il Punto Coldiretti

Il Covid taglia 1/3 dei braccianti stranieri nei campi

Nel 2020 si sono praticamente ridotti di circa 1/3 i lavoratori stranieri nelle campagne italiane a causa dalle misure di sicurezza anti contagio, del lockdown e dai necessari vincoli posti alle frontiere ai braccianti dall’estero che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. E’ quanto stima la Coldiretti in occasione della Presentazione del XXIX Rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes che al primo gennaio 2020 valuta in 5.306.548 i cittadini stranieri (comunitari ed extra-comunitari) residenti in Italia.

L’assenza dei lavoratori stranieri ha messo in grave difficoltà le campagne dove si è registrato un crollo record del 7% delle ore lavorate in agricoltura secondo gli ultimi dati divulgati dall’Istat relativi al secondo trimestre 2020. La preoccupazione riguarda anche l’autunno che è uno dei momenti più delicati dell’intera annata agraria, con le attività di raccolta in pieno svolgimento, e molte imprese che rischiano di trovarsi a ranghi ridotti i proprio nella fase più calda della vendemmia e della raccolta delle olive e della frutta.

Per salvare i raccolti è indispensabile prorogare al 31 dicembre 2020 tutti i permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia ma occorre anche  una immediata e radicale semplificazione del voucher agricolo per ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.

Nei campi italiani la presenza di occupati dall’estero è divenuta un fenomeno strutturale, con più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene ottenuto grazie a braccianti provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo un’analisi Coldiretti.

Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani. Ma cresce anche la presenza di stranieri alla guida delle imprese agricole con quasi 17mila titolari di nazionalità diversa da quella italiana.​

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