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Banca di Italia: il valore degli anziani attivi decisivi per l’economia futura del Paese

E’ stata pubblicata la Relazione annuale della Banca di Italia: un osservatorio privilegiato sulla situazione finanziaria delle famiglie italiane e sull’andamento della spesa sociale. Tra il 2010 e il 2020 l’età media di pensionamento è cresciuta da 61,1 a 62,3 anni per gli uomini e da 59,1 a 61,3 anni per le donne, le fasce più anziane hanno fornito un contributo crescente all’offerta di lavoro. Ecco i numeri.

6,6% crescita del PIL italiano

La ripresa dell’economia nel 2021 è stata pari al 7,2% nel Nord Est, al 6,8 nel Nord Ovest, al 6,1 nel Centro e al 5,7 nel Mezzogiorno. Nel primo trimestre di quest’anno, invece, il PIL è sceso dello 0,2% anche se come si legge nella Relazione, sarebbe in atto una moderata ripresa nel secondo trimestre, nonostante l’incertezza del quadro macroeconomico.

3,8% l’incremento del reddito delle famiglie

La relazione sottolinea che nel 2021 il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto significativamente. Nella prima parte di quest’anno, gli effetti dei rincari energetici e delle materie prime sono stati in parte mitigati dalle misure introdotte dal Governo a favore delle famiglie meno abbienti. Su questo punto, dalla Relazione emerge che nel dicembre 2021 i nuclei percettori di Reddito di cittadinanza (RdC) o Pensione di cittadinanza (PdC) erano 1,4 milioni. Circa 600.000 nuclei hanno inoltre beneficiato, nel 2021, del Reddito di emergenza. Dallo scorso marzo è poi iniziata l’erogazione dell’assegno unico e universale, una misura che ha potenziato e razionalizzato il sistema di interventi in favore delle famiglie con figli.

4,4% l’incremento della spesa pubblica

Nel 2021, la spesa sanitaria è salita significativamente per il secondo anno consecutivo (4,2%; 6,1 nel 2020) a causa degli interventi connessi con l’emergenza pandemica. Le prestazioni sociali in denaro sono invece risultate sostanzialmente stabili al livello del 2020: i maggiori esborsi per pensioni (2,1%, poco al di sotto della crescita annua nel biennio precedente) sono stati controbilanciati dal calo delle prestazioni non pensionistiche (-6,9%). Per quanto riguarda queste ultime la riduzione degli assegni di integrazione salariale e delle indennità di disoccupazione ha più che compensato l’incremento degli assegni familiari.

Tra i punti più significativi il ridotto tasso di partecipazione al mercato del lavoro dei giovani e delle donne, che si colloca nel 2021 al di sotto della media dell’UE di circa 14,4 e 13,1 punti percentuali. Al contrario, le fasce più anziane hanno fornito un contributo crescente all’offerta di lavoro, anche per effetto delle riforme pensionistiche che hanno progressivamente allungato la vita lavorativa: tra il 2010 e il 2020 l’età media di pensionamento è cresciuta da 61,1 a 62,3 anni per gli uomini e da 59,1 a 61,3 anni per le donne. A giudizio degli esperti della Banca d’Italia, l’allungamento della vita lavorativa anche oltre la soglia convenzionale dei 64 anni, reso possibile dal miglioramento delle condizioni psicofisiche, sarà sempre più importante per limitare l’impatto negativo degli andamenti demografici sulla popolazione attiva, negli ultimi anni parzialmente compensati dall’immigrazione.

Fiorito Leo

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