La famiglia, un bene per tutti
La famiglia è stata in questi giorni a Torino sotto i riflettori della Chiesa italiana nella 47ª settimana sociale dei cattolici impegnati nella vita ecclesiale e nella testimonianza sociale. Mai come oggi siamo consapevoli che è in atto una sfida tra chi crede nella famiglia “società naturale fondata sul matrimonio” a servizio del bene comune e chi invece non gli riconosce questo ruolo generativo. La sfida è enorme perché mette in discussione i principi della sussidiarietà e della solidarietà che mantengono in vita l’alleanza con il bene del Paese. Il valore della famiglia dovrebbe essere centrale non solo per i cattolici ma anche per tutta la comunità nazionale. Dividersi sulla famiglia è un grave errore perché è un luogo di relazioni fondamentali; indebolirla, svalutarla, ignorarla è favorire il trionfo della frammentazione che relega la famiglia nell’ambito privato, sacrificandola a logiche individualistiche ed ideologiche. Siamo in un contesto culturale completamente trasformato a spese della stabilità della famiglia come cellula creatrice della vita e della solidarietà intergenerazionale. Perché la famiglia non è più una risorsa ma un problema? Come la famiglia può essere sostenuta ad essere attore di speranza e futuro? Merita attenzione la famiglia agricola per il suo ruolo promozionale, sociale ed etico ma anche solido soggetto economico. In agricoltura la famiglia e l’impresa sono in alleanza; famiglia e lavoro sono soggetti generativi della cittadinanza attiva; la libertà di intraprendere e la responsabilità sociale diventano due ambiti vitali che aprono al bene comune. La stabilità della famiglia è fondamento della stabilità dell’impresa da sempre a contatto con la natura e con la vita. La storia di ogni impresa è la storia della sua famiglia. Famiglia ed impresa sono anche luoghi delle relazioni intergenerazionali, della condivisione dei nuovi compiti nel campo dell’ambiente, dello sviluppo sostenibile, della cooperazione, della scuola, del tempo libero, della disabilità. Il contatto con il creato, il lavoro a misura di famiglia, il ruolo di corresponsabilità della donna nell’impresa agricola, la fiducia dei giovani nel Paese Italia, la partecipazione e la corresponsabilità nella rigenerazione della società, la vicinanza alla dottrina sociale della Chiesa, la pietà popolare, la consapevolezza di essere soggetto attivo di sviluppo del territorio sono alcuni beni identitari che nell’orizzonte della nuova agricoltura stanno diventando servizi che stimolano l’alleanza fra campagna e città, fra produttori e consumatori, fra interessi generali ed interessi particolari, fra etica ed economia. C’è un contributo importante di umanizzazione, di risanamento della società che proviene dalla famiglia – impresa, nella salvaguardia del creato, nell’organizzazione del lavoro, nelle gestione delle risorse umane, nel produrre beni e servizi perché ama la terra, la custodisce e la coltiva per non essere soltanto imprenditrice ma anche amministratrice delle risorse che Dio le mette a disposizione. Don Paolo Bonetti |
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