il Punto Coldiretti

Mais, il piano di rilancio passa da contratti di filiera, innovazione, Pac e Psr

Tre linee di intervento per il piano nazionale del settore del mais 2019-2022. La Conferenza stato regioni del 20 febbraio scorso ha approvato il piano finalizzato a ristabilire il livello di autoapprovvigionamento della produzione nazionale che si basa su tre principali azioni: orientamento al mercato, recupero di efficienza e interventi mirati su Pac e Psr.

Per quanto riguarda l’orientamento al mercato l’obiettivo è valorizzare il mais italiano e le azioni indicate sono il passaggio dal prodotto indistinto (commodity) a quello mirato alle esigenze di impiego (speciality), la promozione dei contratti di filiera, il miglioramento dell’immagine del mais, anche in termini di sostenibilità, e la disciplina degli impieghi ai fini energetici. L’aumento della competitività punta al recupero dell’efficienza attraverso l’incremento delle rese, il potenziamento della ricerca e dell’innovazione. E infine la promozione di politiche efficienti si pone l’obiettivo di armonizzare gli attuali Piani di sviluppo rurale, orientare la Pac 2021 e rafforzare gli strumenti dei futuri Psr. Le azioni sono mirate a sostenere gli investimenti produttivi e innovativi facilitando l’accesso ai Psr anche con criteri di premialità a favore degli investimenti che migliorino la produzione, a favorire la ristrutturazione degli impianti di stoccaggio ed essiccazione che valorizzino il mais italiano.

Si tratta di indirizzi che vanno tradotti in strumenti di programmazione per aiutare le aziende a superare le criticità. L’analisi in base alla quale è stato messo a punto il piano parte dalla constatazione che negli ultimi dieci anni si è dimezzata la superficie agricola investita in Italia con la conseguente flessione del tasso di autosufficienza nazionale sceso al di sotto del 60% . Una situazione che ha favorito massicce importazioni di granella dall’Est Europa, Ucraina in primis, passate in pochi anni dal 15 al 50% circa.

Se non si interverrà per correggere l’andamento produttivo ci potrebbero essere rischi per le produzioni zootecniche di eccellenza dal Prosciutto di Parma e San Daniele al Grana Padano e Parmigiano Reggiano. I disciplinari Dop e Igp infatti richiedono l’utilizzo di prodotti degli areali di origine.

La riduzione della superficie e della produzione di mais nazionale è dipesa principalmente dalla contrazione a livello internazionale dei prezzi delle commodities agricole, dal regime di disaccoppiamento della Pac, dal maggiore rischio sanitario (micotossine) a cui sono esposte le nostre produzioni e dalla penalizzante struttura dei costi che ha limitato gli investimenti.

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