il Punto Coldiretti

Prandini: “No a una doppia morale sull’etichetta d’origine”

No a una doppia morale in Europa sull’origine dei prodotti con l’obbligo di indicarla in etichetta per le colonie di Israele ma non per gli alimenti comunitari ed extracomunitari in vendita nell’Unione Europea. E’ quanto afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini impegnato in incontri istituzionali a Bruxelles nel commentare l’opinione espressa dall’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Gerard Hogan, in un ricorso sulle etichettature in Francia dei prodotti alimentari provenienti dai Territori occupati.

Secondo l’avvocato generale  la situazione di un territorio occupato da una potenza occupante  a maggior ragione quando accompagnata da insediamenti  è un fattore che può essere  importante nella scelta di un consumatore normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto, in un contesto in cui ai sensi del regolamento Ue si deve tener conto delle differenze nella percezione dei consumatori e delle loro esigenze in materia di informazione anche sotto il profilo etico.

Le stesse considerazioni per coerenza vanno estese all’insieme dei beni alimentari in vendita nell’Unione Europea poiché come emerge dall’indagine Eurobarometro realizzata nel 2019 per Efsa la maggioranza dei cittadini europei (53%) considera la provenienza degli alimenti il principale fattore che condiziona le scelte di acquisto davanti addirittura al costo (51%), alla sicurezza alimentare (50%) e al gusto (49%).

“Invece da un lato – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti –  si chiede a Israele la massima trasparenza ma dentro i confini dell’Unione Europea non c’è sempre l’obbligo di indicare  l’origine degli alimenti in maniera chiara ed evidente. E’ un esempio di doppia morale viziata da interessi politici ed economici”.

Nel territorio comunitario – denuncia la Coldiretti – non è chiesta l’etichettatura di origine per il riso proveniente dalla Birmania accusata di genocidio nei confronti del popolo Rohingya ma neanche per quello del Vietnam sul quale grava l’ombra del lavoro minorile secondo l’ultimo rapporto del Dipartimento del lavoro statunitense che accusa anche la carne di manzo e di pollo proveniente dal Brasile che viene utilizzata senza indicazioni di origine in molti trasformati venduti in Europa.

Ma la lista è lunga e riguarda l’importazione di prodotti dove vengono utilizzati prodotti chimici vietati nel territorio comunitario, non rispettano le regole ambientale o del lavoro per non ma parlare dei più basilari diritti democratici.

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