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Green economy: ecco le “best practises” in agricoltura

“Il contributo dei lavori verdi allo sviluppo sostenibile in Italia dopo Rio+20” è il titolo del workshop organizzato dal Ministero dell’Ambiente lo scorso 17 luglio a Roma. Promossa nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Governance e Azioni di Sistema, Pon Gas 2007/2013, finanziata dal Fondo sociale europeo, l’iniziativa, rivolta alle amministrazioni pubbliche, ha fatto il punto sull’occupazione verde come contributo allo sviluppo sostenibile in Italia, dopo le indicazioni emerse dalla Conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile svoltasi a Rio de Janeiro.

Coldiretti ha evidenziato come la Green economy sia una realtà per il settore agricolo già da 20 anni a questa parte quando, nel 1991, con la revisione della Politica Agricola Comunitaria che va sotto il nome di riforma Mc Sharry, la tutela e valorizzazione dell’ambiente è divenuta, per la prima volta, parte integrante della gestione dell’impresa agricola.

Tale principio si è andato sempre più rafforzando, sì che oggi l’agricoltura è tutta improntata ad un modello di sostenibilità che si declina attraverso molteplici strumenti a partire dal regime di condizionalità degli aiuti per cui le imprese agricole che intendono beneficiare dei regimi di sostegno previsti dalla Pac devono obbligatoriamente rispettare alcuni vincoli di natura ambientale pena la decadenza e la revoca degli aiuti, fino alle misure agro-ambientali, forestali e relative a Rete Natura 2000 che si applicano attraverso l’adesione alle azioni previste dai Piani di Sviluppo Rurale regionali.

Al fine di esplicitare come si concretizza la Green economy, in agricoltura,  Coldiretti ha illustrato  alcune misure poste in atto, volontariamente, dagli agricoltori, grazie ai regimi di sostegno previsti dai Psr per il periodo 2007 – 2013, ulteriori rispetto a quelle obbligatorie previste dal regime di condizionalità.

Si va dalla selezione nella scelta dei prodotti fitosanitari (impiego di quelli  più selettivi nei confronti dell’entomofauna utile, dei piccoli mammiferi e degli uccelli) alla tutela dell’avifauna mediante l’impegno da parte dell’agricoltore a realizzare  “nidi artificiali”.

Importanti anche la realizzazione di erbai intercalari  ed azioni di  inerbimento; le misure di  salvaguardia della biodiversità vegetazionale dei comprensori pascolivi tramite, ad esempio,  il miglioramento della diversità botanica delle cotiche; la salvaguardia della biodiversità animale, in particolare negli habitat di particolare pregio naturalistico. L’agricoltore garantisce la sopravvivenza di razze locali a rischio di estinzione.

Ci sono poi la tutela della biodiversita’ agraria vegetale (l’agricoltore garantisce la sopravvivenza di cultivar a rischio di estinzione); il mantenimento della fertilità dei suoli agricoli (conservazione del livello di sostanza organica);l’incremento della diversità biologica nelle risaie.
A tali misure strettamente agronomiche, si aggiungono gli investimenti delle imprese agricole nelle energie rinnovabili. Coldiretti ha sottolineato come l’agricoltura europea sia attualmente l’unico settore che abbia inglobato nella pianificazione delle attività aziendali, l’elemento della tutela e della valorizzazione dell’ambiente.

In tal modo, l’agricoltura svolge una funzione sociale, offrendo un servizio di cui beneficia l’intera collettività in termini di valorizzazione del paesaggio e di conservazione degli habitat e delle specie animali vegetali. Contemporaneamente, però, visto che l’impresa agricola è, prima di tutto, un soggetto economico, essa investe nell’ambiente facendone un fattore di integrazione del reddito di impresa.

Ciò avviene, quando la misura di carattere ambientale viene sostenuta tramite gli aiuti della Pac o consente di offrire beni alimentari e servizi che sono remunerati dal mercato ( ad es. l’agriturismo o la vendita di prodotti alimentari ottenuti con  processi di produzione a basso impatto ambientale).

Coldiretti ha evidenziato, quindi, come  l’agricoltura, investendo ormai da anni nell’ambiente, abbia compiuto un atto di “responsabilità sociale” secondo la definizione che ne dà la Commissione Europea, che è giusto sia riconosciuto ed apprezzato visto che non sempre tale valore aggiunto è adeguatamente sottolineato.

“L’agricoltura sembra molto semplice quando il tuo aratro è una matita e sei a un migliaio di miglia dal campo di grano”, diceva il Presidente americano D.D. Eisenhower. Ma, invece, semplice non è affatto e il complesso lavoro svolto dall’agricoltura a favore dell’ambiente sembra avere un riscontro favorevole tra i cittadini.

Dal rapporto Eurobarometro 2012: “Cosa pensano gli europei della sicurezza alimentare, della qualità degli alimenti e della relazione tra agricoltura e paesaggio rurale”, emerge che  la maggior parte dei cittadini dell’Ue ritiene che l’agricoltura contribuisca positivamente a preservare le zone rurali. L’81% degli intervistati pensa che l’agricoltura sia benefica per l’ambiente, mentre l’86% che contribuisca alla bellezza del paesaggio e l’89% che concorra a proteggere le zone rurali.

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