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Pensioni, ecco gli aumenti da marzo

L’aumento del costo della vita, che non raggiungeva livelli così alti da molti anni, ha fatto sì che i pensionati italiani potessero ricevere dall’Inps maxi rivalutazioni delle loro rendite, comprensive per alcuni anche degli arretrati a decorrere dal 1° gennaio 2023.

La maggiorazione dovuta per quest’anno è del 7,3% anche se l’ammontare degli aumenti è differenziato a mano a mano che sale l’importo di pensione: le pensioni più basse beneficiano di aumenti maggiori. Ed infatti a trarne maggiore vantaggio le rendite integrate al trattamento minimo Inps, che sono arrivate a 563,73 euro con aumenti decorrenti da gennaio scorso.

Ora, però, è la volta anche dei pensionati italiani che ricevono un assegno superiore a quattro volte il trattamento minimo Inps, cioè le pensioni medie e medio-elevate. Così dal 1° marzo 2023 i pensionati che percepiscono pensioni superiori a 2.101,52 euro lordi al mese potranno beneficiarne, con il meccanismo seguente: si ha un aumento del 6,205%, nella misura dell’85%, se la pensione supera i 2.101,52 euro lordi mensili, ma è pari o inferiore a 2.626,90 euro lordi mensili; l’aumento è del 3,869%, nella misura del 53%, se il trattamento pensionistico è superiore a 2.626,90 euro lordi mensili e pari o inferiore a 3.152,28 euro lordi mensili (sei volte il trattamento minimo); se gli assegni sono complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo e pari o inferiori a 4.203,04 euro lordi mensili, si ha un aumento del 3,431%, nella misura del 47%.

Al crescere dell’assegno si ha un decremento progressivo della rivalutazione, soprattutto a partire da trattamenti pensionistici complessivamente superiori a 4.203,04 euro lordi mensili e pari o inferiori a 5253,80 euro lordi mensili (dieci volte il trattamento minimo) per cui l’aumento è del 2,701%, nella misura del 37%; mentre infine per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo Inps, l’aumento è del 2,336% nella misura del 32%.

La rivalutazione nella misura del 100% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per i trattamenti pensionistici è stata immediatamente attuata dal primo gennaio 2023 solamente per quei pensionati che percepivano un assegno pensionistico complessivamente pari o inferiore a 2.101,52 euro al mese (oltre all’“anticipo” già percepito per l’ultimo trimestre 2022 del 2%, per gli assegni non superiori a 2.692 euro lordi mensili), determinando un incremento delle pensioni pari al 7,3%. Per questo motivo, tali pensionati percepiscono già dal 1° gennaio 2023 tale aumento e non vedranno differenze sull’importo mensile già in godimento.

Si precisa che tale rivalutazione degli assegni pensionistici non interessa i percettori di Ape Sociale, il cui importo non va adeguato alla perequazione automatica, essendo indennità di accompagnamento alla pensione.

Il meccanismo odierno di aumento della rivalutazione delle prestazioni previdenziali è stato riformato a partire dal 1° gennaio 1999 ed è attribuito su ciascun trattamento, in misura proporzionale all’ammontare dell’assegno da rivalutare rispetto all’importo complessivo. Ma questa volta, gli assegni prevedono un meccanismo meno generoso e a scaglioni in ragione della corposità dell’importo pensionistico percepito dal pensionato e gli aumenti sono stati previsti sulla base degli importi complessivamente riscossi.

Fiorito Leo

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