il Punto Coldiretti

Spagna e Francia volano col bio, Italia a rischio import

L’Italia ha perso il primato europeo di primo paese produttore in agricoltura biologica a favore della Spagna ed ora rischia di essere superata anche dalla Francia. E’ quanto emerge dai dati diffusi dal Ministero dell’Agricoltura spagnolo sull’agricoltura biologica e  dall’Agence Bio, l’agenzia francese delle imprese biologiche (in Internet http://www.agencebio.org/). Aumenta, così, la distanza del nostro paese rispetto alla Spagna.

I produttori iberici mostrano così di essere maggiormente competitivi: la superficie coltivata a biologico nel 2009 ha raggiunto 1.602.870 ettari contro i 1.002.414 dell’Italia sebbene, come nel caso del nostro paese, le principali voci siano costruite da pascoli, prati e foraggi con 758.794 ettari e le superfici boschive dedicate alla raccolta spontanea con 272.096 ettari. La superficie biologica è il 4% circa della superficie agricola totale. La Spagna conta un numero di operatori biologici certificati pari a 27.627 di cui 25.291 produttori, dunque, inferiore rispetto al dato italiano ma maggiore è la dimensione media dell’azienda biologica che si attesta intorno ai 63 ettari.

Secondo uno studio condotto da Havas Media presentato dalla Confederazione Impresari Andalusia l’87% degli spagnoli acquista prodotti da agricoltura biologica e 3 spagnoli su 4 preferiscono alimenti ottenuti con processi di produzione rispettosi dell’ambiente. Secondo il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali il mercato biologico italiano  è stimato essere tra i 2,8 e i 3 miliardi di euro, con circa 1,8 miliardi di vendite al dettaglio in negozi specializzati, supermercati, vendite dirette, consegne a domicilio e gruppi d’acquisto mentre il resto è destinato all’export e alla ristorazione (dati settembre 2009).

Ma l’Italia rischia di perdere anche il confronto con la Francia. Sempre nel 2009 l’Agence Bio registra 3769 nuove imprese biologiche con un incremento medio di 300 imprese ogni mese. Alla fine del 2009 l’aumento nel numero di imprese biologiche è pari al 24% rispetto al 2008 e del 16% della superficie coltivata, mentre i consumi ammontano a  3 miliardi di euro con un raddoppio degli acquisti di prodotti biologici da parte della ristorazione collettiva.

Cresce pertanto in Italia, il rischio che a fronte di una domanda di prodotti biologici interna  che gli ultimi dati resi disponibili da Ismea danno in crescita, si registri un aumento delle importazioni.

Un’analisi dell’andamento dei dati delle importazioni da paesi terzi per gli anni 2008, 2007 e 2006 l’analisi dei dati sulle importazioni di prodotto biologico da paesi terzi evidenzia per il 2008 un incremento delle quantità totali di prodotto importato pari a poco più del 30% rispetto all’anno precedente.

I dati elaborati dal Sinab mostrano che proprio per un prodotto tipico dell’agricoltura italiana e cioè l’olio di oliva, in particolare per l’extravergine, le quantità importate crescono in maniera molto consistente.

Anche nel settore ortofrutticolo, altro comparto in cui l’Italia dovrebbe avere il primato della produzione, si registra un netto aumento delle importazioni per gli agrumi (arance, limoni) ed il kiwi. Un prodotto di punta delle importazioni è rappresentato dalle patate con oltre 6.000 tonnellate.

Sono dati preoccupanti soprattutto se interpretati in relazione a quelli della Spagna e della Francia, perché manifestano tutta la fragilità strutturale dell’agricoltura biologica italiana che non riesce a soddisfare la domanda interna in quanto evidentemente le politiche di sostegno finora adottate a livello nazionale con il Piano d’azione ed a livello regionale con i Piani di Sviluppo Rurale non sono riuscite a promuovere uno sviluppo sufficiente ed equilibrato del settore.

Oltretutto, occorre riflettere sul fatto che  la domanda interna non è solo costituita solo dai consumi domestici di alimenti, ma anche dalle mense scolastiche e dalla ristorazione, che se continueranno ad aumentare nel numero finiranno, in mancanza di un offerta adeguata di prodotti biologici italiani,  per approvvigionarsi da fornitori esteri.

Le prospettive, dunque, della filiera agroalimentare biologica italiana non appaiono rosee, nonostante l’impegno profuso da Coldiretti nel promuovere i prodotti biologici chiedendo  e proponendo alle istituzioni interventi più incisivi e incentivando la vendita diretta  tramite le iniziative di Campagna Amica.

E’ evidente che le misure di sostegno adottate dalle Regioni tramite i Piani di Sviluppo Rurale non stanno dando i risultati sperati, perché non indirizzate verso progetti di filiera in grado di promuoverne la crescita di mercato, ma miranti esclusivamente a sostenere, a volte neanche in modo soddisfacente, la produzione. Sarebbe opportuno un confronto urgente tra il Mipaaf e le Regioni in proposito, al fine di adottare gli opportuni correttivi senza i quali difficilmente si può ipotizzare un’ inversione di tendenza nel settore.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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