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Pensioni, nessun aumento dell’età fino al 2024

Dal 1° gennaio 2023 nessun incremento dell’età pensionabile, vale a dire l’età per poter andare in pensione, legata per Legge alla speranza di vita Istat. Tutti i dettagli in una nota Inps di febbraio sulla base di quanto disposto dal decreto Mef del 27 ottobre scorso.

Per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, i requisiti di pensionamento sono adeguati, ogni due anni, sulla base dell’incremento dell’aspettativa di vita a 65 anni accertata dall’Istat. Prima del 2019 e a far data dal 2013, l’adeguamento ha avuto cadenza triennale.

Detti adeguamenti avvengono sulla base delle stime Istat sugli andamenti demografici, recepite con apposito decreto dei Ministeri Economia e Lavoro, 12 mesi prima della data di ciascun aggiornamento.  I decreti emessi negli anni 2011, 2014 e 2017 hanno portato in avanti l’età della pensione rispettivamente, di 3, 4 mesi e, dal 2019, di 5 mesi.

Dal 2021 e anche per il prossimo biennio 2023/2024, non essendoci stato un incremento della speranza di vita Istat, anche per gli effetti della pandemia, non verrà effettuato alcun adeguamento dell’età pensionabile.

Ecco dunque i requisiti per la pensione validi per il biennio 2023-2024 pubblicati dall’Inps con la circolare 28 del 18 febbraio 2022.

Vecchiaia: servono 67 anni di età unitamente a 20 anni di contributi (15 anni entro il 1992). Contributive: per i più giovani, che hanno iniziato a lavorare dal 1996, occorre anche aver maturato un importo di pensione minimo vale a dire superiore a 1,5 l’importo dell’assegno sociale, altrimenti continuano ad essere richiesti 71 anni di età, con 5 anni di contributi effettivi. Gravosi: a questi lavoratori per la vecchiaia bastano 66 anni e 7 mesi, con 30 anni di contributi.

Anticipate: il minimo contributivo resta cristallizzato fino al 2026 a 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi, per le donne, per effetto di una precedente modifica di Legge. Contributive: per i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dal 96, resta la possibilità di uscita anticipata anche con 64 anni di età e venti anni di contribuzione effettiva a condizione che l’importo della pensione non sia inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Precoci: questa categoria di lavoratori potrà continuare ad andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età.

Nessun cambiamento, infine, precisa l’Inps nei requisiti per il pensionamento anticipato del personale della difesa, sicurezza e vigili del fuoco, in estrema sintesi: 41 anni di contributi indipendentemente dall’età o 35 con almeno 58 anni di età, nonché per i lavoratori dello sport e dello spettacolo, vale a dire i ballerini che continuano ad andare in pensione di vecchiaia a 47 anni, i cantanti e gli orchestrali a 62 anni e gli attori, i conduttori, i direttori d’orchestra, figurazione e moda a 65 anni, mentre gli sportivi professionisti a 54 anni.

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