il Punto Coldiretti

Verso una semplificazione della politica di qualità europea

Una delle priorità dell’attuale Commissario per l’agricoltura e lo sviluppo rurale è la possibilità di giungere ad un’ulteriore semplificazione della politica di qualità. In tal senso, ad oggi esistono circa 3.300 indicazioni geografiche (Ig) registrate nell’Ue, per le quali sono in vigore 4 regolamenti diversi: Reg. UE 1151/2012 per i prodotti agricoli e alimentari, Reg. UE 1308/2013 per il vino, Reg. UE 110/2008 per le bevande spiritose e  Reg. UE 251/2014 per i vini aromatizzati.

Ciò considerato, la Commissione ha avviato un dibattito con gli Stati membri e gli stakeholders, con l’obiettivo di arrivare ad una proposta di revisione normativa nei primi dodici mesi di mandato, armonizzando in un unico contesto  i diversi  sistemi e le relative procedure attualmente previste per le Indicazioni geografiche.

Si tratterebbe di una nuova semplificazione, dopo quella avviata nel 2008 con la pubblicazione del Libro Verde sulla qualità e conclusasi nel 2012 con l’emanazione del Reg. 1151 sui sistemi di qualità, a cui sono seguiti nel 2014 tre importanti regolamenti di attuazione (Reg. Ue 664/14 sui mangimi per prodotti Dop di origine animale, 665/14 sui prodotti di montagna e 668/14 sulle procedure di registrazione).

Tra le varie novità introdotte dal Reg. 1151/12 alcune sono ancora in fase di studio (per es. sull’agricoltura locale e la vendita diretta) o non sono stati ancora implementati nella loro pienezza (es. le indicazioni facoltative di qualità), altre invece hanno avuto uno sviluppo molto positivo, come la riduzione dell’iter per il riconoscimento dei prodotti Dop/Igp e l’applicazione della norma ex officio. Quest’ultima  ha consentito all’Italia  di applicare nel 2014 l’ex officio in oltre 140 casi, mentre negli anni precedenti interventi di questo tipo erano meno di 10 all’anno (fonte Mipaaf).

Ora, una nuova semplificazione attraverso un accorpamento delle normative sulle Ig potrebbe anche essere positiva, purché si tengano in debito conto le peculiarità dei settori coinvolti e che sia garantita la tutela e la trasparenza dell’origine della materia prima.

Quello dei prodotti tipici e di qualità è un fiore all’occhiello per l’Italia e negli ultimi anni il numero delle indicazioni geografiche riconosciute dall’Ue non ha smesso di crescere, arrivando a quota 269, un primato in Europa. Tuttavia, a fronte di questo elevato numero,  si continua a rilevare una forte concentrazione dei valori su poche denominazioni per cui  la quota delle prime dieci Dop e Igp rappresenta ben l’81 per cento del fatturato complessivo delle indicazioni geografiche (circa 13,2 miliardi di euro al consumo).

In questi ultimi anni la crisi economica ha determinato forti riduzioni nei consumi alimentari che hanno coinvolto in qualche modo anche i prodotti Ig, tanto da far registrare nel corso del 2014 un calo produttivo. Un ulteriore elemento negativo è rappresentato dalla crisi a causa dell’embargo russo. Ad incidere negativamente nel settore c’è poi la perdita economica dovuta ai fenomeni di contraffazione e  l’invasione di prodotti taroccati che evocano il Made in Italy.

A fronte di questi segnali negativi si contrappongono anche segni positivi per l’export dell’agroalimentare di qualità, per cui il 36 per cento della produzione a Ig, circa 456mila tonnellate, è esportato, in crescita costante negli anni (nel 2013 +11%), per un fatturato di oltre 2,3 miliardi di euro  (+5% rispetto al 2012). In tal senso, cruciale sarà l’esito dei negoziati nell’ambito dell’accordo bilaterale con gli Usa e l’inserimento della tutela dei marchi di origine è tra i punti fondamentali della trattativa.

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