il Punto Coldiretti

Le imprese agricole familiari in soccorso dell’economia, per l’umanizzazione della società e la cura della Terra

Vivere è diventato complesso in un mondo sempre più globalizzato.

Stanno avanzando problemi drammatici che non possono essere ignorati: disuguaglianze, povertà, sottosviluppo, sfruttamento delle risorse non rinnovabili ma anche desertificazione, disboscamento, effetto serra e piogge acide.

Questo insieme di problemi non troverà una soluzione se non all’interno di un disegno che valorizzi la terra come una risorsa universale da governare con senso di responsabilità.

L’enciclica “Laudato sì” ci sollecita, anzi ci provoca a riflettere sulle conseguenze dolorose a cui andiamo incontro se i modelli di sviluppo separano l’uomo dall’ambiente naturale in cui vive.

Il rischio è grandissimo per la vita nel pianeta. Non si salveranno né la natura, perché sottoposta allo sfruttamento delle sue risorse, tantomeno l’uomo, perché prevalendo la logica utilitaristica, viene ridotto ad essere funzionale al sistema produttivo e consumistico.

 

Una visione con nuovi compiti.

Papa Francesco propone una cittadinanza ambientale universale che vada all’origine del degrado ambientale.

Il Papa ci indica una serie di criteri per un modello di sviluppo umano e integrale.

La precauzione che previene i rischi di un uso indiscriminato delle nuove tecniche di produzione.

La sostenibilità che tiene conto di chi viene dopo di noi.

La responsabilità per far fruttificare la terra in modo rispettoso ed equo.

La solidarietà perché la terra appartiene a tutti e i suoi frutti possano essere condivisi e usati responsabilmente.

Questi riferimenti nel tempo si sono scoloriti, ma rimangono sempre validi per tutti coloro che hanno responsabilità.

Per la politica che ha il compito di governare i beni comuni globali.

Per l’economia perché non cerchi di massimizzare i profitti di una sola parte del pianeta.

Per le forze sociali perché i valori possono diventare progetti di inclusione e di cura.

Per la giustizia e le sue istituzioni per contrastare chi verso la terra ha un atteggiamento predatorio e ne abusa.

Per l’educazione per promuovere stili di vita che pongano al centro i valori autentici dell’esistenza umana.

 

Uno sviluppo fondato sui valori.

Sono necessari due principi guida:

la coesione perché i problemi sono planetari e interdipendenti,

e la responsabilità sociale perché la terra non continui ad essere sfregiata, tradita e manomessa.

Essendo il fattore umano sempre più importante per uno sviluppo sostenibile, i valori sono i punti di riferimento per aprire una originale ed inedita comunicazione con chi promuove un progresso non solo nell’orizzonte produttivo ma anche umano:

i valori democratici perché solo in un regime di democrazia si è responsabili,

gli ideali della giustizia perché l’avidità genera corruzione e discriminazione,

gli ideali della solidarietà perché aprono al bene comune,

i valori legati alla cura perché non disponiamo di risorse illimitate,

i valori della precauzione per una produzione sostenibile non indifferente all’inquinamento e al consumo delle materie prime.

 

L’orizzonte teologico.

L’uomo e la terra sono chiamati a ritornare in dialogo nel rispetto della universale destinazione dei suoi beni e di un prudente impiego delle risorse naturali.

Papa Francesco stimola credenti e non credenti a ricostruire l’armonia lacerata fra l’uomo e l’ambiente naturale: tutti possono incontrarsi sulle traiettorie della cura per tenere in vita il fragile equilibrio della creazione, partendo dalle persone che soffrono fame di dignità e di futuro.

C’è una teologia della terra che se ascoltata parla del suo Creatore e mette in relazione l’uomo con la casa della vita: “Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero”. Richiama la cura che l’agricoltore ha per la terra, un luogo abitabile per tutti, perché dia frutto, sia condiviso.

La terra ha il respiro della vita e questo respiro sta nella fertilità del suolo: è il punto di partenza per difenderla dalla tentazione di manipolarla rendendola fruibile anche per le nuove generazioni.

 

L’orizzonte etico.

E’ irragionevole distruggere la terra da cui dipende la nostra vita.

È comportamento speculativo l’uso indiscriminato dei consumi che comporta “scarti” e “sprechi”.

Non basta custodire l’ambiente se non si custodisce la vita in generale e la vita dell’uomo in particolare.

Vanno messi in discussione il modello alimentare occidentale e i suoi paradossi.

È sotto gli occhi di tutti l’insostenibilità ambientale dei metodi intensivi di produzione che impoveriscono la biodiversità.

Non è accettabile che la terra sia ridotta a semplice strumento di produzione.

L’etica è una grande amica del meraviglioso albero della vita e della “casa comune”.

L’etica aiuta ad ascoltare tutte le sue voci,

a conoscere la terra perché siamo radicati in essa e sulla terra costruiamo la nostra storia personale, familiare e sociale,

a lavorare la terra per rendere l’ambiente più vivibile, amabile ed ospitale.

Aprirsi ai nuovi soggetti etici come l’aria, l’acqua, le piante, gli animali, i boschi è voler scoprili, nell’ordine della Natura, nel loro compito sapiente, ordinato e premuroso, sviluppandone le loro potenzialità.

 

L’orizzonte culturale.

Tutti gli attori della filiera ambientale possono dare il loro contributo all’ invito di Papa Francesco per promuovere quella integrazione sociale ed economica che ha all’orizzonte l’”unica famiglia umana”.

Se c’è un confronto aperto si troveranno quelle nuove forme di attività economiche che promuovano sistemi agroalimentari sostenibili, eliminando la sottonutrizione e quelle povertà che arrivano ad uccidere.

Per superare il cinismo della logica mercantile è fondamentale far partite lo “sviluppo dal basso” a sostegno delle agricolture familiari dei Paesi meno sviluppati che attraverso la produzione di cibo in azienda, i mercati locali, i gruppi di acquisto solidali, il biologico, possono entrare da protagonisti nelle dinamiche economiche.

Il progresso non va costruito a spese dei poveri sfruttando i loro beni essenziali come la terra, l’acqua, gli animali, le foreste, presenze queste che da sempre accompagnano la vita dell’uomo.

I poveri sono indifesi e vittime di due ingiustizie.

La prima è quella sociale perché pagano gli altissimi costi di un mercato aggressivo che genera disuguaglianze, fame, violenza.

La seconda ingiustizia è quella ambientale perché derivata dalla presenza di investitori senza scrupoli che attraverso il preoccupante fenomeno dell’accaparramento delle loro terre deforestano ed espellono i piccoli coltivatori dalle loro campagne.

 

L’orizzonte del bene comune.

Ci sono alleanze importanti da rilanciare perché i principi della dottrina sociale della Chiesa si trasformino in progetti capaci di creare reddito, occupazione e solidarietà.

Abbiamo bisogno di uomini e donne con una carica profetica e ideale per animare una società solidale.

Siamo chiamati a dialogare con la vita dell’uomo contemporaneo con l’atteggiamento dell’ascoltare, del camminare insieme, del raccontare, del tenere le porte aperte, del far vedere in diretta il grande sogno del bene comune.

 

Il settore agricolo.

La complessità della vita vegetale e animale e la varietà dei suoi organismi viventi sono un patrimonio di tutta l’umanità che non va disperso perché ciascuna specie possa svolgere il suo compito nell’ecosistema in cui è inserita.

Se trattata con rispetto la terra tornerà a essere quella risorsa preziosa a servizio dell’agricoltura e dell’alimentazione, luoghi dove oggi si incrociano le speranze e le domande di futuro delle nuove generazioni e delle agricolture familiari dei Paesi in via di sviluppo.

Tutti gli uomini hanno lo stesso diritto di sedersi alla tavola della vita e di partecipare alle risorse della terra.

E’ una questione cruciale, che investe la responsabilità di tutti perché una parte del pianeta non venga discriminata facendo pagare ai poveri il benessere dei ricchi.

Il problema della fame è frutto di una cattiva economia che legittima lo spreco di cibo e impedisce che ogni popolo possa avere il proprio sistema alimentare e produttivo.

Anche le nostre imprese agricole possono aiutare l’economia a guarire perché stanno portando uno straordinario contributo all’umanizzazione della società.

L’agricoltura a indirizzo sociale, integrata nell’attività agricola, ha numerose storie umane ed aziendali da raccontare con esperienze concrete di inclusione e di cura nel campo della salute, dell’ambiente, dell’educazione e dell’accoglienza.

Abbiamo il dovere di conoscere ciò che sta avvenendo nel mondo dell’agricoltura perché ha messo in moto un virtuoso circuito sociale ed economico: un’agricoltura innovativa e multifunzionale che sta portando oggi un’enorme vitalità come lo dimostra l’interesse dei giovani verso l’attività agricola.

Anche se il settore agricolo attraversa tutte le difficoltà del nostro tempo – dall’emergenza ambientale e idrica, ai cambiamenti climatici, all’alimentazione e alla salute – continua a sostenere con coraggio la genuinità originaria del cibo, la distintività dei prodotti, la difesa del reddito, la legalità contro le contraffazioni, la difesa del territorio e del suo paesaggio, il rispetto della terra e della sua fertilità.

Lavorare i campi non è soltanto un modo per produrre, ma anche di vivere perché consente di unire i beni immateriali con i beni materiali, conquistando sempre più spazio nel dialogo sociale per la rigenerazione della società perché non sia solo competitiva, ma anche solidale.

Don Paolo Bonetti

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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