il Punto Coldiretti

Fonti rinnovabili, allo studio nuove forme di incentivi

Mentre a Copenaghen è in corso la conferenza mondiale sul clima, nel nostro Paese si procede all’attuazione della direttiva europea sulle fonti rinnovabili n. 2009/28/CE.
Tra le principali difficoltà, va segnalata quella sulla gestione amministrativa degli impianti da fonti rinnovabili tra lo Stato e i governi locali. Tutto ciò nonostante la norma europea preveda che le procedure per la realizzazione e la gestione di impianti fotovoltaici non debbano essere eccessivamente “burocratizzate”.

Destano interesse per i produttori di energia i regimi di aiuto che verranno individuati dall’Italia per incentivare ulteriormente le fonti rinnovabili. Questo anche in considerazione di quanto è avvenuto nel nostro Paese negli ultimi anni, con gli ottimi risultati legati alle agevolazioni economiche previste per la diffusione dei pannelli fotovoltaici, introdotte dalle ultime finanziarie.

In una cornice più generale, alcuni stati europei denunciano il fatto che la direttiva sia più il prodotto di politiche ambientali del nord Europa che di politiche condivise e concertate.
In tale ambito, si stanno cercando anche di superare le difficoltà nella elaborazione di progetti per l’energia rinnovabile comuni a più stati europei ed extra-europei.

In generale, rispetto alla necessità di una pianificazione energetica nazionale in grado di aumentare effettivamente la quota di energia proveniente dalle fonti rinnovabili, così come previsto dalla direttiva europea, Coldiretti ha sempre evidenziato la necessità di puntare di più sullo sviluppo della generazione distribuita, sistema energetico pienamente compatibile con il processo di liberalizzazione del mercato energetico e caratterizzato da impianti di piccola taglia e da condizioni infrastrutturali diverse rispetto al modello energetico basato sulla centralizzazione degli impianti, come quello, ad esempio, che prevede l’impiego del nucleare. 

In questo senso, allora, la direttiva costituisce un’occasione importante non solo per il raggiungimento dei risultati quantitativi, ma soprattutto per decidere quale sarà l’assetto energetico del nostro paese negli anni futuri, anche in funzione delle indicazioni della UE.
Stante i ristretti tempi di attuazione della direttiva (5 dicembre 2010) e gli ancora più ridotti ambiti temporali (3° giugno 2010) per la redazione dei Piani Nazionali di Azione sulle fonti rinnovabili, i prossimi mesi saranno fondamentali per comprendere quanto la direttiva di Bruxelles troverà rispondenza nelle norme nazionali.

E’ utile, infine, ricordare che se si ritarda la diffusione delle energie rinnovabili e l’aumento dell’efficienza energetica, non solo si determinano danni ulteriori al sistema ambientale ma si rallenta una strada di sviluppo economico-sostenibile a livello locale. Infatti, il maggiore ricorso alle rinnovabili, come ci insegna l’esperienza di questi anni, ha un effetto moltiplicatore anche per lo crescita economica regionale, soprattutto nelle zone depresse, per l’incremento dell’occupazione e per i ridotti budget (riduzione dei costi da approvvigionamento energetico) delle Piccole e Medie Imprese europee che costituiscono l’ossatura economica del continente del nostro Paese in particolare.

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