare alla conquista del globo: “Puntiamo ad un futuro senza fumo e per centrare l’obiettivo – ha svelato Hannappel presentando il tabacco che si scalda e non brucia – stiamo modificando integralmente la nostra produzione all’insegna della sostenibilità ambientale e della salute”.

Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia

Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia che con una nutrita presenza di industrie alimentari illuminate fattura oltre 50 miliardi e occupa 200mila addetti ha ricordato i punti di forza della Associazione che sembrava un’utopia ed è diventata una realtà economica di primo piano. In primo luogo la distintività, un valore riconosciuto anche dall’Ice che con 200 buyer è intervenuta al Villaggio Coldiretti perché sa che dietro il brand Filiera Italia c’è un’agricoltura legata a un territorio. Un cambio epocale è stato anche il protocollo siglato da Filiera Italia con Ice e Anuga in base al quale non saranno ammessi espositori di italian sounding con un beneficio quantificato in 100 milioni di euro.
Un’altra leva è la sostenibilità : è indispensabile essere legati a un’agricoltura che taglia del 50% le emissioni. Sono poco credibili le industrie che importano da Paesi che deforestano o che impiegano lavoro minorile. Quindi l’autenticità con una critica a chi ha detto che in fondo con i dazi è andata bene all’Italia. Senza considerare – ha aggiunto Scordamaglia – che il 90% dei dazi ha colpito l’Italia.
Una priorità in questo contesto è l’etichetta con l’indicazione dell’origine. Bene la battaglia a Bruxelles , ma bisogna subito intervenire sui codici doganali e sull’equità per la distribuzione di un equo valore aggiunto lungo tutta la filiera. Già oggi sono in essere contratti in questa direzione per olio, grano e carne. In primo piano il contrasto alle pratiche sleali e Scordamaglia ha ricordato che Conad ha fatto questa scelta eppure non ha rinunciato a crescere. E infine la necessità di crescere aggregando. Una scelta che è stata fondamentale per il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti. .

Roberto Ridolfi, Direttore generale aggiunto FAO

A Roma, l’Italia ospita tre agenzie dell’Onu che si occupano dello stesso tema: oltre alla Fao anche Ifad, che segue lo sviluppo degli investimenti agricoli, e il Pam, Programma Alimentare Mondiale. E’ l’unica città al mondo- ha spiegato Roberto Ridolfi, direttore generale aggiunto della Fao, in cui accade una cosa del genere e proprio su un tema, quello dell’alimentazione, che è importante per la nostra cultura e la nostra identità di italiani. Sarebbe interessante sapere cosa l’Italia vuol fare per valorizzare una tale presenza; la mia impressione è che da fare ci sia molto.
Dobbiamo renderci conto che il business della sostenibilità nel giro di dieci anni diventerà decisivo e lo sarà anche perché nel 2015 tutti gli Stati del mondo hanno sottoscritto l’impegno alla sostenibilità.
Purtroppo oggi quando si insegna economia non si prende in considerazione l’economia circolare, ma si insegna ancora un’economia che si basa sul prodotto. Ma ci sono differenze tra un sistema ecocentrico – quello delle popolazioni indigene – nel quale il cibo è generato e un sistema antropocentrico – come il nostro – in cui il cibo è prodotto.
Oggi il sistema deve ritornare alla natura ciò che le toglie, per evitare crisi come quelle dell’acqua e della biodiversità.
Bisogna investire sull’agricoltura e sull’industria alimentare perché, a parità di investimenti, producono più lavoro e più sostenibilità di tutti gli altri settori.

Francesco Pugliese – Amministratore Delegato Conad

Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad ha evidenziato La condivisione con la Coldiretti del valore della qualità e della distintività delle produzioni alimentari: qui mi sento a casa, visti i termini in cui Coldiretti porta avanti i temi della tutela e della difesa dei prodotti agroalimentari. Sono 15 anni che sono in Conad, e ricordo che circa 14 anni fa fummo tra i primi a fare un capitolato con i nostri fornitori per prevedere che, oltre a che venissero rispettati tutti i parametri sulla qualità del prodotto, non venisse utilizzata manodopera in nero.
Da allora in tutti i controlli che abbiamo fatto non abbiamo mai trovato un bracciante irregolare, mentre abbiamo trovato cose non corrette su altri fronti”. Riguardo all’acquisizione di Auchan, , stiamo cercando di riportare sotto la bandiera italiana un’impresa che era gloriosamente italiana prima di diventare francese. Si tratta di un’azienda che aveva cinque anni di bilanci in perdita e che perde oltre un milione di euro al giorno. Ma non siamo dei pazzi incoscienti: siamo un gruppo di imprenditori italiani che non ha dimenticato i propri valori.
Per questo da pochi giorni abbiamo fatto partire la campagna “La convenienza sa di Italia”: dentro ci sono tanti prodotti italiani, a partire da 230 etichette di vino italiano. Oggi arriviamo al 18% del mercato italiano e facciamo il 35% del fatturato con il nostro marchio commerciale. Per questo vogliamo che i nostri fornitori guadagnino il giusto, visto che dobbiamo avere con loro rapporti di lungo periodo. Ecco perché i nostri Soci e il nostro Consiglio ci hanno detto che era giusto entrare in Filiera Italia. Oggi il 95% dei prodotti che vendiamo è di provenienza italiana, mentre prima che lo che lo acquisissimo in Auchan ce n’era il 68%.

Fabrizio Palermo , amministratore delegato Cdp

“La nostra istituzione si avvicina a compiere 170 anni e ha molto in comune con l’agricoltura, Coldiretti e Filiera Italia, alla quale aderiremo come stabilito nell’accordo che abbiamo sottoscritto”.
Parole di Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, che
ha spiegato la mission della Cassa.
“Con Filiera Italia, abbiamo tre elementi in comune, ovvero la vicinanza al territorio (siamo la cosiddetta “finanza a km zero”), il “made in Italy” (da 170 anni sosteniamo lo sviluppo in Italia e le aziende italiane in Italia e all’estero) e la sostenibilità (abbiamo legato per primi la raccolta finanziaria alla sostenibilità) che continuiamo a rafforzare anche con il Piano industriale”.
Proprio il Piano industriale della Cassa vede tra le priorità il sostegno al mondo delle imprese “che – ha dichiarato Palermo – in agricoltura significa innovazione e il Fondo nazionale all’innovazione che verrà messo a disposizione sarà di oltre un miliardo”. Fondamentale anche il sostegno alla crescita come confermano i numeri citati da Palermo: “Abbiamo un plafond di finanziamenti di circa due miliardi e un credito agevolato con cui abbiamo finanziato oltre 360 milioni sia per il riordino fondiario sia per il rafforzamento delle filiere”.
Palermo ha quindi parlato dell’avvicinamento al territorio: “Stiamo riportando la Cassa vicino alle realtà locali, abbiamo aperto i primi uffici – Verona, Genova, Torino, Napoli, Palermo e Bari – per rendere i nostri prodotti vicini alle aziende consentendo di ottenere risposte più rapide, obiettivo perseguito anche attraverso i canali digitali”.
“Innovazione e vicinanza territoriale – ha concluso – sono le due direttrici su cui si basa il nostro impegno per il futuro e riteniamo basilari gli accordi con il Ministero e Coldiretti per fare meglio il nostro lavoro”.

Giovanni Toti, Presidente Regione Liguria

Sono qui anche come segno di attenzione verso coloro che fanno agricoltura nella mia Regione, perché chi la conosce sa quanto sia complesso rubare ogni fazzoletto di terra e coltivarlo per arrivare a un prodotto che definisco eroico senza enfasi. Lo ha detto il presidente della Regione Liguria
Occorre che la politica si faccia sentire a tutto campo e che lo Stato centrale possa continuare a sostenere la nostra agricoltura sui mercati del mondo, ma i territori devono poter continuare a valorizzare il valore aggiunto del mondo agricolo, anche sotto forma di un turismo che è diventato esperienziale e che è quello di chi si porta a casa non solo la bellezza di ciò che vede ma anche la bontà di ciò che gusta.
E allora- ha aggiunto Toti – dobbiamo trovare il modo di remunerare il giusto valore a chi fa questo lavoro recuperando il territorio, a chi riscopre quel pezzetto di muretto a secco che vale come valore aggiunto per il territorio e che rappresenta una parte del Pil nazionale che oggi non viene attribuito all’agricoltura.
L’Italia non deve fare sconti all’Europa, non può accettare che la Pac non sia almeno sui livelli attuali, deve proteggere l’agroalimentare da dazi americani, ma a livello regionale abbiamo bisogno di Psr che siano in grado di differenziare i sostegni da regione a regione per valorizzare le tipicità. Il centralismo dello Stato serve a penetrare i mercati mondiali, ma i territori devono essere messi nelle condizioni di salvaguardare le tipicità.

Federico Vecchioni, Amministratore Delegato Bonifiche Ferraresi

Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di Bonifiche Ferraresi, ha sottolineato come il progetto “Africa” faccia parte del loro piano industriale. Dopo aver sottolineato l’importanza di avere come partner ENI, ha annunciato che dal 21 ottobre arriveranno in Ghana con un progetto ben preciso. “Non saremo presenti come consulenti – ha detto – ma come alleati, per questo porteremo progetti concreti, mettendo in campo la nostra capacità di organizzarci e il nostro patrimonio di conoscenze agricole e di tecnologia”.
Il Ghana sarà la prima tappa di un percorso di filiera che verrà realizzato con parte degli azionisti di Bonifiche Ferraresi e con numerose PMI italiane che operano in varie settori e che darà la possibilità alle giovani popolazioni del Ghana di poter fare agricoltura sostenibile.
“In questa esperienza dovremo avere al nostro fianco il Governo e le istituzioni – ha affermato – perché porteremo la nostra italianità non con una identità di chiusura, ma con la consapevolezza che essere identitari si possa declinare anche come una grande forza nella convinzione delle proprie idee e delle proprie capacità. In questa direzione va il nostro progetto su cui abbiamo investito quasi 600 milioni di euro”.

Claudio Descalzi, Amministratore Delegato Eni

“Insieme a Coldiretti, Bonifiche Ferraresi e Consorzi Agrari d’Italia andiamo a creare la prima Filiera italiana integrata in grado di generare sviluppo economico e sociale in Africa”. Lo ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni, firmando l’accordo di cooperazione ‘Progetto Africa’. Eni è prima società nel continente africano (è presente in 15 Paesi) per valore degli investimenti: “Quando siamo partiti, 15 anni fa – ha detto – eravamo i più piccoli, ma abbiamo avuto l’intuizione giusta, abbiamo diversificato l’attività andando oltre il campo energetico, investendo nello sviluppo sostenibile e agricolo”. E c’è proprio l’agricoltura al centro del nuovo accordo: “Partiamo dal Ghana, dove abbiamo già acquisito importanti appezzamenti e dove per due anni andremo a creare infrastrutture, case e dove daremo un salario per due anni ai giovani che impareranno il lavoro dell’agricoltore”. Il Ghana è solo il prototipo – ha aggiunto Descalzi – “perché il progetto, che prevede anche lo sviluppo di tecnologie per il riutilizzo di acqua e l’accesso all’energia, si rivolge a 7 milioni di persone e si allargherà anche ad Angola, Mozambico e Nigeria. Ma per coprire tutta la popolazione e garantire futuro al miliardo di persone che entro il 2040 saranno presenti sul continente – ha avvertito l’Ad di Eni – serviranno 3 miliardi di investimenti, quindi anche il

Stefano Liberti giornalista e filmmaker

ù’Nei primi nove mesi del 2019 i fenomeni meteorologici estremi – come tornado, piogge alluvionali e grandinate consistenti – in Italia sono stati 1336, ovvero cinque al giorno. Nello stesso periodo di dieci anni fa erano stati 150, in Italia si registra purtroppo una crescita esponenziale”. Così Stefano Liberti ha presentato i risultati preliminari di una ricerca che ha condotto per Coldiretti sugli impatti del cambiamento climatico in agricoltura. “Gli agricoltori sono i più consapevoli di questa situazione” ha spiegato Liberti che per la sua indagine ha coinvolto direttamente le aziende associate con un questionario che ha ricevuto 3mila risposte in sole 48 ore.
Tra gli effetti citati dagli imprenditori agricoli vi sono appunto la crescita di fenomeni estremi, della siccità e l’aumento di specie invasive aliene.
“Mi riferisco ad esempio alla cimice asiatica che si sta adattando perché ha trovato un habitat adeguato negli ultimi inverni più miti”.
E a causa del cambiamento climatico gli agricoltori vivono la diminuzione delle rese, le maggiori quantità di prodotto danneggiato e l’aumento dei costi. “Gli imprenditori agricoli – ha concluso, consegnando l’indagine al presidente del Parlamento europeo Sassoli e all’europarlamentare De Castro- sono un osservatorio privilegiato, sentinelle del nostro territorio e il 65% degli intervistati dice che il tema del clima è trattato troppo poco”.

Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola

Nel richiamare il manifesto presentato a Cernobbio e che lancia la sfida di arrivare a emissioni zero di C02 entro il 2015, Ermete Realacci, presidnete di Symbola, ricorda il sostegno dei primi 50 firmatari, che provengono a vario titolo “dal mondo culturale, economico e politico italiano. Si tratta di un mondo molto esteso e che puntiamo ad allargare sempre di più, anche attraverso una raccolta firme a livello nazionale in un percorso che si concluderà a gennaio con un grande appuntamento nel sacro convento di Assisi”.
Per Realacci il tema della sostenibilità non va affrontato “solo perché è necessario, ma anche perché si tratta di una grande opportunità, il segno di una scommessa e di una speranza”. Realacci richiama infatti il ruolo decisivo (e decisionale) della politica e più in generale degli “adulti”, a fronte della grande spinta che arriva dai giovani sull’onda del fenomeno Greta. “Una spinta che ha, però, un punto debole, e cioè che alla fine le risposte non devono darle i ragazzi ma dobbiamo trovarle noi”. E allora è necessaria una grande mobilitazione trasversale, “anche se un pezzo di Italia si è già messo in movimento. Basti pensare che già oggi ogni italiano consuma meno di un cittadino cinese, grazie a un modello produttivo sano – e l’agricoltura ne è un esempio – ma anche grazie all’intelligenza che il nostro Paese è in grado di mettere in campo.. La sostenibilità è un’opportunità per rendere ancora più competitivo il nostro sistema economico, ha ricordato Realacci, e in questa sfida il “protagonismo di una grande organizzazione popolare come Coldiretti diventa fondamentale”.

Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria

“Tornare a creare quello spirito di comunità mortificato da anni in cui ha prevalso il senso del conflitto”. Questo l’appello lanciato da Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria che parlando della necessità di una nuova economia a misura d’uomo ha richiamato industria, agricoltura e politica “a lavorare insieme, a trovare punti di convergenza su grandi valori come la sostenibilità sociale, ambientale ed economica”. E ancora: “Un’alleanza tra corpi intermedi, tra chi come Confindustria e Coldiretti fa rappresentanza, è fondamentale per costruire un’alternativa culturale che aiuti la politica italiana ed europea a ridurre ed eliminare i divari tra persone, territori e imprese creando al contempo occasioni di lavoro, crescita e occupazione”. Per Boccia “c’è bisogno di investire in formazione al fine di riattivare l’ascensore sociale, strada fondamentale per riportare la nostra Italia, fondata su di una società inclusiva e aperta, al centro dell’Europa”.

Padre Enzo Fortunato direttore Sala Stampa Sacro Convento Assisi

“Il centro della crisi del clima e dell’economia è l’uomo”. Così ha parlato Padre Enzo Fortunato, direttore Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi. “C’è chi considera l’altro un animale da abbattere, un nemico e questo è il modo di essere contrario a quello francescano. C’è anche chi invece è portato ad avere fiducia nell’altro: è grazie alla rivoluzione umanistica attuata da Francesco d’Assisi nel 1200, la societa circolare, che ci vede uno accanto l’altro. È la coltura partecipativa da impostare – secondo il Padre – anche nelle aziende”.
Padre Fortunato ha spiegato che ai francescani si deve l’invenzione delle banche nel nostro Paese con i Monti di Pietà dove di prestava il denaro e con i Monti Frumentari dove si prestavano le sementi con interesse zero ai poveri.
“Dobbiamo recuperare- secondo il religioso- quest’umanità contro l’egoismo che blocca le mediazioni”.
Infine su Papa Francesco e sulla Laudato sì per il clima: “L’ambiente viene definito creatura vivente. Da sottolineare anche che il Papa sta convocando ad Assisi i dottorandi delle piu grandi facoltà di economia, perchè rappresenteranno i nostri futuri leader con la consapevolezza che nulla – ha concluso – è grande dinanzi a Dio ma tutto ugualmente degno.Sia questo il nostro cammino”.

Catia Bastioli – Amministratore delegato Novamont

Non possiamo ridurre l’economia circolare al semplice riciclo degli scarti: il rischio sarebbe mettere un grande impegno nel recupero di sostanze che non dovrebbero esserci. Dobbiamo invece guardare – ha sostenuto Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont- a un nuovo modello di sistema per la bioeconomia circolare. Un modello che deve ripartire dai territori, dalle loro peculiarità e dalle filiere integrate.
In questo senso la salute del suolo è un tema fondamentale. Il suolo infatti è una risorsa non rinnovabile: è la maggiore riserva di carbonio che abbiamo ma per essa non esiste una direttiva specifica (come per l’aria o per l’acqua). Oggi abbiamo un grave problema di desertificazione, soprattutto per i Paesi mediterranei: per questo motivo ci vuole un nuovo rapporto tra industria e agricoltura, per fare in modo che gli scarti preziosi che produciamo possano tornare nei suoli per riportare materia organica nei suoli e aumentarne la fertilità.
Oggi in Italia abbiamo una serie di prodotti che Novamont ha contribuito a creare e che sono in grado di tornare al suolo: pensiamo alle aridocolture come il cardo, o alle bioplastiche e ai bioerbicidi. Non ha però senso fare tutto questo da soli: dobbiamo lavorare insieme per creare progetti di filiera sui territori, con gli agricoltori che devono essere retribuiti perché sono i guardiani del suolo. Su questo deve basarsi un nuovo approccio circolare alla bioeconomia

Alessio Foletti, Responsabile Direzione banca d’impresa di Crédit Agricole Italia

“Oggi investire in sostenibilità è un fattore di distintività e competitività per le imprese”, ha ricordato Alessio Foletti di Credit Agricole Italia, ribadendo che chi si è mosso per primo in questa direzione ha ottenuto i più importanti vantaggi di mercato.
Di fronte a un sistema produttivo italiano, soprattutto manifatturiero, in cui sono necessari ancora investimenti importanti per rendere davvero sostenibili settori come la cosiddetta chimica pesante ma anche, ad esempio, il sistema moda, “il compito di un istituto di credito deve essere quello di accelerare le transizioni e accompagnare il cambiamento dei modelli economici”.
Più concretamente, richiamando l’azione di Crédit Agricole Italia, Foletti ha ricordato il lancio di “green bond” per 100 miliardi di euro, lo stop al finanziamento dell’industria carbonifera e la scelta di finanziare il settore dei fossili a fronte di importanti riscontri di efficienza. “Anche nel campo delle agroenergie – ha detto Foletti – il nostro approccio non è speculativo ma punta a premiare progetti che facciano riferimento a modelli veramente sostenibili”.

Antonio Samaritani, amministratore delegato Abaco

L’importanza della digitalizzazione in un’ottica di economia circolare è stata al centro dell’intervento di Antonio Samaritani, amministratore delegato Abaco.
“Oggi non ci si può sottrarre alla digitalizzazione – ha affermato – perché il digitale è il sistema nervoso di un’organizzazione”.
Parlando del progetto avviato con Coldiretti per consentire agli associati di usufruire di una serie di servizi, ha messo in evidenza tre aspetti cruciali: i dati, le piattaforme e la cultura”.
Secondo Samaritani sui dati bisogna seguire un modello diverso, un modello per cui oggi chi è produttore di contenuti e quindi di dati non può essere colui che cede la maggior parte del valore a chi fa l’aggregatore. Si tratta di un punto fondamentale che riguarda la libertà di impresa e le logiche con cui si può andare sul mercato. Per quanto riguarda le piattaforme,come quella scelta da Coldiretti, si tratta di un sistema che garantisce un accesso più democratico, che può essere graduato in funzione della maturità dell’utente.

Massimiliano Tellini, Intesa Sanpaolo Innovation center

Non basta riciclare . Per puntare a una vera economia circolare bisogna riprogettare i materiali e la funzione d’uso degli oggetti. E’ quanto ha sostenuto da Massimiliano Tellini Head circular economy Project, Intesa Sanpaolo, che ha fatto per esempio riferimento alla plastica. La plastica utilizzata non è compostabile e per questo nel 2050 rischiamo di avere in mare più plastica che pesce. Serve dunque altro. Per quanto riguarda il food occorre, per Tellini ripensare al collegamento con le città per renderlo profittevole ma anche centrale nella riqualificazione e rigenerazione del tessuto urbano. E del territorio. Ha ricordato il supporto dell’Istituto bancario ai modelli di economia circolare con l’impegno a ripensare il modello del business. A questi interventi Intesa Sanpaolo ha riservato un plafond di 5 miliardi nel periodo 218-2021.

Yves Madre Presidente Farm Europe

La riforma della Pac post 2020 e le risorse disponibili alla luce della Brexit: con l’uscita del Regno Unito per la Pac ci saranno 2,7 miliardi di euro in meno e un deficit commerciale non indifferente.
Ne ha parlato Yves Madre, presidente Farm Europe. “La proposta della Commissione della riforma della Pac propone innanzitutto di spezzare il legame tra agricoltori e le istituzioni europee: ogni Stato Membro deve definire le condizioni di accesso, le regole e le modalità dei controlli. Ciò genererebbe però 27 quadri di riferimento con un forte rischio di distorsioni economico-ambientale tra gli Stati membri”.
Ad oggi – spiega – è ancora un’incognita anche la partenza della riforma, che – a causa soprattutto dei negoziati sul bilancio ancora in corso – probabilmente slitterà al 2023/2024.
A suo avviso, in questo contesto ci sono alcuni punti essenziali da trattare: “C’è una coerenza da promuovere. Il Parlamento Europeo ha una grossa responsabilità. La politica agricola deve restare davvero comune e scommettere su sviluppo e ambientalismo”.
Yves Madre ha anche indicato delle misure di sicurezza per una Pac efficace, come la “creazione di un fondo europeo per investimenti verdi in agricoltura e la promozione del buon cibo”.

Christiane Lambert – Presidente FNSEA, Francia

L’agricoltura oggi è al centro di tante sfide, e la PAC e la base per affrontarle. Per avere un’agricoltura competitiva e sostenibile, però, ci vuole un bilancio all’altezza: oggi si parla di possibili riduzioni alla PAC, ma noi agricoltori abbiamo bisogno dell’1,3% e non dello 0,99% come ha detto la Germania. Lo ha sostenuto Christiane Lambert, presidente Fnsea.
L’agricoltura in questi anni è cambiata e ha risposto alle aspettative della società e dei mercati, ma questi cambiamenti non sono avvenuti senza difficoltà. Per questo motivo ci vuole una semplificazione e un affiancamento nella transizione verso la nuova PAC, che deve continuare ad essere Comune.
Oggi infatti l’agricoltura è la soluzione per avere un’alimentazione accessibile e per affrontare i problemi dovuti ai cambiamenti climatici, se davvero vogliamo andare verso un’economia circolare. L’agricoltura è la soluzione per mantenere vivi i territori, soprattutto se potranno essere i giovani agricoltori a mantenerli in vita col loro lavoro.
Noi agricoltori siamo stufi della contrapposizione agricoltura-ambiente, perché proprio noi agricoltori ci siamo fatti carico di problemi economici, sociali e ambientali. Soltanto con la sostenibilità economica delle aziende agricole c’è la sostenibilità ambientale. Per questo motivo, se vogliamo un’agricoltura resistente e resiliente, dobbiamo fare nuove alleanze con la società che vuole questa agricoltura

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