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Strategia Energetica Nazionale, scarsa attenzione alle potenzialità del settore agroforestale

Si è conclusa la consultazione pubblica sul testo della nuova Strategia Energetica Nazionale ( Sen), elaborata dal Ministero dello Sviluppo economico per aumentare la competitività del Paese allineando i prezzi energetici a quelli europei, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e della fornitura, decarbonizzare il sistema energetico in linea con gli obiettivi di lungo termine dell’Accordo di Parigi.

Per raggiungere tali obiettivi si è stabilita una serie di priorità di azione: sviluppo delle rinnovabili; efficienza energetica; sicurezza energetica; competitività dei mercati energetici; accelerazione nella decarbonizzazione del sistema energetico (phase out dal carbone); impulso a tecnologia, ricerca e innovazione.

Attualmente l’Italia ha già raggiunto gli obiettivi rinnovabili al 2020, con una quota del 17,5% sui consumi complessivi al 2015 rispetto ad un target al 2020 di 17%. Nel settore elettrico, le fonti rinnovabili – protagoniste di una fortissima crescita negli ultimi 10 anni – hanno raggiunto una quota sui consumi finali del 33,5% nel 2015, corrispondente a 109,7 TWh di cui il 16% proveniente da bioenergie. Nel settore del riscaldamento e del raffrescamento, l’Italia, nel 2015, ha raggiunto una penetrazione delle rinnovabili pari a 19,2% di cui le biomasse rappresentano il 73%.
 
Nel settore trasporti la quota delle energie rinnovabili, sui consumi finali, è oggi pari al 6,4%, in sensibile crescita ed in linea con l’obiettivo Ue 20-20-20. Il risultato del 2015 è stato in gran parte determinato dall’immissione al consumo di biocarburanti, principalmente in miscela con gasolio; i biocarburanti cosiddetti a doppio conteggio hanno contribuito per il 43%, mentre quelli tradizionali per il 34%.

La quota rimanente del 23% deriva dall’utilizzo dell’energia elettrica nel settore trasporti.A fronte di questi dati, la  Sen ritiene perseguibile un obiettivo al 2030 del 27% di energia rinnovabile sui consumi energetici finali, declinato nel modo seguente: rinnovabili elettriche: 48 – 50% al 2030 rispetto al 33,5% del 2015; rinnovabili termiche: 28 – 30% al 2030 rispetto al 19,2% del 2015; rinnovabili trasporti: 17 – 19% al 2030 rispetto al 6,4% del 2015.

Con particolare riferimento agli aspetti di maggiore interesse per il settore agroforestale, l’obiettivo complessivo della Sen relativo al contributo delle biomasse, in linea con le previsioni della Red II (la nuova direttiva comunitaria sulle fonti rinnovabili attualmente in discussione), rileva che, per le rinnovabili elettriche, gli impianti a biomassa non riusciranno a ridurre alcuni costi fissi e quelli di acquisto dei combustibili, perdendo competitività con altre tecnologie (fotovoltaico ed eolico).

Inoltre il costo di produzione degli impianti di piccola taglia è considerato notevolmente superiore a quello degli impianti più grandi, scoraggiando gli investimenti in questa direzione. Al fine di ridurre il peso degli oneri di sistema in bolletta e di stimolare soluzioni che possano raggiungere la market parity la  Sen, inoltre, propone di ridimensionare le forme di incentivazione per le bioenergie esistenti ma, per non perdere l’attuale quota di produzione, promuovere, nel contempo, una concorrenza leale sul mercato delle materie prime (oggi alterata dal diverso livello di incentivazione, dipendente dal meccanismo di accesso di cui ha beneficiato ciascun impianto), assicurare il rispetto del principio della “cascata” e promuovere le filiere a minor impatto e che non sono in competizione con le produzioni alimentari per l’uso dei terreni (incentivando solo le bioenergie da scarti e residui agricoli o cittadini e, eventualmente, da prodotti di secondo raccolto).

Per gli impianti di piccola taglia, quindi, la  Sen propone di ricorrere, in via preferenziale, alla promozione e abilitazione dell’autoconsumo e di limitare le nuove forme di incentivazione tariffaria, analogamente a quanto accade in Germania, ad impianti di potenza limite di 70kW, rispettando il principio della “cascata” e monitorando l’impatto sulla qualità dell’aria. Nelle rinnovabili termiche, invece, la Strategia energetica richiama il problema ambientale/sanitario derivante dagli impatti emissivi degli impianti a biomasse solide e quindi la necessità di favorire impianti ad alta qualità ambientale ed efficienza. Si evidenzia, inoltre, come la Sen individui come tecnologia più promettente quella delle pompe di calore elettriche a gas. Per quanto riguarda le rinnovabili nei trasporti, si prospetta un limite massimo di immissione al consumo dei biocarburanti di prima generazione e dei limiti minimi annui di immissione al consumo di biocarburanti avanzati.

Viene, invece, considerata come soluzione percorribile l’utilizzo di biometano avanzato, prodotto principalmente da residui e scarti, da incentivare tramite il rilascio al produttore di Certificati di Immissione in Consumo (CIC) come da decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 10 ottobre 2014 e da bozza del DM biometano, sottoposta a consultazione il 16 dicembre 2016 per la cui emanazione si attende ancora l’esito della notifica alla Commissione Europea.

In relazione all’ormai consolidato coinvolgimento del settore agricolo nel campo della produzione delle energie rinnovabili, Coldiretti ha partecipato alla consultazione pubblica sulla nuova Sen, elaborando un documento di osservazioni, di seguito sintetizzate. Nel condividere gli obiettivi generali indicati nella proposta di Strategia energetica nazionale 2017, Coldiretti ritiene utile l’introduzione di alcune opportune integrazioni al testo, rispetto al ruolo ed alle esigenze del settore agro-forestale.

In particolare nell’intera Strategia, risultano omessi o comunque non adeguatamente affrontati i profili relativi alle potenzialità energetiche ed ambientali dei settori agro-zootecnico e forestale (in particolare, filiera bosco-legna-energia e filiera biogas – biometano). La mancata trattazione di un comparto così rilevante per il raggiungimento degli obiettivi della strategia rende la stessa fortemente carente e non congruente con gli indirizzi delineati a livello comunitario in materia di clima e di energia. Tanto più che – come rilevato nell’introduzione del documento – la Strategia è destinata a “costituire la base per il Piano energia e clima che impegnerà il nostro Paese, al pari degli altri Paesi europei, a definire il contributo e le misure che intendiamo porre in campo per l’attuazione del Clean Energy package”.

Il testo sottoposto a consultazione, d’altra parte, appare prevalentemente orientato intorno a profili di valutazione meramente economici, difettando rispetto ad alcune fonti energetiche (es. biomasse combustibili) dei riferimenti alla sostenibilità nella accezione ampia del termine. Tale approccio potrebbe risultare penalizzante per alcune filiere, come quelle di interesse agricolo e forestale la cui efficienza non può essere misurata soltanto con parametri strettamente economici o di calcolo di impatti derivanti dalla fase di combustione, ma deve essere valutata anche e soprattutto con riferimento alle innumerevoli esternalità positive prodotte, sotto il profilo ambientale e sociale, a partire dalla fase di produzione.

Tali lacune sono probabilmente attribuibili anche alla mancanza di confronto e coinvolgimento, in sede di istruttoria, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese agricole il cui contributo, invece, è essenziale al fine di fornire l’apporto tecnico, specialistico e strategico necessario al raggiungimento degli obiettivi prefissati, in linea con quanto avviene nelle politiche comunitarie e internazionali di transizione energetica, assicurando con adeguata considerazione delle esigenze e del possibile contributo del settore agro-forestale.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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