il Punto Coldiretti

Progetto Salsa, le piccole imprese agricole potrebbero coprire al 100% la domanda regionale di cibo

Secondo le stime di Salsa, il progetto di ricerca Horizon 2020 al quale ha partecipato Coldiretti con il supporto di Ager, giunto ormai a conclusione, in quasi metà dei sistemi agroalimentari studiati (44%) – soprattutto nelle regioni africane e dell’Europa sudorientale – la produzione dei piccoli agricoltori potrebbe coprire fino al 100% della domanda regionale di cibo, in alcuni casi generando anche un surplus.

Il contributo delle piccole aziende alla sicurezza alimentare regionale (FNS – Food and Nutrition Security nell’acronimo inglese) risulta dipendere dalla natura delle loro connessioni col sistema agroalimentare regionale. Le piccole aziende nelle regioni africane e dell’Europa dell’est contribuiscono alla disponibilità regionale di cibo attraverso l’auto-consumo e le vendite locali (formali e informali). In Europa del nord (NE) e del sud (SE), tale contributo è meno significativo per via del loro numero limitato (NE) o perché più orientate all’esportazione fuori regione, con un limitato autoconsumo (SE). Nonostante queste stime siano complessivamente positive, la futura capacità delle piccole aziende di contribuire alla FNS regionale non è assicurata. Le aree rurali del sud e dell’est Europa, ad esempio, hanno perso 1,4 milioni di piccole aziende agricole solo nel periodo 2010-2016, e questo trend sembra proseguire, in parallelo con il persistente rischio di spopolamento rurale in molti paesi.

Per rendere conto della grande varietà di contesti nei quali le piccole aziende operano nelle regioni studiate, Salsa ha definito una nuova tipologia di piccole aziende agricole per Europa ed Africa, basata su tre criteri principali: (1) il grado di orientamento al mercato; (2) l’uso di certificazioni; (3) il livello di dipendenza dalle cooperative. Queste variabili possono essere utilizzate per differenziare le piccole aziende (e le relative famiglie) che sembrano dover combattere per la sopravvivenza e che appaiono vicine alla soglia della povertà, da quelle più ricche, specializzate, organizzate in forma cooperative e/o integrate in altra maniera con il mercato. Quando le principali connessioni delle piccole aziende con il mercato sono la vendita diretta o l’autoconsumo, il relativo sistema agroalimentare regionale è più probabilmente orientato verso i mercati locali ed altri sbocchi locali. Quando le piccole aziende sono principalmente connesse attraverso cooperative o aziende di trasformazione, allora il sistema agroalimentare tende ad essere specializzato ed orientato all’esportazione. Più questo si verifica, meno importante risultano l’auto-approvvigionamento e l’autoconsumo.

Per supportare il contributo delle piccole aziende agricole alla FNS, quindi, gli interventi di policy dovrebbero avere una più marcata connotazione territoriale e considerare sia le caratteristiche specifiche dei sistemi agroalimentari regionali, sia i diversi tipi di piccola azienda agricola identificati in Salsa. Come sintetizzato nel policy brief disponibile scaricabile da questo link https://bit.ly/3bkEjE4, sono due le principali raccomandazioni politiche rilevanti emerse dal progetto Salsa per tutti i contesti analizzati: una riguarda l’introduzione di appropriate combinazioni e pacchetti di interventi per aiutare i piccoli produttori ad aumentare il valore aggiunto delle proprie produzioni, poiché le piccole aziende diventano più redditizie quando si specializzano in prodotti di qualità e quando si impegnano nella trasformazione. Questo può includere il supporto ai produttori che sono prevalentemente orientati all’autoconsumo, ma che ambiscono ad un orientamento più commerciale. Le piccole aziende agricole producono una grande varietà di prodotti, spesso differenziando quelli rivolti al mercato da quelli destinati all’autoconsumo, contribuendo in modo significativo alla FNS regionale. L’altra suggerisce di rafforzare e facilitare la cooperazione, vista come la forma di governance che meglio può consolidare la posizione dei piccoli produttori. Ciò include l’introduzione di schemi appropriati per strategie di filiera e forme contrattuali che promuovano maggiore coordinamento e più equa distribuzione di potere e benefici economici tra piccoli produttori e altri attori della filiera.

Come possono, quindi, le politiche rafforzare le piccole aziende agricole nelle regioni europee e africane di studiate da Salsa? Secondo quanto emerso dal progetto attraverso una pluralità di strumenti. In primo luogo, garantendo l’accesso alla terra tramite la creazione di “banche della terra” che gestiscano i terreni in perpetuo proprio per fornire ai nuovi entranti un trampolino di lancio verso produzioni di piccola scala sostenibili: gli “accordi di successione” che mettono in relazione agricoltori anziani senza successori con nuovi entranti; un insieme di altri “schemi per la mobilità della terra”, pensati per superare specifici fattori che limitano l’offerta di terra in affitto o in vendita. Altro strumento importante è garantire l’accesso alle risorse finanziarie semplificando i criteri di ammissibilità e le procedure di domanda di credito per i piccoli produttori. L’ammissibilità ai crediti o ai prestiti può legarsi allo sviluppo delle competenze, ad esempio alla formazione in pianificazione e gestione manageriale.

Altra misura importante di supporto alle piccole imprese è la necessità di introdurre azioni che ammortizzino l’impatto del cambiamento climatico. Infine rispetto al ruolo delle piccole imprese nella filiera agroalimentare, dal progetto risulta che nella maggioranza delle regioni europee, il futuro delle piccole aziende agricole e delle piccole imprese di trasformazione è strettamente connesso alla riscoperta dei prodotti della tradizione locale e allo sviluppo di pratiche basate su nuove conoscenze e sviluppi tecnologici. Il recupero delle tradizioni diventa un contributo cruciale delle piccole aziende agricole e della trasformazione alla salvaguardia delle identità regionali e alla conservazione dell’ambiente. Questo ruolo può essere sostenuto migliorando i marchi delle piccole aziende locali e semplificando e promuovendo l’applicazione degli schemi di qualità dell’Ue. In questo ambito il modello costruito da Campagna Amica è stato considerato un punto di riferimento anche per tutti gli altri Paesi coinvolti dal progetto.

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