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Enciclica del papa: “Che mondo desideriamo trasmettere alle generazioni future?”

“Che mondo desideriamo trasmettere alle generazioni future?”. E’ la domanda che Papa Francesco ci propone nell’enciclica “Laudato si”.  A questo interrogativo siamo chiamati a ripensare il nostro rapporto con la terra che è la casa comune, perché tutti gli uomini possano sedersi alla tavola della vita e sentire la gioia di appartenere all’unica famiglia umana. Per raggiungere questo nobile traguardo è importante che ognuno contribuisca con azioni virtuose a servire la vita in tutte le sue dimensioni. Per stare sulla terra bisogna  amare la terra, perché è nostra madre, che porta in se il respiro della vita che sta nella fertilità del suolo.

Anche l’agricoltura ha un posto speciale nella custodia del Creato perché difende la sua funzione principale che è quella di fornire cibo. Difendere il lavoro dell’agricoltore è riconoscere anche il ruolo strategico che ha l’agricoltura familiare nel resistere a quelle nuove modalità di produrre che mettono il brevetto al seme e che riducono l’attività agricola a pochi. E’ battaglia di civiltà ostacolare l’omologazione dei cibi che non tutela la biodiversità.

Papa Francesco ci ricorda che davanti a una terra ferita, non possiamo non accogliere i suoi gemiti di dolore e il suo grido di aiuto. Quelli che hanno posto la loro fiducia solo nella tecnologia per sfruttare la terra, dovrebbero fare un passo indietro, così come quelli che hanno dimenticato i poveri considerandoli organici al sistema. Il mercato non può essere l’unico riferimento e il prezzo, l’unico valore dei prodotti della terra. L’economia agricola di piccola scala è una risorsa e non un ostacolo al progresso e l’agricoltura non può essere separata dal cibo. Perché non proteggere l’ambiente e le comunità che vi abitano, valorizzando il territorio come realtà viva e portatore di messaggi legati alla fraternità e alla solidarietà?

Papa Francesco incoraggia ad individuare cammini concreti, da percorrere insieme, protesi alla ricerca del bene comune. Questo invito può coinvolgere tutti: la politica perciò che le compete nel governare i beni comuni globali, l’economia per non cercare di massimizzare i profitti a vantaggio di una parte soltanto del pianeta, le forze sociali per collaborare ad un modello di sviluppo dove i valori possono diventare progetti di inclusione e di cura, la giustizia e le sue istituzioni per contrastare chi verso la terra ha un atteggiamento predatorio, l’educazione per promuovere stili di vita che ridicano i fondamenti dell’agire e dell’uso corretto delle risorse.

Papa Francesco attraverso l’Enciclica  invita tutti a fare un esame di coscienza per non mettere l’avere e il consumare al di sopra di tutto. Il non farlo è imperdonabile perché le conseguenze sarebbero devastanti e la terra continuerebbe ad essere violata dall’egoismo e non luogo in cui la vita può diventare fraternità.

don Paolo Bonetti
Consigliere Ecclesiastico

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