il Punto Coldiretti

Marini: “La nuova Pac premi i veri imprenditori agricoli”

In un momento di piena crisi delle economie europee, il prossimo 12 ottobre la Commissione Europea si appresta a presentare la sua proposta di riforma della Politica Agricola Europea. Con quali prospettive? Lo abbiamo chiesto al presidente della Coldiretti, Sergio Marini.

Siamo un po’ preoccupati  perché si prevede per l’Italia una perdita in valore nominale almeno del 5% che, soprattutto in un momento di crisi, è veramente tanto. Se poi consideriamo la perdita in termini reali siamo su un valore decisamente più alto del 5%. Naturalmente qualcosa si può ancora fare, però è evidente che, in un momento di crisi dei consumi e di bassissima redditività, questa batosta all’agricoltura italiana, che comunque riguarderebbe anche altri paesi dell’Europa, non ce la possiamo permettere e non la possiamo sopportare.

Quali sono gli spazi di manovra per l’Italia che è uno dei paesi  leader dell’agricoltura europea?

Ce ne sono. Dipende dalla capacità che avrà tutto il nostro governo, la politica, il nostro ministro di andare a Bruxelles e trattare in quest’ultima fase con determinazione. Bisogna farlo con molta più determinazione rispetto al passato, anche perché noi già partiamo un po’ svantaggiati. Vale a dire  che già le prime proposte di riforma danneggiano un po’ di più l’Italia rispetto agli altri paesi. Si tratta evidentemente di una misurazione indiretta di quanto è stata disattenta la nostra politica a livello comunitario in questa fase. Qualcosa si può recuperare, però partendo in salita la battaglia sarà difficile.

Qual è la Pac che vorremmo anche alla luce del progetto della filiera agricola tutta italiana?

Vogliamo una Pac che tuteli il Made in Italy che valorizzi la capacità dell’agricoltura italiana di produrre qualità, sicurezza alimentare, distintività, legame con il territorio, filiera corta, attenzione ai bisogni e alle aspettative dei consumatori; ma soprattutto una Pac che, nel momento in cui le risorse vanno a calare, premi le imprese e gli imprenditori più professionali, vale a dire quei soggetti che vivono di agricoltura. E’ naturale che, nel momento in cui ci sono meno soldi, togliere risorse a chi vive esclusivamente di agricoltura significa mettere quell’azienda nelle condizioni di chiudere. In questo momento bisogna fare una scelta forte e destinare le risorse prioritariamente agli agricoltori professionali, a quelli che fanno dell’agricoltura il proprio mestiere principale.

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