Silenzio e parola
Qualche anno fa, ancora Parroco in Sila, avevo trascritto in bacheca, a beneficio dei fedeli che si apprestavano ad entrare in Chiesa, un consiglio che San Domenico raccomandava ai fratelli: “taci, apri la bocca o per parlare con Dio o per parlare di Dio”. Si è scritto di lui: “Era assai parco di parole e, se apriva la bocca, era o per parlare con Dio nella preghiera o per parlare di Dio”. Strano, per uno che ha fatto della parola lo strumento principe della sua vocazione (San Domenico ha fondato l’Ordine dei “Predicatori”, comunemente chiamati Domenicani), invitare al silenzio! Mi è venuto alla mente questo episodio nel leggere il messaggio di Papa Benedetto per la prossima giornata delle Comunicazioni sociali. Nella conclusione il Papa ricorda come: “Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo”. Seguiamo il Papa per trarne qualche spunto di riflessione: “silenzio e parola: due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato”. “Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto”. Facciamo parte di un mondo sempre più carente di relazioni; siamo inondati di “comunicazioni-risposte” alle domande sempre più incalzanti di informazioni capaci di colmare il vuoto della nostra solitudine e spesso, invece, pseudo risposte alla domanda “latente” di senso. La comunicazione che si fonda sul silenzio costruisce la relazione perché, sottolinea Benedetto XVI: “Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena”. Suggestivo il passaggio in cui il silenzio può diventare uno strumento straordinario d’approccio alle dimensioni profonde del nostro essere. “Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami”. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica conoscenza condivisa. Nel possibile disorientamento derivante da abbondanti messaggi e informazioni, “il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio”. Nel messaggio che potete leggere nella sua integrità all’indirizzo: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/communications/documents/hf_ben-xvi_mes_20120124_46th-world-communications-day_it.html, un consiglio per gli addetti alla comunicazione. Il Papa evoca una sorta di “ecosistema”: “Per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni”. Padre Renato Gaglianone |
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