il Punto Coldiretti

Via al Comitato per la Ricerca in agricoltura biologica

Si è insediato presso il Ministero delle Politiche agricole il Comitato permanente di coordinamento per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica. Nell’ambito del Programma Nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica la ricerca ha una valenza strategica e le è stata dedicata la misura 10 in quanto la diffusione di tale metodo di produzione è legato all’innovazione delle tecniche colturali e di allevamento che richiedono da parte degli imprenditori agricoli un know how volto a sostituire i mezzi di produzione tradizionali con quelli meno impattanti sull’ambiente e la salute umana mantenendo delle rese produttive in grado di soddisfare la domanda di mercato. Del resto, come convenuto nell’ambito del Comitato, la ricerca in agricoltura biologica offre conoscenze che gli agricoltori convenzionali possono applicare per rendere più sostenibile il proprio processo di produzione.

Oltre agli incentivi che i Piani di Sviluppo Rurale prevedono per la ricerca, la Legge 488/99 (finanziaria del 2000) ha istituito il Fondo per la ricerca nel settore dell’agricoltura biologica e di qualità, alimentato dalle entrate derivanti dal versamento di contributi, nella misura del 2% del fatturato dell’anno precedente, relativo alla vendita di prodotti fitosanitari, di fertilizzanti di sintesi chimica e di presidi sanitari. La dotazione media annuale è di circa 3 milioni di euro e sono attualmente in corso 17 progetti nazionali e 7 internazionali. Al Comitato, oltre a Coldiretti, partecipano il Crea, una rappresentanza delle Regioni e le associazioni della filiera agricola biologica.

Nel corso dell’incontro, il Ministero ha illustrato i progetti di ricerca che sono agganciati al Piano Nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica ed ha chiesto alle associazioni ed agli enti presenti di indicare delle priorità e formulare eventuali ulteriori proposte. Coldiretti ha indicato alcune priorità. In primo luogo,  la prosecuzione del piano sementiero, visti i risultati interessanti prodotti dal progetto del Ministero conclusosi nel 2014 rispetto alle varietà più adatte per il metodo di produzione biologico e maggiormente resistenti alle avversità.

Una seconda proposta di Coldiretti in assenza di dati precisi da parte del mondo scientifico che quantifichino esattamente i benefici dell’ agricoltura biologica rispetto al minore impatto ambientale,  riguarda l’avvio di uno studio comparato tra agricoltura biologica,  produzione integrata e convenzionale rispetto all’impatto ambientale in modo da poter quantificare la minor incidenza delle pratiche colturali e di allevamento del biologico con riferimento alla produzione integrata e all’agricoltura convenzionale in modo da circostanziare il beneficio che questa apporta nel contenere le emissioni che incidono sul cambiamento climatico.

Il terzo filone di ricerca proposto da Coldiretti riguarda le pratiche colturali e l’individuazione di principi attivi di origine naturale per la lotta alle avversità ed alle malattie delle piante vista la scarsità di mezzi a disposizione dell’agricoltura biologica per fronteggiare la presenza dei parassiti e delle nuove avversità che si stanno verificando nel settore ortofrutticolo a causa sia del cambiamento climatico che della movimentazione delle merci dovuta alla globalizzazione, fattori di ingresso di nuovi parassiti.

Coldiretti ha, inoltre, evidenziato la necessità che, per tutti i progetti di ricerca, si individui un sistema di divulgazione dei risultati che raggiunga il maggior numero di operatori possibile. Inoltre, è stato concordato che i progetti di ricerca siano basati su un modello partecipato dalle imprese in modo che si istituzionalizzi un rapporto consolidato tra il mondo della produzione  e gli istituti di ricerca,  al fine di avere un reciproco scambio di conoscenze. Il Comitato ha poi convenuto che un focus specifico debba essere dedicato all‘agricoltura biodinamica.

Si evidenzia che la misura 10 del programma nazionale prevede per la ricerca le seguente linee di approfondimento: Il rafforzamento delle filiere di produzione vegetale ritenute strategiche, quali quelle per l’ottenimento delle produzioni cerealicole, per le quali si è assistito negli ultimi anni ad una perdita di competitività dopo l’ingresso dei nuovi Paesi nella Ue; il miglioramento genetico delle specie frutticole (inclusa la vite), orticole e cerealicole; studio di nuovi sistemi colturali per l’adattamento ai cambiamenti climatici; rafforzamento e lo sviluppo delle produzioni ortofrutticole biologiche Mediterranee in ambiente protetto; rafforzamento di filiere di produzione animale di maggiore rilievo economico e/o particolari prospettive di sviluppo; delineare e validare  nuovi modelli di produzione primaria che superino il dualismo tra produzioni vegetale (agro – forestale) ed animale, ricollegando e richiudendo, almeno a livello aziendale, le catene di produzioni e di riutilizzo (riciclo della sostanza organica e degli elementi nutritivi) e aumentino l’efficienza energetica delle produzioni ricercando un approvvigionamento a livello locale degli input di produzione; il miglioramento dei modelli di trasformazione e commercializzazione tramite innovazioni finalizzate alla riduzione dei consumi energetici, alla conservazione delle proprietà alimentari e salutistiche dei prodotti biologici e alla prevenzione degli sprechi alimentari;  la riduzione dell’uso degli input di origine extra – aziendale per la difesa delle coltivazioni biologiche mediante la promozione dell’approccio agro-ecologico.

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