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L’export agroalimentare Ue perde colpi negli Usa e nel Regno Unito

Le esportazioni agroalimentari dell’Unione europea perdono colpi negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Complessivamente comunque nel periodo gennaio-luglio 2020 le esportazioni Ue sono aumentate del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. Anche le importazioni sono cresciute dell’1,7%. Il surplus si è attestato a 32,9 miliardi in aumento del 3%. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto commerciale mensile relativo a gennaio-luglio 2020 pubblicato dalla Commissione agricoltura Ue il 16 novembre.

Secondo il report risultano in flessione per 452 milioni le spedizioni verso gli Stati Uniti a causa della riduzione di alcolici e vino, succhi di frutta e formaggi, mentre il valore delle importazioni agroalimentari è diminuito di 451 milioni di euro, soprattutto per il calo di acquisti di soia. Anche per quanto riguarda il Regno Unito l’export Ue si è ridotto di 359 milioni di euro al traino di vino, carne di pollame, burro, preparati di frutta e verdura e animali vivi.

Sul fronte dei Paesi terzi l’analisi evidenzia elevate importazioni di grano, colza e semi di soia dal Canada che hanno raggiunto quota 590 milioni di euro.

Import in crescita anche dal Brasile (dove i semi di soia hanno spinto un incremento di 519 milioni di euro) e dalla Turchia (un balzo di 404 milioni di euro, guidato da noci e agrumi).

Sul piano dei prodotti la Commissione sottolinea i risultati positivi messi a segno con l’export di carne suina, grano, cereali grossolani, oli di colza e girasole. In calo vino (meno 1,16 miliardi), alcolici e liquori, pelli grezze e cotone.

La crescita delle importazioni agroalimentari è stata trainata da frutta tropicale fresca e secca , semi oleosi diversi dalla soia e olio di palma e di semi di palma (523 milioni di euro) ). Meno import di cereali grossolani, superalcolici e liquori , pasticcini e carne bovina .

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