il Punto Coldiretti

Scandalo carne equina, verso un secondo ciclo di test?

Nel corso dell’ultima riunione del Consiglio Agricoltura tenutasi a Bruxelles, la Commissione europea ha fornito un quadro aggiornato della situazione per quanto riguarda i prodotti alimentari contenenti carne di cavallo etichettati fraudolentemente come a base di carne bovina.

Alcune delegazioni, Italia e Francia in primis, hanno sottolineato che l’etichettatura obbligatoria di origine delle carni utilizzate come ingrediente di prodotti trasformati a base di carne potrebbe contribuire positivamente a ristabilire la fiducia dei consumatori. Le proposte potrebbero essere fatte sulla base della relazione della Commissione in materia di etichettatura attesa per il prossimo autunno.

Danimarca e Repubblica Ceca invece si sono dichiarate contrarie alla proposta, ritenendo che i casi attuali di frode non sarebbero stati impediti nemmeno da una legislazione più specifica. Il Regno Unito ha richiesto un secondo ciclo di test del Dna a livello europeo per verificare se  carne equina continua ad essere spacciata per carne bovina nei prodotti alimentari.

La Commissione europea non sembra contraria alla proposta, è quindi assai probabile che la questione venga discussa dal Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali (Scfcah). Tuttavia, la Commissione – che può solo raccomandare, non ordinare i test – ha già più volte dichiarato che non intende più farsi carico dei costi per ulteriori test sul Dna che sono molto onerosi.

Se, appena scoppiato lo scandalo della carne di cavallo l’organo esecutivo dell’Ue ha voluto dare un segnale di fiducia al sistema, ora la palla passa alle autorità nazionali che dovranno decidere se continuare i test e soprattutto come pagarli. Una soluzione potrebbe essere quella di addebitare i costi direttamente alle industrie o agli operatori del settore, ma nulla è ancora stato deciso. Il portavoce britannico, nel proporre un secondo ciclo di test entro l’anno, ritiene che essi dovrebbero essere effettuati in tutti gli Stati membri ma in momenti diversi, in modo di scoraggiare al massimo le frodi e ripristinare la fiducia nei consumatori messa a dura prova dall’horsegate.

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