il Punto Coldiretti

Scatta l’obbligo dell’etichetta d’origine per l’olio extravergine d’oliva

In tutta l’Unione Europea non sarà piu’ possibile spacciare come Made in Italy l’extravergine ottenuto da miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine senza alcuna informazione per i consumatori, grazie alla storica entrata in vigore a partire dal primo luglio 2009 del Regolamento (CE) N.182 del 6 marzo 2009, che obbliga ad indicare in etichetta la provenienza delle olive impiegate per produrre l’olio vergine ed extravergine di oliva in commercio.

Ad annunciarlo è Coldiretti, sottolineando che l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive impiegate nell’extravergine in tutti i paesi europei è una risposta coerente alla necessità di combattere le truffe e di garantire la trasparenza alle scelte di acquisto dei consumatori. Un pericolo che ha un forte impatto negativo sui prezzi pagati agli agricoltori italiani che sono crollati al di sotto dei costi di produzione mettendo a rischio il futuro del settore.

Nel 2008 l’Italia ha importato 485 milioni di chili di olio di oliva che in assenza di etichettatura si “confondono” con la produzione nazionale che è stata pari a poco piu’ di 600 milioni di chili. In altre parole quasi una bottiglia su due realizzata in Italia contiene olio proveniente da olive straniere. Secondo l’indagine Coldiretti-Swg sulle abitudini degli italiani, la quasi totalità dei cittadini (98 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti.
 
Il vero olio italiano sarà riconoscibile da scritte come “ottenuto da olive italiane”, “ottenuto da olive coltivate in Italia” o “100 % da olive italiane” mentre per i miscugli di provenienza diversa sarà specificato se si tratta di “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o di “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”.
 
La norma per l’indicazione di origine in etichetta consente di verificare oltre al marchio la reale origine delle olive impiegate e quindi anche di valorizzare gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all’ambiente.

L’Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva, con due terzi della produzione extravergine e con 38 denominazioni (Dop/Igp) riconosciute dall’Unione Europea, che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative.Con le mobilitazioni degli ultimi anni la Coldiretti è riuscita ad ottenere l’obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro ed ora anche dell’extravergine di oliva.

La decisione dell’Unione Europea di rendere obbligatoria l’ indicazione dell’origine dell’olio di oliva prepara quindi il terreno all’etichettatura trasparente per tutti i prodotti alimentari che sono ancora anonimi, dal latte a lunga conservazione a tutti i formaggi, dalla carne di maiale a quella di coniglio ed agnello, dai succhi di frutta alle conserve vegetali.

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