L’autunno, una stagione che ci invita a stupirci della vita
Le stagioni regolano i ritmi della vita, onde del fluire del nostro passaggio terreno pronte a salpare sfidando tutti i tempi. Tutte le stagioni hanno bisogno le une delle altre, con le loro albe e con i loro tramonti, pur con i loro accenti e peculiarità molto diverse. Tutto il creato è in movimento in un continuo scambio di solidale collaborazione. Sul grande scenario della natura l’agricoltore si china sulla terra e sul mistero della vita, continuando a custodire l’armonia e l’equilibrio tra l’uomo e la natura. Quel seme umile gettato nel solco del campo ha in sé una forza vitale, anche se invisibile, da far germogliare la vita con tutta la sua forza. E’ il mistero dell’umiltà del seme, sorgente di una vita che si rinnova. Quel seme vincerà la crosta della terra per dire a tutti la sua voglia di esserci, di vivere, di servire. Siamo entrati nell’autunno con i suoi messaggi consolanti che la vita non si interrompe, che la terra è come una madre con cui condividere l’esistenza, che il campo è benedetto perché partecipe dell’opera della creazione, che la primavera torna sempre anche dopo un rigido inverno, che la vita e il lavoro sono a servizio della dignità della persona umana, che veniamo da molto lontano e che un fiume di generazioni hanno lavorato, dissodando questa cara terra rendendola fertile ed ospitale per noi. Ci sono voluti millenni per ricamare i nostri campi e le nostre colline. La terra è vecchia quanto il tempo, percorsa da generazioni e generazioni che ne conoscevano ogni dettaglio. Siamo noi, ora, a camminare dietro a loro continuando a modellare i terreni come il vasaio fa con la creta. L’autunno è la stagione dell’ultimo raccolto ma anche di nuove semine che attendono la solidale e originale collaborazione del sole, della luce, del vento e della pioggia. Guardando la terra ci pare di essere più vivi. Tornano i ricordi dell’infanzia, cresciuta tra i campi con i ritmi più lenti di quelli di oggi, tornano le immagini del cuore dove la terra non era solo un luogo di produzione ma anche dell’incontro con le persone del paese, del borgo in comunione di lingua, tradizioni ed affetti. E’ proprio così: la terra con le sue pianure, colline, montagne è la casa della vita e della relazione e in questa casa abita l’uomo circondato da una miriade di esseri viventi e da una esuberante vegetazione. Abbiamo bisogno di ritrovare lo stupore, lo sguardo del cuore: è un atto prezioso che ci permette di camminare avanti coraggiosamente assieme alle persone che ci sono state affidate. Mai come oggi abbiamo bisogno di una sguardo colmo di ammirazione sul mutare delle stagioni con il loro clima e con le loro suggestive visioni per amarle e per proteggerle. Don Paolo Bonetti |
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