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Nutraceutica, dalle foglie delle patate un composto per rivoluzionare cosmetica e farmacologia

Alcuni ricercatori  scozzesi stanno studiando la possibilità di estrarre un composto, chiamato solanesol, dalle foglie lasciate in campo dopo la raccolta delle patate che generalmente vengono  bruciate o interrate. Il solanesol si trova soprattutto nelle colture appartenenti alla famiglia delle solanacee che oltre alle patate comprende il pomodoro, il tabacco ed il pepe, accumulandosi nelle foglie.

Dal punto di vista chimico, il solanesol è già un componente indispensabile nella produzione del coenzima Q10, che viene utilizzato in prodotti di bellezza per combattere la comparsa dei segni dell’invecchiamento. Ora gli studi sono in corso per stabilire le effettive proprietà del composto. In questo modo la produzione di solanesol potrebbe cambiare radicalmente il settore della patata, fornendo non solo una nuova fonte di reddito per gli agricoltori, ma anche aiutando a ridurre gli scarti.

Tale composto è studiato da alcuni anni, soprattutto in Cina, ed è dimostrato che ha diverse proprietà benefiche per il trattamento di alcune malattie e può essere impiegato  come antibatterico, antinfiammatorio, antiulcera, ecc… Tali studi hanno dimostrato che il contenuto di solanesol nelle foglie di patata è geneticamente controllato e sono stati individuati alcuni caratteri quantitativi associati al contenuto nella foglia.

Gli stessi ricercatori hanno anche scoperto che, nella patata, il contenuto di solanesol nelle foglie aumenta fino a sei volte se esposte a temperature moderatamente elevate per cui si sta studiando il meccanismo che ne determina l’accumulo in queste colture che sono da considerare delle biorisorse da cui estrare il prezioso componente, aprendo la via a vere e proprie bioraffinerie per la produzione di patate.

Del resto, la bioraffineria – intesa come l’insieme dei processi chimici, fisici e biologici di trasformazione della biomassa vegetale che consente di ottenere materiali, composti chimici e prodotti finiti ad alto valore aggiunto a partire da piante coltivate –  è la nuova frontiera che si sta sviluppando, in ambito agricolo, capace di contribuire a promuovere e perfezionare un modello di economia sempre più sostenibile.

Secondo Coldiretti, tuttavia, se l’attivazione di nuove filiere per la valorizzazione di residui agricoli e scarti agro-industriali è un fattore senz’altro positivo, dall’altro lato occorre che, in questi casi, sia comunque salvaguardata la valorizzazione del prodotto agricolo nella sua destinazione ad uso alimentare.

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